Dieci anni fa, era l’ottobre del 2009, veniva fondato il
Movimento 5 Stelle.
Nato dall’idea di un personaggio fantasioso come Gianroberto
Casaleggio e da quella del comico genovese Beppe Grillo, il Movimento si prefiggeva di
cambiare radicalmente la politica italiana e allo stesso tempo stravolgerne le
regole che fino a quel momento (se si toglie la parentesi del primo Berlusconi)
ci avevano accompagnato nei decenni precedenti.
La piattaforma Rousseau che tutti ormai conosciamo, la
restituzione di una parte dell’indennità percepita, il massimo di due mandati
elettorali che possono essere esercitati, la rotazione dei Capigruppo eletti nelle
Assemblee legislative – che chiamano “portavoce”- la riduzione del numero dei
parlamentari, l’abolizione dei vitalizi
e il reddito di cittadinanza sono i punti principali del programma
pentastellato.
Per loro ci sarà una costante crescita fino all’exploit del marzo 2018 che li ha portati
al governo, prima alleati con la Lega e oggi con il PD.
E da allora sono cominciati i guai.
Di restituire una parte dell’indennità molti non vogliono più
sentir parlare, sul versante della moralità ogni tanto ne “pizzicano” pure uno dei
loro, per eleggere il nuovo Capogruppo alla Camera hanno impiegato settimane
tanto erano impegnati in lotte di corrente che ci hanno ricordato la parte peggiore
della Prima Repubblica; improvvisati alla Toninelli o Bonafede, catapultati dal
nulla su poltrone importanti e strategiche come Infrastrutture e Giustizia è
stato da irresponsabili.
Anche se il colpo mortale è stato quello di affidare la guida
dello Sviluppo economico a chi predicava la “decrescita felice”; dei pazzi, ecco
cosa sono.
Con il reddito di cittadinanza e l’abolizione dei vitalizi
poi, hanno toccato il fondo.
Nel primo caso la rabbia monta ogni giorno di più nell’apprendere
dalle cronache che centinaia e centinaia di profittatori (soprattutto nel sud)
usano la carta mentre lavorano in nero; per le festività - apprendiamo sempre dai giornali - ci sarebbe stato chi addirittura l’avrebbe usata, la carta, per
acquistare dell’ottimo Champagne, insomma un vero scandalo.
Il top però – consentitecelo – è stato raggiunto da Fraccaro con la “buffonata”
sulla presunta abolizione dei vitalizi, che ovviamente non potevano essere aboliti
per la semplice ragione che essi erano già stati aboliti sin dal 2012 (quando cioè di Luigi Di Maio tutti
noi ignoravamo persino l’esistenza) e allora si sono fissati nel tagliare chi
già lo percepiva intervenendo in modo retroattivo sui cosiddetti diritti quesiti; attenzione però! Non
è vero che li stanno redistribuendo tra i cittadini come promesso, infatti le somme sono
accantonate in attesa dell'esito dei ricorsi e soprattutto per paura di doverli restituire
(con gli interessi) nel caso di soccombenza.
Venditori di fumo ed imbroglioni, ecco cosa sono...
Per loro però, il vitalizio resta; certo in misura inferiore
rispetto a chi lo percepiva secondo il calcolo fatto con il metodo retributivo, ma
sempre vitalizio è…
Infatti, conoscete voi un solo lavoratore che con appena 5 anni di
contributi (una Legislatura) a 65 anni percepirà 1000/1200 euro al mese? Oppure con 10 anni di
contributi (due Legislature) percepirà, in questo caso a 60 anni anziché 65, un vitalizio (perché è così che va chiamato) di
2000/2400 euro al mese?
No! Non esiste; esiste invece, anche per il grillino, in
Parlamento come nella tanto vituperata Regione Lazio, la possibilità che con appena una
Legislatura alle spalle possa godersi una pensione dorata.
Tutto questo alla faccia della
vergognosa campagna portata avanti per anni (spesso con la complicità di un certo modo di fare "informazione") che ha solo contribuito ad
infiammare un esagerato clima di odio tra gli Italiani. Evidentemente però, anche alla luce dei sondaggi
sempre più impietosi, quella campagna così violenta, si è rivelata assolutamente inutile e porterà da qui a poco alla loro definitiva estinzione, come è giusto che sia.
Buon 2020 a tutti noi che abbiamo comprato spumante con soldi guadagnati e non Champagne con quelli percepiti con il reddito di
cittadinanza.