LEGA NERD
di Roberto
Buonasorte
Son
passate settimane e mesi da quel “lontanissimo” agosto del 2019 eppure,
politicamente, pare trascorso un secolo se non più.
Si avvicinano le elezioni regionali del prossimo
settembre (sempre che non le rinviino per la seconda volta, per via del Covid…)
e il leader della “Lega” appare sempre più isolato, confuso; punta ai “social”,
Salvini, anziché impegnarsi a promuovere convegni di livello, dibattiti
plurali, confronti.
Sembra un pugile suonato che ha perso la bussola; si
rinchiude ogni giorno nel suo isolamento dorato, irreale, fatto di selfie e
foto al mattino con cappuccino e cornetto, nel pomeriggio con anguria o gelato,
e la sera con pizza e birra a volontà.
Immagini, frazioni di secondo, clic, social, like: è
l’incredibile mondo di Salvini che ha trasformato la “Lega Nord” in “Lega
nerd”, potremmo dire, tanto per sintetizzare…
Non è un caso, né un’opinione isolata di qualche
sondaggista nemico, se tutti gli istituti di ricerca sono concordi nel rilevare
che il partito di Salvini è in caduta libera; c’è chi sottolinea che in un anno
avrebbe perso, addirittura, più di dodici punti passando dal 37 attribuito
subito dopo le europee al 23/24 di oggi.
Se così fosse significherebbe aver lasciato sul campo
qualcosa come 3 milioni di voti. Tre-mi-lio-ni! Un colpo durissimo, devastante.
Bene, e se al sud – come hanno dimostrato le regionali
in Calabria e come dimostreranno probabilmente quelle pugliesi e campane – le
cose per la Lega non andranno bene, eccezion fatta per il Veneto, Salvini dovrà
inesorabilmente registrare un arretramento anche nel centro nord, a partire
dalla Liguria per poi raggiungere anche le Marche e persino la Toscana dove
correrà la “sua” Ceccardi nonostante il coraggio, la bravura e la
determinazione che sta caratterizzando la durissima campagna dell’eurodeputato
del Carroccio.
Un colpo, insomma, che dalle Alpi alla Sicilia
attraverserebbe l’intera lingua di terra che si estende nel Mediterraneo.
Si avvererà, quindi, quella profezia che l’Umberto
esplicitò in molte occasioni prevedendo che la svolta nazionale impressa da
Salvini alla Lega nord ne avrebbe snaturato anima e corpo, portandola dunque al
suicidio?
Per ora si direbbe di no, perché - va detto con molta
onestà e chiarezza – quando un elettore su quattro ti vota, tanto di cappello,
ci mancherebbe altro…
Ma conoscendo e studiando a fondo – almeno in Italia –
che fine han fatto quei partiti che anziché far crescere i territori e la
classe dirigente periferica in base a principi ispirati all’onestà e alla
meritocrazia, hanno personalizzato il partito ad immagine e somiglianza del
“Capo” (quasi sempre circondato da una corte ossequiosa e servile), Matteo Salvini
se non cambia registro rischia di fare quella fine: di Matteo Renzi, Antonio Di
Pietro, Gianfranco Fini, tanto per fare alcuni esempi molto significativi.
Salvini quindi - a nostro modesto parere - si trova
innanzi ad un bivio: o recupera quella vocazione autenticamente popolare -
fatta di sangue e merda - che ha sempre caratterizzato i partiti radicati,
veri, fatti di uomini e donne in carne ed ossa, oppure cederà alla rete, alle
emozioni del momento - che, in quanto tali, emozioni rimarranno - e continuerà
sul quel sentiero (apparentemente ampio all'inizio, ma che in realtà si
restringerà sempre più) impervio e che lo porterà sull'orlo del precipizio.
A quel punto ogni inversione, retromarcia,
ravvedimento, pentimento, saranno inutili.
Il bivio è vicino ma non ancora superato, di tempo ve
ne è poco ma comunque c'è: al Capitano non sbagliare tempi e mosse.
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