29.1.20

E-VA-PO-RA-TI
COM'E’ GIUSTO CHE SIA...




di Roberto Buonasorte


Sembrava dovessero avanzare inesorabilmente verso la conquista del potere, i 5 Stelle, e rimanervi saldamente al comando per i successivi vent’anni.
A vederli oggi, dopo l’esito elettorale dell’Emilia Romagna e della Calabria, l’immagine che appare è quella che si vede attraverso un cannocchiale impugnato al contrario: piccoli piccoli, lontanissimi, praticamente e-va-po-ra-ti, com'è giusto che sia...
La facevano facile, questi improvvisati animati solo da odio sociale; “tagliamo i parlamentari” andavano comiziando come se i problemi dell’Italia si sarebbero risolti con questo provvedimento, semplicemente ridicolo.
Il Presidente della Camera, Roberto Fico, con disprezzo senza precedenti verso le Istituzioni, il giorno del suo insediamento per recarsi a Montecitorio aveva preso l’autobus, l’85 per l'esattezza (ovviamente con fotografi e telecamere al seguito).
Finito lo spot ha iniziato ad usare l’auto di scorta: “ragioni di sicurezza”, si è detto, e ci deve aver preso gusto visto che nel successivo bilancio previsionale della Camera, Montecitorio decide l’acquisto di 7 nuove ammiraglie: costo per i cittadini 200.000 mila euro…
Poi quel Fraccaro, avete visto che faccia cattiva, vendicativa; quello che si è scagliato contro gli ex parlamentari tagliando, in modo retroattivo, l’odiato vitalizio.
Si pensi che per tanti di loro, oggi molto anziani, quella era l’unica fonte di sostentamento, ma a loro non frega nulla, neppure un pizzico di umanità pur di raccattare, come degli sciacalli, un pugno di voti in più.
Cattivi, inesperti, vendicativi, ambiziosi, ecco cosa sono stati questi fortunatissimi onorevoli che hanno trovato in Beppe Grillo la loro gallina dalle uova d’oro, ma la festa è finita e chi è causa del suo male può solo che piangere se stesso; il popolo vi inseguirà fin sotto casa, incattivito per averlo illuso ed usato per quasi un decennio.
Il primo a scappare, come il peggiore degli Schettino, è stato il campano Luigi Di Maio mollando barca ed equipaggio un minuto prima che affondasse, e a chi potevano affidarsi per fare gli scatoloni e traslocare ad altra vita?
A Vito Crimi, forse il maggior esperto in materia, tanto che leggendo il suo curriculum si scopre tra l'altro che si è occupato non solo di "Bandi di gara europei per le forniture del nuovo Palagiustizia di Brescia", ma anche di, udite udite, "organizzazione delle operazioni di trasloco degli uffici giudiziari"... Tutto vero, non è uno scherzo, basta cliccare e verificare...Capito che scienziato? Organizza un trasloco e lo mette nel curriculum come se fosse una cosa fichissima, difficilissima, roba da pazzi, nemmeno lo stralunato Toninelli era mai arrivato a tanto.
In politica si sa - ma anche nella vita privata - la riconoscenza è il sentimento del giorno prima: una volta che hanno ottenuto, se poi non servi più, ti mollano un minuto dopo, e chi scrive ne ha conosciuti di questi soggetti, diciamo che sono un test abbastanza affidabile...
E ovviamente questo malvezzo, tutto italiano, ha colpito anch'essi, i grillini: basta guardare cosa è successo nel Mezzogiorno d'Italia.
Dall'analisi pubblicata dal "Sole24Ore", dopo il voto calabrese si scopre che la misura bandiera dei grillini, cioè il reddito di cittadinanza, non ha pagato in termini elettorali.
In Calabria a votare per i 5 Stelle sono stati appena in 48.000, a percepire il reddito sono stati 70.000 nuclei familiari per un totale di oltre 170.000 persone.
Nemmeno quelli vi hanno votato... così come non vi voteranno di nuovo quelli che saranno chiamati alle urne tra poche settimane per eleggere un Senatore al posto di Franco Ortolani, prematuramente scomparso, eletto nel collegio Napoli - 7 e che nel 2018 da solo prese oltre il 53%, ma erano altri tempi, ormai è tutto finito.
Si accettano scommesse.








26.1.20


I dati diffusi dal Mibac mostrano il volto bello dell’Italia, quello della cultura e della consapevolezza

Museo che passione

Il Colosseo in vetta alla classifica, seguono gli Uffizi e Pompei, bene i musei napoletani con Capodimonte in testa

di Anna Beatrice d’Assergi

Il volto bello dell’Italia a volte decide di tornare prepotentemente a mostrarsi, lo fa schiacciando sotto i suoi piedi le miserie umane del vandalismo, del disinteresse, della banalità. 7,5 milioni di visitatori al Colosseo, 4,4 milioni agli Uffizi, 4 milioni nella straordinaria Pompei, che peraltro ha visto nel 2019 un incremento di 160mila biglietti staccati negli scavi: sono dati che dimostrano che questo Paese possiede una marcia in più. E che deve riuscire ad ingranarla come si deve.
Il 2019, complessivamente, ha visto quasi 30 milioni di visitatori nei primi trenta musei e parchi archeologici statali, 700mila in più rispetto all’anno precedente.
Seguono, nella classifica stilata dal Ministero guidato da Dario Franceschini, la Galleria dell’Accademia di Firenze e Castel Sant’Angelo. Altro dato da rilevare è quello relativo ai 70mila biglietti in più staccati dalla Galleria Nazionale delle Marche rispetto ai quasi 195mila visitatori del 2018, un 36,8% in più che fa guadagnare alla Galleria il 26esimo posto della Top 30 ministeriale. Bene i musei napoletani, con il Museo di Capodimonte a quasi 253mila visitatori, Castel Sant’Elmo, il Palazzo Reale, e poi le Terme di Caracalla, il Castello di Miramare a Trieste, il Palazzo Ducale di Mantova.
Importanti anche i dati che emergono relativamente ai siti rimasti fuori dalla Top 30: 50mila ingressi in più per i Musei della Basilicata, un salto in avanti che si deve a Matera, Capitale europea della cultura. Matera è stata l’occasione per far conoscere le bellezze di una regione dello Stivale, che di meraviglie ne ha in ogni dove.
Sebbene molto, moltissimo ci sia ancora da fare per far diventare l’Italia capitale mondiale della cultura, come meriterebbe, Franceschini ha i suoi meriti in questo trend positivo dei musei e dei parchi archeologici. Si deve a lui infatti l’iniziativa delle domeniche con ingresso gratuito. Le avevano abolite, e lui le ha ripristinate, credendo fermamente che potessero costituire un incentivo importante per indurre le persone a trascorrere una giornata in un luogo di cultura che è anche occasione di crescita personale, di coinvolgimento di intere famiglie.
Un passaggio infine va fatto sui siti gratuiti: il Pantheon ha superato nel 2019 i 9 milioni di visitatori, un aumento del 4% rispetto all’anno precedente, 400mila persone in più.
Altri dati riferiscono che il numero di visitatori dell’intero sistema museale nazionale si assesta intorno ai 55 milioni. Le prime cinque regioni per numero di visitatori sono Lazio, Campania, Toscana, Piemonte e Lombardia. Il dato mostra una flessione dei parchi monumentali e giardini storici, causata dal maltempo che troppo spesso ha limitato la fruibilità dei luoghi all’aperto e anche dalla limitazione delle domeniche gratuite di cui dicevamo sopra. Stando così le cose, per il 2020 – auspicando un clima favorevole e con gli ingressi gratuiti ripristinati a fare da volano - potremmo aspettarci qualche bella sorpresa. Quanto al 2019 appena passato, lo Stato ha avuto un incremento del 5% di incassi, circa 12 milioni di euro: significa che il Ministero avrà fondi in più da investire nel settore, come dice lo stesso Franceschini: “Più incassi vogliono dire più risorse per la tutela e la ricerca, servizi museali”. E in effetti l’Italia potrebbe davvero vivere di turismo: ma per fare il vero salto di qualità l’impegno deve essere ai massimi livelli, vanno valorizzate le peculiarità locali di ogni Comune, di ogni borgo, di ogni piccolo centro. Perché se il Colosseo è la punta di diamante del Belpaese, la sua ossatura è composta di pezzi grandi e piccoli, e tutti insieme questi pezzi vanno a formare il grande colosso della cultura mondiale da sempre. Non possiamo permetterci di fare errori. La Grecia insegna: per la sua storia millenaria, per il fatto di essere stata la culla della civiltà per millenni, questa straordinaria terra avrebbe meritato un destino diverso, sarebbe degna oggi di essere in vetta in termini di considerazione a livello internazionale. Non lasciamoci scippare anche noi il primato, quel primato che ci appartiene da sempre. Altrimenti, cosa resterà di questa epoca difficile e troppo spesso basata sul banale, sull’inutile, sull’apparenza? Finire sui libri di storia è un onore, ma è anche una grande responsabilità.


23.1.20


Anche se dovessero cambiare la legge elettorale in senso proporzionale


il centrodestra vincerebbe comunque,
e per Zingaretti e soci non vi sarebbe scampo
CONTRORDINE COMPAGNI
Hanno solo una possibilità per "salvarsi":
proporzionale puro senza sbarramento, ma si rischierebbe la rivoluzione


di Roberto Buonasorte

Questi imbroglioni non li salva più neanche Santa Maria Goretti.

Quando nella vita sei abituato a fare il furbetto fregando gli altri, prima o poi la paghi; vale anche – e soprattutto – in politica; quanti ne abbiamo conosciuti nel nostro lungo e tormentato percorso…
I compagni in questo sono maestri, d’altra parte sono i nipotini di Togliatti, i figli di quelli che frequentavano la scuola di partito di “Frattocchie” a Roma, sono i teorici della “doppia verità”; come la metti la metti, vogliono sempre avere ragione loro, a rischio di negare anche l’evidenza, oppure affermare una verità esattamente contraria.
Il figlio di un comunistaccio toscano degli anni settanta: “Papà Papà, lo sai che gli asini volano?” e giù uno schiaffone “ma chi ti dice queste stupidaggini?” “la maestra, Papà”.
Il giorno dopo il figliolo insiste, e giù un altro sganassone, a quel punto il Padre chiede “ma chi è questa maestra???” “è una iscritta alla sezione del P.C.I. Papà…” e il vecchio: “vedi figliolo, non è che gli asini volano proprio, diciamo che svolazzano…”.
Anche se trattasi di una simpatica barzelletta in realtà questi sono i comunisti, sempre pronti a ribaltare.
Mai con i grillini!” andavano ripetendo ai quattro venti, poi dopo la crisi d’agosto aperta al buio da Salvini, alla prima occasione utile ci hanno fatto il governo insieme; e pensare che l’apripista è stato Renzi… perché ricordate amici, peggio dei comunisti ci sono solo i cattocomunisti.
Il PD è un partito che si ispira alle grandi democrazie occidentali” affermava il suo fondatore Veltroni, tanto che per apparire ancora più credibile nella svolta kennediana impressa, andò all’anagrafe cambiando il nome dall’italiano Valter con la V semplice in Walter con la doppia W…
Ed essendo un partito occidentale non potevano che darsi una vocazione maggioritaria, anche nell’approvare le varie leggi elettorali che dal 1993, con il superamento dell’odiato sistema proporzionale, si sono succedute; tutte appunto improntate su un sistema di tipo maggioritario.
Poi però succede che da un anno a questa parte il centrodestra vince tutte le elezioni e per i compagnucci si profila all’orizzonte il dramma di tornare a casa e di trovarsi un lavoro, anche se per molti questo è un doppio dramma non avendone mai svolto uno prima.
Ed ecco dunque il solito trucco, la sconfessione totale di tutto quello che avevano teorizzato, difeso e osannato fino ad un minuto prima.
Contrordine compagni! Si torna al proporzionale!
In questi giorni dunque inizia la discussione su questa proposta che prevede un sistema proporzionale con sbarramento al 5% (dicono…), ma evidentemente puntano ad altro.
Stando infatti a tutti i sondaggi (punto più punto meno) se si sommassero tutti i voti del centrodestra (Lega, FDI, Forza Italia e Cambiamo!) lo schieramento arriverebbe al 48%; sommando tutto il centrosinistra più 5 Stelle è vero che arriverebbero ad oltre il 49% ma mentre al centrodestra andrebbe sottratto solo lo 0,6 attribuito a "Cambiamo!" di Giovanni Toti, dall’altra parte bisognerebbe togliere i voti di Italia Viva, +Europa, Sinistra, Verdi e Azione di Calenda, nessuno dei quali infatti supererebbe il fatidico 5%, sottraendo dunque alla coalizione quasi 14 punti percentuali che di conseguenza farebbe crollare la percentuale di presenza in Parlamento dell’intero schieramento dal 49 al 35% contro un centrodestra al 47,4%.
Dunque delle due l’una: o sono dei coglioni e non si sono fatti bene i conti, oppure stanno preparando il colpo di mano abolendo qualsiasi sbarramento; ma siccome siamo portati ad escludere la prima ipotesi, pensando ad una parola che faccia rima con “coglioni” ci viene subito in mente “imbroglioni”, ecco cosa sono.
Ma occhio perché la misura è ormai colma, e il popolo non sarebbe più disposto a subire l’ennesima truffa, perché stavolta davvero si rischierebbe una rivoluzione.




21.1.20


La notizia è di quelle che fanno rabbrividire, la Città Eterna è preceduta soltanto dalla capitale colombiana Bokotà




ROMA, SECONDA AL MONDO

PER TRAFFICO


Anche Milano nella “top ten", al settimo posto, e supera Bari Bologna Palermo e addirittura Napoli…


di Roberto Buonasorte

254, tante sono le ore che mediamente il cittadino romano perde ogni anno nel traffico.
E’ quanto emerge da un’analisi del “Global card scorecard di Inrix che analizza i trend sulla congestione urbana in quasi 40 Paesi.
Sono numeri spaventosi; Roma è seconda solo alla capitale della Colombia, Bokotà, che con i suoi 8 milioni di abitanti, di ore nel traffico ne perde ben 272; nella “top ten", se così si può dire, al settimo posto c’è un’altra città italiana: Milano.
Fa riflettere il fatto che nel nostro Paese – a differenza di quanto in genere si possa immaginare – la caotica città di Napoli viene dopo quella di Firenze.
Dublino invece è la terza città al mondo nella classifica di quelle con una bassa velocità dei veicoli nel centro cittadino con soli 9,5 chilometri percorsi in un’ora, appena il doppio di un pedone.
Naturalmente tutto questo non incide solo sulla qualità della vita ma anche su questioni di tipo economico, si stima infatti che la congestione incide per 2291 dollari pro capite per gli abitanti di Boston e 1680 sterline l’anno per il cittadino londinese.
"C'è un altro inquinante che riduce la qualità della vita delle persone oltre allo smog, sono le ore perse nel traffico da ogni cittadino e Roma e Milano sono tra le città nel mondo con il maggior numero di ore perse per ogni cittadino nel traffico", spiega il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, commentando i dati.

"La quantità di auto circolanti in Italia - aggiunge - è tra le più alte d'Europa e questa è anche una causa dell'emergenza sanitaria rappresentata dal superamento dei limiti di legge di Pm10 e 2.5 e i sindaci devono affrontare questo problema contestualmente alla trasformazione delle città a misura di trasporto pubblico. Il sindaco Sala e il sindaco Raggi affrontino con determinazione l'emergenza sanitaria dello smog riducendo drasticamente il traffico privato nelle città e non affrontino il problema solo quando assistiamo al superamento dei limiti di legge", conclude Bonelli. 
In effetti quella del traffico sta diventando sempre più un’emergenza nazionale, e non sappiamo se la proposta di calcolare anche il tempo impiegato per raggiungere il posto di lavoro e ritorno a casa come orario effettivo di servizio (a patto che si svolgano le mansioni, con computer ecc…) possa incentivare ad adoperare mezzi pubblici o spostarsi in auto in 4, 5 colleghi sulla stessa vettura anziché una sola persona per macchina, ma fatto sta che servirebbe almeno a provare ad invertire la tendenza.
Così come il telelavoro; sia in aziende private che nel pubblico sono moltissime le mansioni che si possono svolgere da casa anziché stare attaccato al computer tutto il giorno e invadere le arterie sia al mattino che alla sera.
Molte aziende già lo fanno, propongono al dipendente di lavorare da casa a fronte di una piccola riduzione dello stipendio.
Vi sarebbero molti vantaggi, non solo legati alla riduzione dello smog, ma anche ad una migliore qualità della vita, per tutti, e ad un notevole risparmio economico.
Ci si arriverà mai?


19.1.20



  Do you remember Matteo Renzi?

            



Domenica prossima in Emilia Romagna la posta in gioco è altissima
Salvini ha voluto trasformare le regionali in un referendum: e se perde?




di Roberto Buonasorte

C’è un precedente illustre, e non è neppure troppo lontano nel tempo, è quello dell’altro Matteo, Renzi per intenderci.
Egli si era messo in testa la voglia di “aumentarsi” i poteri – anche se non li chiamò “pieni poteri” – quando trasformò di fatto il referendum sulla riforma costituzionale non tanto in un quesito sulla modifica della Carta, quanto su lui medesimo, era il dicembre del 2016.
Perse e fu costretto a lasciare; bruciò in pochissimo tempo un capitale elettorale che valeva il 40,8% (tanto aveva preso il PD alle elezioni europee, soltanto 6 mesi prima…).
Oggi, per tentare di sopravvivere, ha dovuto metter su una botteguccia a conduzione familiare che ha chiamato "Italia Viva", che però è piena di “morti” (elettoralmente parlando) avendo imbarcato personaggi di dubbia coerenza e moralità politica: democristiani, ex leghisti cacciati dal partito, e persino esponenti che erano in LEU; “Italia alla Deriva”, dovremmo chiamarla.
E tutto questo per cosa? Per presunzione, arroganza, supponenza, caratteristiche tipiche dei leader che non si confrontano neppure all’interno del proprio partito, che hanno la mania dell’uomo solo al comando e che, così come capitato a Renzi, in precedenza a Fini ed ora anche a Berlusconi, rischia di contagiare anche Matteo Salvini.
Dopo la cazzata dell’otto di agosto, con l’apertura della crisi a Camere chiuse, Salvini ha tentato la mossa del referendum elettorale chiedendo alla Consulta di ammettere il quesito con cui il leader della Lega chiedeva di trasformare l'attuale sistema elettorale tutto in senso maggioritario.
Morale: la maggioranza di governo ha incardinato – come reazione – una proposta elettorale in senso diametralmente opposto, cioè proporzionale, e giovedì scorso la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum leghista; applausi...! Complimenti...!
E ora arriviamo all’Emilia Romagna.
Sempre con la solita strategia impulsiva, “il Capitano”, così lo chiamano i suoi, cala Lucia Borgonzoni come Presidente senza consultarsi con gli alleati; è lei e basta, è la migliore, sostiene.
Però la “nasconde”, il candidato sembra essere lui, e trasforma la campagna d’Emilia (esattamente come fece Renzi) in un referendum pro o contro il governo nazionale; “se perdono in Emilia – va ripetendo da mesi – Zingaretti, Renzi e Di Maio dovranno andare a casa!” Aggiungendo: “Se perdono, lunedì 27 andrò personalmente a consegnare la lettera di licenziamento a Conte!”.
Per carità, tutto molto bello e diremmo anche suggestivo, ed è altrettanto logico che se ciò dovesse accadere – come ovviamente ci auguriamo – conseguenze per il Governo delle tasse e dei poltronari ce ne saranno eccome…
Ma se malauguratamente i compagni dovessero prevalere, non ne uscirebbe a pezzi chi ha voluto estremizzare questa competizione? Non sarebbe tutto il centrodestra ad uscirne indebolito? Sembra di stare al gioco del “Rischiatutto”.
Con la differenza che al “Rischiatutto” si gioca con i denari propri e se perdi al massimo lo devi spiegare a tua moglie e alla tua famiglia, in questo caso Salvini oltre che al suo partito dovrà renderne conto anche agli alleati oltre che a milioni di italiani i quali – maledizione - vedrebbero allontanarsi le urne e con esse la possibilità di dare all’Italia un governo libero, che rimetta in moto l’economia, che le restituisca dignità e futuro.





17.1.20


Ma come piace a questi ragazzi essere coccolati dalle tv
JASMINE, UNA SARDINA TUTTA CASTA


 Se poi però gli pubblichi mezzo dato sensibile
allora piagnucolano, intimoriti, peggio di certi figli di papà

di Roberto Buonasorte


Quando concede interviste sembra di stare su un set cinematografico, tutto è curato nei dettagli: dalle luci ai colori, dall’accostamento tra abbigliamento e arredamento è tutto perfetto, non c’è una sbavatura.

Se la Signora indossa una maglietta bianca, sul mobile accanto, a fare da pendant, spuntano dei libri di colore bianco, se la camicetta è rossa spariscono i libri e per magia appare una candela, ovviamente di colore rosso. 
Persino il posizionamento della copia del Fatto Quotidiano (appoggiato in fondo quasi per caso) che la fa intravedere appena, come una figura timida e riservata lì in disparte, in realtà quasi troneggia con quel suo colore rosso fuoco emanato dalla testata.
La location è sempre la stessa ma non è dato sapere se si tratta della sua abitazione oppure della club house del Circolo del Polo, fatto sta che appare bellissima, soprattutto quella poltrona, sempre la stessa, rigorosamente verde british, sulla quale la nostra si adagia, si agita, recita…
Non un filo di bugia e neanche di esagerazione, oggi è facilissimo verificare, basta andare su Google, digitare il nome, cliccare su “immagini” e vedrete.
La protagonista è tale Jasmine Cristallo che esattamente come Il Fatto Quotidiano, che non sarebbe mai esistito se non ci fosse stato il nemico Berlusconi da attaccare, anche lei ha trovato il suo bersaglio: Matteo Salvini.
Fino al maggio scorso noi italiani ignoravamo l’esistenza di questa 38enne di Catanzaro (che tra l’altro per un incredibile scherzo della natura in qualche modo somiglia all’odiata Lucia Borgonzoni) ma poi in Calabria arriva Salvini e lei, insieme ai suoi amici di “Potere al Popolo”, inventa la “protesta dei balconi” esponendo centinaia di lenzuola con le scritte più offensive nei confronti del leader della Lega.
Dopo qualche mese a Bologna nasce il “Movimento delle Sardine” e insieme all’altro “fenomeno” mediatico, Mattia Santori (quello riccioluto con il cerchietto in testa per intenderci) danno vita al Coordinamento nazionale delle Sardine..
Mattia e Jasmine sono corteggiati dalle televisioni, coccolati, contesi; corrono in ginocchio da loro Corrado Formigli che conduce “Piazza Pulita”, l’immancabile Lilli Gruber, e persino Bianca Berlinguer che pure, con la sua #cartabianca ci aveva abituati a trasmissioni di ben altro spessore.
E dunque, quando la settimana scorsa la Berlinguer le chiede di raccontare come stesse vivendo questo momento dopo che - immortalata sulla rete insieme all'ex Sindaco di Riace - avevano anche diffuso alcuni suoi dati sensibili tipo indirizzo o telefono, ha cominciato a piagnucolare, intimorita, peggio di quei figli di papà ai quali non puoi neppure alzare leggermente la voce.
Ma figliola - vorremo dirle - è il prezzo che si paga per la celebrità.
Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca; al di là che pubblichino o meno il tuo indirizzo, accettando di andare tutte le sere nei salotti televisivi è ovvio che non essendo tutti d’accordo con te troverai chi ti osanna e molti altri che invece ti insultano.
Ne sanno qualcosa quei politici (che tanto contestate ma grazie ai quali avete fatto fortuna sia voi che i grillini) che vengono inseguiti a “reti unificate” fin dentro casa o sul posto di lavoro o addirittura quando sono a passeggio con i loro familiari.
Ma loro sono gli odiati politici, vero?
Voi invece volete la celebrità ma non le sue controindicazioni, siete anche voi "casta"; perché mia cara, se scendi in campo non puoi andare dalla Berlinguer a piangere dicendo che sei preoccupata e che da quando hanno pubblicato il tuo indirizzo hai l’esigenza di sentire la mammina tre e anche quattro volte al giorno.
E’ il prezzo che paga chi fa politica e lo scrive uno che ne sa qualcosa quanto a stalking televisivo subito. 
Abituarsi please, esercitarsi, lavorare; anche perché, come diceva un illustre politico della Prima Repubblica, "la politica è merda e sangue", mia cara Jasmine.
Alla prossima apparizione dunque, e mi raccomando Signora, sia sempre attenta al trucco, ai colori, all'arredamento, perché in fondo quello è un set e voi siete solo degli interpreti di una fiction.

15.1.20

A distanza di vent’anni dalla scomparsa del leader socialista
è giusto fare chiarezza su uno dei grandi equivoci della “Prima Repubblica”
ONORE A BETTINO

Con la fine dei grillini e del becero giustizialismo
andranno finalmente a casa Bonafede, Di Maio e Fraccaro.
Con la speranza che la lezione serva anche ai vari Giletti,
sparsi un po’ ovunque, nonostante Urbano Cairo…


di Roberto Buonasorte

Ora se lo rimpiangono un po’ tutti, anche Matteo Renzi che proprio ieri ha dichiarato che Bettino Craxi, rispetto a quelli di oggi è stato un gigante. Ci sono rimasti solo Peter Gomez, quelli del Fatto Quotidiano e gli ultimi grillini sopravvissuti, ad insultarlo; per molti altri invece il giudizio storico – a vent’anni dalla sua scomparsa – fortunatamente è ben diverso.  
Abbiamo avuto modo di scriverlo nel corso degli anni, anche quando non era proprio popolare farlo, della statura del politico e della sua capacità di avere una visione, anche internazionale, dall’orizzonte ampio e profondo.
Ha pagato sicuramente Sigonella, ma anche una visione della politica estera che, seppur convintamente atlantista, definiva filo-araba appoggiando in più occasioni la causa palestinese diventando in seguito persino amico personale di Yasser Arafat.
E mentre l’economia e le esportazioni non andavano poi così male, l’Italia – anche grazie alle relazioni che il Presidente Craxi aveva intessuto – contava e produceva, tanto da arrivare, nel 1987, ad essere la sesta potenza industriale del mondo raggiungendo nel 1991 addirittura la quarta posizione davanti alla Francia e alla Gran Bretagna e dietro soltanto a Stati Uniti, Giappone e Germania.
I dati ovviamente non erano elaborati da Mediaset, ma dalla Business International (società del gruppo “The Economist”, tra i più autorevoli periodici finanziari del mondo).
Ma proprio mentre l’economia galoppava (certo con una indubbia crescita anche del debito pubblico) e l’Italia contava nel mondo, la politica interna, provinciale, invidiosa e cattiva (interpretata allora soprattutto dal PCI/PDS) iniziò a cavalcare un’onda giustizialista che tanto ricorda quella degli attuali grillini.
Sul campo rimasero solo macerie.
Mentre in un primo momento anche la destra cavalcò quell’onda, subito dopo capì la pericolosità dell’operazione e diede vita – grazie all’intuito di Silvio Berlusconi – ad una alleanza di centrodestra con Casini, Bossi e lo stesso Berlusconi.
Per il resto, sappiamo come è andata a finire e soprattutto per colpa di chi…
Oggi viviamo un po’ quello stesso clima: ieri c’erano Di Pietro e il pool di mani pulite di Milano, oggi ci sono Di Maio, Bonafede e Fraccaro, certo con ruoli diversi ma con i medesimi obiettivi tanto che allora – con l’azione della magistratura - in qualche modo si favorì la tentata scalata al Governo da parte di Occhetto. Oggi invece i suoi “nipotini” Zingaretti e compagnia con Di Maio ci hanno fatto direttamente il Governo.
Ma in tutto questo, esattamente come allora, anche una certa informazione ha le sue colpe.
Prendete Giletti, uno a caso, che pure lavora non a TeleKabul bensì nella televisione di Urbano Cairo (…) e fa una certa impressione vedere come abbia fatto una capriola incredibile passando da ultras grillino che ha incitato all’odio gli italiani con l’argomento dei vitalizi, a sponsor sfacciato di Matteo Salvini.
Non è convinzione, verrebbe da dire, bensì convenienza; esercitare cioè quell’antico vizio degli italiani per cui saltare sul carro del vincitore è stato sempre lo “sport” preferito (ovviamente non solo dai giornalisti) da politici e industriali, sindacalisti ed intellettuali.
Prima tutti fascisti poi tutti antifascisti; tutti andreottiani poi tutti craxiani; tutti berlusconiani poi tutti salviniani: è l’Italia del 25 aprile e forse aveva proprio ragione quello che diceva che “governare gli italiani non è difficile, è inutile…”. Indovinate un po’ chi era?
Per questo abbiamo voluto ricordare il leader socialista con queste poche e modeste righe, ma scritte con convinzione (e non convenienza).

Onore a Bettino! 



12.1.20


Applausi al Maestro 
Ennio Morricone, 91 anni, 70 di carriera: ieri il premio al Senato 


di Anna Beatrice d’Assergi

Un “giovanotto” di 91 anni che è capace di emozionarci ancora, e di emozionarsi lui stesso: 70 anni di carriera per Ennio Morricone, celebrati in Senato con premio e lunghi applausi. L’omaggio di Palazzo Madama per il primo appuntamento di “Senato&Cultura” è stato per lui, per l’autore di centinaia di colonne sonore che da decenni ci fanno compagnia, accompagnano le nostre vite, raccontano la storia della più bella musica italiana del Novecento.
“Non è previsto che io parli e sa perché? Perché sono molto emozionato”: poche e semplici parole, quelle con cui il Maestro ha ricevuto il meritato premio dalle mani della Presidente Elisabetta Casellati, “per aver saputo raccontare con la sua musica storie di valore universale che, dal grande cinema alla televisione, dalla direzione d’orchestra alla composizione, hanno saputo incantare intere generazioni, divenendo testimonianza vivente del genio ed eccellenza italiana nel mondo.
Ennio Morricone ha composto oltre cinquecento colonne sonore in 70 anni, una media di sette ogni anno, senza contare le decine di arrangiamenti, l’insegnamento, la direzione. Un personaggio originale, uno che ha avuto il coraggio di dimettersi al suo primo giorno di lavoro in RAI, quando ha saputo che le sue composizioni non sarebbero state trasmesse in quanto dipendente, e che la sua carriera sarebbe finita lì. Ha lasciato, tutto sommato, il certo per l’incerto, ma ha scelto con il cuore e con la passione per la sua musica. E per la sua libertà. Se Morricone avesse scelto di restare in mamma Rai, l’Italia e il mondo avrebbero perduto qualcosa di straordinario. Pluripremiato, applauditissimo, rispettato e amato dal grande pubblico e da quello di nicchia, tra i tanti premi uno ha un significato speciale: quello di dieci anni fa, quando ricevette il Polar Music Prize all’Accademia Reale Svedese di musica. Oltre al fatto di essere stato il primo italiano a ricevere questo premio, la motivazione infatti era del tutto speciale: “[…] Quando, nel 1964, Ennio Morricone ha scritto la colonna sonora per il western ‘Per un pugno di dollari’, vincoli economici gli impedirono di utilizzare una grande orchestra. Così ha creato un nuovo tipo di musica che per mezzo secolo ha dettato lo stile della musica da film, ma che ha anche influenzato e ispirato un gran numero di musicisti, nell’ambito del pop, del rock e della musica classica”.

10.1.20


La proposta demo-grillina di nuova legge elettorale
in senso proporzionale fa schifo

CI RIPORTANO A 30 ANNI FA…

Intanto qualche Senatore ritira persino la firma che serve
per chiedere il referendum sul taglio dei Parlamentari



Quando i compagni vanno in tv, soprattutto se ospiti in trasmissioni condotte da amichetti o amichette, è consentito loro dire di tutto, anche cazzate colossali, tanto non ci sarà alcun giornalista con il ditino ammonitore pronto ad incalzarli.
E così l’ultima sceneggiata è andata in onda l’altra sera ad “Otto e mezzo” in uno splendido duetto tra Lilli Gruber e Nicola Zingaretti. Tra le domande che la Gruber ha posto al Segretario Dem – con una cortesia ed una educazione davvero inedite– c’è stata quella relativa alla nuova legge elettorale; nel confermare la volontà di andare verso un sistema sostanzialmente proporzionale (tema che approfondiremo più avanti) il fantastico Zinga ha poi aggiunto che ciò si rende necessario anche perché si è ormai consolidato un sistema tutto sommato bipolare… Non credendo alle mie orecchie il giorno dopo ho riascoltato la puntata, e il Presidente della Regione Lazio ha detto proprio questo.
Annamo bene, proprio bene….” Avrebbe esclamato l’indimenticabile Sora Lella.
Ma figliolo, come ti viene in mente che possano camminare insieme sistema proporzionale ed impianto bipolare?
Bah…
Nella mattinata di ieri intanto, non avendo raggiunto un’intesa in Commissione, e' stato presentato il testo di proposta di riforma della legge elettorale a firma del presidente pentastellato Giuseppe Brescia. La proposta prevede la soppressione dei collegi uninominali presenti nell’attuale legge e un proporzionale con soglia di sbarramento al 5% e un piccolo “diritto di tribuna” per i partiti che non raggiungono il 5 ma a patto che vi siano alcune condizioni; "Germanicum", lo hanno già chiamato per via della somiglianza al sistema in vigore dalle parti della Merkel.
Ma senza entrare in tecnicismi noiosi ci preme evidenziare alcune cose: innanzitutto se davvero si vuole arrivare ad un proporzionale esso non dovrebbe essere condizionato da una soglia di sbarramento; il proporzionale o è puro altrimenti è un ricatto bello e buono e davvero vergognoso; lo sbarramento infatti ben si concilia con un sistema maggioritario che per sua natura avendo uno sbarramento alto induce le forze politiche ad allearsi, ma non nel sistema proporzionale.
Poi c’è la riduzione del numero dei Parlamentari.
A proposito, come ipotizzato su questo blog tempo fa, sembrerebbe ieri è slittata la presentazione delle firme necessarie da parte dei Senatori per chiedere l’indizione del referendum confermativo sul taglio; a differenza di quanto annunciato da Salvini circa il raggiungimento delle firme (almeno 64), qualcuno si è sfilato…
Ed infine, come ci piace spesso fare giocando un po’ con i numeri, se passa il taglio e la nuova legge elettorale proporzionale con diritto di tribuna, a sondaggi attuali avremmo, in caso di elezioni – più o meno – la seguente situazione poi, cari lettori, tirate voi le somme e le relative considerazioni…
Alla Camera con 400 Deputati da eleggere (al Senato in linea di massima calcolate tutto al 50%) La Lega dagli attuali 125 Deputati passerebbe a 142, il PD da 88 a 80, Fratelli d’Italia da 35 a 46 e, udite udite, Forza Italia da 97 a 27 e i grillini (come è giusto che sia!) da 213 a 69!!!
Ma dico io, buonuomo di Beppe Grillo, è convenuto fa’ tutto ‘sto casino: mettere gli italiani gli uni contro gli altri, far credere che tagliando quattro spicci di vitalizi si sarebbero risolti tutti i problemi, illudere un po' di  poveracci per lo più del sud con il reddito di cittadinanza? E’ convenuto tutto questo, se poi ci ritroveremo a votare come trent’anni fa con il sistema proporzionale?



7.1.20


Mentre il mondo s’interroga su cosa fare su energie rinnovabili, lotta ai mutamenti climatici e parità di genere, dalle nostre parti si dà ancora fiato a vecchi tromboni…
ANNO NUOVO
MA POLITICI VECCHI…
Fa sorridere l’idea di Cirino Pomicino e De Mita di voler far risorgere la vecchia Democrazia Cristiana
A destra non si commetta lo stesso errore



di Roberto Buonasorte

Qualche giorno fa, nell’indifferenza generale, dovuta probabilmente al clima natalizio che ci vedeva tutti intenti a cercare il regalino mancante, è sfuggita la notizia.
Paolo Cirino Pomicino e Ciriaco De Mita alle prossime elezioni per nuovo Presidente della Regione Campania intendono dar vita ad una lista della vecchia Democrazia Cristiana a sostegno del Governatore uscente Vincenzo De Luca; seguono emoticon, tra lo stupore, il sorriso e l’indignato…
C’è ancora chi inspiegabilmente non si rassegna; avete fatto il vostro tempo, accontentatevi! verrebbe da gridargli a muso duro.
Mentre l’Italia affondava tra debiti sanitari, infrastrutture mai compiute, e ruberie varie, voi eravate lì ad imporre clientele nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni, sordi ai continui richiami della magistratura contabile e in molti casi anche di quella penale…
In molti sono stati fortunati; quelli “pizzicati” e dunque finiti “al fresco”, hanno taciuto: è bastato mandare un comune amico in cella (magari n. q. di Parlamentare) a “rassicurarlo”, a "sussurrargli" e tutto si è poi concluso per il meglio.
Ora voglio dire: va bene che ormai è tutto prescritto, ok che in ogni caso non potrà essere applicata la nuova legge detta “spazzaccorrotti”, ma figlioli della Prima Repubblica, un po’ di decenza no?
Prendete i partiti di oggi, da destra a sinistra; tutti cercano di proporre volti nuovi “nascondendo” quelli vecchi.
A Sinistra (tolta quella vecchia canaglia di Zingaretti) LEU manda avanti il giovane Speranza e offusca Bersani, a destra Berlusconi, sempre più lontano dalle vicende del partito, oltre a far emergere i due Capigruppo Bernini e Gelmini, manda sempre più spesso in tv i bravi Sestino Giacomoni ed Andrea Ruggieri.
La Lega ha l’onnipresente Salvini, ma la Meloni forse, più di ogni altro leader, ha saputo trasmettere quel reale cambiamento di classe dirigente che – anche per la presenza significativa rappresentata dalla Fiamma Tricolore nel simbolo – non era affatto facile.
Va in tv, per Fratelli d’Italia, il capogruppo alla Camera Lollobrigida, quel galantuomo di Ciriani che è il capogruppo in Senato, il Responsabile dell’Organizzazione Donzelli, il capo delegazione al Parlamento europeo Fidanza, quella generazione di quarantenni che davvero possono dire qualcosa di nuovo, di fresco, di emozionante.
Ecco, in questo quadro, che guarda al nuovo millennio con ottimismo e speranza nel futuro, chi riappare? De Mita e Cirino Pomicino… vecchi politici, non solo nel linguaggio, non solo negli argomenti che affrontano, ma anche nel look, con quelle cravatte che finiscono venti centimetri sotto la cinta. Il vostro tempo è passato, fatevene una ragione, e ringraziate il buon Dio per quello che in politica avete ricevuto.
Bye bye Cirino, bye bye De Mita
 

3.1.20


L’uso di droghe e quello improprio del telefonino

sono tra le maggiori cause di morti assurde
OMICIDIO STRADALE: 
SOLO CON PENE ESEMPLARI
SI SCONFIGGE QUESTO MALE
Occorrerebbe però intervenire anche sui pedoni,
troppo spesso ineducati e irresponsabili


di Roberto Buonasorte

E' inutile girarci intorno, se si vuole fermare questa mattanza o si interviene con pene severissime altrimenti è meglio tacere.
Parliamoci chiaro, con l’introduzione del reato di "omicidio stradale" qualche passo in avanti è stato fatto - fu il bravo avvocato Monica Nassisi già nel 2011 la prima di destra ad occuparsene lanciando una raccolta firme a livello nazionale -  ma da qui a dire che il fenomeno delle troppe morti sia stato debellato, ce ne passa.Non vogliamo parlare oggi di Gaia e Camilla, fiumi d’inchiostro e migliaia di foto e commenti sulla rete hanno inondato le nostre giornate in questo triste fine di anno.Vogliamo invece concentrarci sull'inasprimento delle pene da infliggere a chi, ad esempio, guida sotto l’effetto di droghe ed alcol oppure a chi usa contemporaneamente il volante con una mano ed il cellulare con l’altra.Se beccato alla guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di stupefacenti ti togliessero la patente per dieci anni, saresti disposto a rischiartela? Non credo.E’ ovvio che insieme alla pena inflitta va garantito che non ci sia alcuna forma di sconto o diavoleria simile come troppo spesso accade in questa nostra Italia ove si percepisce sempre più una sorta di impunità a tutti i livelli.L’uso del telefonino mentre si guida è il malcostume più diffuso tra gli italiani; anche in questo caso le pene sono state inasprite ma, a modesto parere di chi scrive, non sufficientemente.Non ce ne rendiamo conto, probabilmente, ma davvero il telefonino oggi è la causa maggiore di incidenti stradali, se pensiamo che per rispondere immediatamente ad uno stupido messaggio su whatsapp o telegram rischiamo di investire un pedone, addirittura sulle strisce pedonali, ciò è aberrante. Non dico che bisogna arrivare alla pena di morte, ci mancherebbe altro, ma se metti una norma che nel caso in cui ti becco a chattare con il tuo smartphone mentre sei alla guida ti tolgo la patente e semplicemente non te la restituisco più, cioè te la sospendo a vita, lo stupidotto o la stupidotta alla guida ci pensa due volte prima di usare il telefonino o se la rischia?Crediamo che la risposta sia davvero scontata.Occhio però, non meno irresponsabile è l’incivile pedone.Se combino un disastro perché per colpa mia investo uno e mi porto dietro probabilmente uno shock per tutta la vita, non meno grave è l’atteggiamento dei pedoni nostrani.Se vai in Francia, Germania o qualsiasi altro paese del centro e nord Europa vedendo le vetture sfrecciare in centro ad alta velocità pensi che siano dei pazzi, in realtà poi ti rendi conto invece che i pazzi siamo noi italiani. Da loro infatti il pedone è sacro, egli attraversa la strada solo sulle strisce pedonali e basta mettere un piede fuori dal marciapiede che tutte le vetture si fermano, ma superate le stesse l’automobilista è libero di correre. Se poi tu, pedone, te la rischi attraversando fuori dalle strisce sono fatti tuoi, hai torto. Punto. Da noi il povero automobilista invece deve avere cento occhi; il pedone – ovviamente fuori dalle strisce pedonali – con l’occhio fisso sul telefonino può sbucarti all'improvviso in qualsiasi istante.E anche in questo caso, se fosse stabilito che se tu attraversassi la strada fuori dalle strisce pedonali ti verrebbe inflitta una sanzione da mille euro, e se addirittura con l’uso del telefonino gli euro da sborsare diventerebbero cinquemila, il fenomeno verrebbe debellato?Secondo noi si.E allora, caro Legislatore, affinché le troppe morti che piangiamo ogni anno diventino solo un triste ricordo, evitiamo di piangerci addosso, di promuovere inutili convegni: occorre intervenire con leggi severissime e senza sconti di pena.Solo dove c’è certezza della pena si avrà un popolo educato, disciplinato, e soprattutto sicuro.