28.2.20

Il Commento

Il Governatore Attilio Fontana diffonde allarme
facendo una diretta assolutamente inopportuna
FATE PACE!
                       
                      

Mentre l’altro Matteo sale al Colle per chiedere di riaprire tutto 
e cerca di comunicare ottimismo
Avrebbe anche chiesto, a Mattarella, di valutare l’ipotesi 
di far slittare la data del Referendum sul taglio dei parlamentari
Vecchia volpe…

di Roberto Buonasorte

Tutte le prime pagine dei quotidiani di ieri contenevano la foto che ritraevano Attilio Fontana, Presidente della Regione Lombardia, con la mascherina antivirus sul viso.

La collaboratrice del Governatore

In realtà non era una foto ma un frame di una diretta Facebook – in questi nostri tempi sembra che senza social non si possa vivere… - attraverso il quale il Governatore annunciava che nei prossimi giorni avrebbe girato così non perché fosse risultato positivo al test, ma perché lo è una sua collaboratrice.
Non sono un medico, ma un curioso, che per il fatto di voler commentare le notizie e gli eventi più importanti, ho il dovere di essere sempre informato; e dunque come prima cosa, vien da scrivere che la mascherina semmai la deve indossare chi è stato colpito dal virus e non chi è risultato negativo, caro Presidente.
E ancora: una figura istituzionale importante – qual è il Presidente della Regione più ricca e produttiva del Paese – non si rende conto che con una foto del genere anziché comunicare ottimismo contribuisce a diffondere allarmismo, paura, blocco dei consumi, crisi?
Fermatevi, sembrate tutti impazziti

Ma è mai possibile che ai nostri giorni persino chi fa politica sta nelle mani dei guru della comunicazione?  Social media manager” si chiamano; essi nascono per lanciare e promuovere prodotti commerciali: c’è una nuova linea di maglieria intima? Ecco il mago della comunicazione e il prodotto vola nelle vendite, esce il nuovo telefonino? Arriva il social manager e tutti i cretini te li ritrovi in fila davanti al negozio per accaparrarsi l’ultima novità; tramonta la novità? L’oggetto si rottama e si passa ad uno nuovo.
Ma la politica, o meglio, il pensiero politico, non è un telefonino e neppure un’attrice che ha bisogno di continui lifting perché non si rassegna all’inesorabile trascorrere del tempo. Certo la politica ha il dovere di rinnovarsi e saper dare risposte alle sfide nuove che la globalizzazione ha imposto, ma passare - come era un tempo - dall’avere uno staff composto da giuristi, consiglieri diplomatici, filosofi, ai Rocco Casalino (e lo scrivo con rispetto verso la persona) vuol dire aver toccato il fondo.

Lega di lotta e di Governo

Sempre per restare nel campo della strategia comunicativa, ieri l’altro Matteo – quello che i suoi chiamano il Capitano, per intenderci – è salito al Colle.
Mentre cioè Fontana si mette la mascherina, Salvini fa l’istituzionale, il responsabile. Lega di lotta e di governo, potremmo dire per fare un accostamento alla doppiezza del PCI e alla strategia di Berlinguer che negli anni ’70 voleva da una parte avvicinarsi alla DC nell’area governativa e dall’altra mantenere il controllo delle piazze che protestavano...
Peccato che proprio Salvini per giorni abbia diffuso allarme tra la popolazione italiana sparando a pallettoni contro il governo, esattamente il contrario di quanto nelle stesse ore faceva Giorgia Meloni, la quale si rendeva invece disponibile a qualsiasi forma di collaborazione pur di mettersi a disposizione del proprio Paese: si chiama amore, patriottismo, lungimiranza. Altra questione poi è il giudizio su questo governo di falliti che prima va a casa meglio è.
E probabilmente, visto che da agosto non ne azzecca più una, mentre la Meloni – sondaggi alla mano – va fortissima, anche per la coerenza che contraddistingue la sua azione, Salvini ha fatto l’ennesima capriola; ha indossato l’abito scuro ed è andato dal Capo dello Stato per chiedere di riaprire tutto, far ripartire la produzione, insomma diffondere tranquillità…


L'ambiguità sul taglio dei parlamentari

Ed infine, anche se ufficialmente la notizia è stata smentita, avendolo annunciato prima di salire al Colle, Salvini avrebbe chiesto al Capo dello stato di verificare la possibilità di far slittare la data del referendum - convocato per il 29 marzo - sul taglio del numero dei Parlamentari.
Anche qui c'è il solito giochetto dei leghisti che da una parte votano per ben quattro volte la legge sul taglio e poi vanno a rimorchio dei radicali prestando le firme di alcuni loro Senatori per chiedere il referendum confermativo.
Ma ormai il trucco lo hanno scoperto tutti: l'unica cosa che interessa alla Lega è andare a votare con la legge attuale, e soprattutto per 1000 parlamentari anziché 600.
Vecchia volpe di un Salvini...


24.2.20


Il commento 
 L’errore di Lucia




Sarebbe gravissima, se confermata, la decisione della Borgonzoni di mollare il seggio di consigliere regionale per rimanere a Roma, in Senato
Anche quando si perde, si rimane a combattere, a rappresentare chi ha creduto in te



di Roberto Buonasorte

Chiariamoci subito: non ho particolare simpatia per Alessandra Moretti - l’eurodeputata del PD eletta nella circoscrizione del nordest - anzi, le numerose gaffes fatte non la dovrebbero elevare ad esempio.
Ebbi modo di punzecchiarla con un mio articolo, qualche anno fa nel periodo della love story che le avevano attribuito con il conduttore Massimo Giletti. Ma è acqua passata.
Oggi, alla luce della decisione annunciata da Lucia Borgonzoni di lasciare il seggio di Consigliere regionale dell’Emilia Romagna, dopo  la sconfitta subita da  Stefano Bonaccini, per rimanere a Roma, in Senato, mi è appunto venuta in mente la Moretti. Ella nel 2015 si dimise da eurodeputata per tentare una candidatura disperata contro il favoritissimo Luca Zaia per la presidenza della Regione Veneto, lasciò cioè il prestigioso seggio a Strasburgo per fare, sostanzialmente, dal giorno dopo, le interrogazioni a Zaia...
Come tutti sappiamo, finì tanto a poco.
Vinse, appunto, Zaia con oltre il 50 per cento, la Moretti si fermò al 23, il 12 lo raccolse il fuoriuscito dalla Lega Flavio Tosi e il 12 il grillino Berti. 
La Borgonzoni invece - come detto - ha annunciato che non si impegnerà in Regione a fare il capo dell’opposizione preferendo rimanere a Roma, a fare il Senatore.
È un errore gravissimo.
Quando tu e Salvini per mesi e mesi siete andati a fare campagna casa per casa, azienda per azienda, comune per comune, poi non puoi scappare, devi mantenere fede all’impegno preso e soprattutto devi dare voce (e "copertura") alle migliaia di persone che si sono schierate al vostro fianco mettendoci la faccia...
Non potete lasciarle sole, non potete, non dovete! Anche perché se questo è l’andazzo - cioè se il colpaccio mi riesce bene sennò scappo -, la prossima volta Bonaccini o chi al suo posto (e mi spiace molto doverlo scrivere) vincerà tanto a poco...
Il “mestiere” di Presidente di Regione è bellissimo e va detto anche molto faticoso: ti dà lustro, potere, notorietà, ma non puoi restarci a "sculettare" solo se vinci e scappare come un coniglio ad occupare altre poltrone se invece perdi...

19.2.20


Il ricordo
Ciao Maestro

 


di Roberto Buonasorte 

Ho avuto l’onore di conoscerlo, Flavio Bucci, e negli ultimi anni anche il privilegio di frequentarlo.
L’occasione mi fu data da un amico comune: Massimiliano Catini, che con Flavio è stato fortemente legato. Per quanto mi riguarda, invece, oltre a nutrire nei confronti di Massimiliano un sincero sentimento d’affetto, non potrò mai dimenticare il leale sostegno ad ogni campagna elettorale che mi vedeva candidato.
Ad ogni occasione d’incontro a Fiumicino – anzi a Passoscuro, loro ci tengono a precisarlo -  o durante la serata o alla fine, il Maestro passava sempre per un saluto; ormai erano anni che Bucci si era stabilito su quel pezzo di costa laziale che, sebbene abbia girato il mondo, sentiva ormai come la sua casa naturale, un posto bello dove vivere circondato da amici veri che ti sono vicino anche quando non c'è più né il successo né tanto denaro: Massimiliano, Mara, Stefano, Alfonso...
L’ultima volta che ci siamo visti è stato a luglio, sempre a Passoscuro, al locale di Stefano Calandra per un brindisi che ho voluto organizzare insieme a Pirozzi e Righini prima della pausa estiva.
E come sempre accade quando c’è Catini, anche quella sera, a fine serata arrivò Flavio – spesso ci raggiungeva anche il grande Sebino Nela –. Lo trovai sofferente sul piano fisico, mentre con la testa ci stava ed era sempre un piacere stare ad ascoltarlo fino a notte fonda; il fascino dell’ultimo tavolo, potremmo dire... come accadeva anche dal “Presidente”, che è il nome di un altro storico ristorante di Passoscuro, e dove oltre a mangiare del buon pesce, si parlava, si parlava...  per quanto mi riguarda invece, si ascoltava.
Ascoltare l’esperienza di un ragazzo che crescendo si è affermato al cinema come in teatro in Italia e nel mondo.
Ligabue è stato il personaggio che gli ha dato la celebrità, ma poi moltissimi altri ruoli sono stati interpretati, tutti con quello stile unico.
E poi come non ricordare “Don Bastiano” nel “Marchese del Grillo” di Monicelli, in quella interpretazione sublime di prete ribelle che, se da una parte non nega di essere diventato un brigante, dall’altra si incazza da morire se quando cita Dio e la Madonna i presenti non si fanno il segno della Croce...
Geniale e contraddittorio, ha condotto una vita fatta di successi ed eccessi: la celebrità, i tanti amori, "almeno sette miliardi bruciati in alcol e droga" – come lui stesso ha confessato in una intervista rilasciata nel 2018 al Corriere della Serane hanno fatto un personaggio estremo.
Così come estremo è stato nella sua grande umanità e generosità; libero di dire sempre ciò che pensava senza prima fare calcoli di convenienza, ed è così che oggi vogliamo ricordalo, stroncato a 73 anni da un infarto, proprio nella "sua" Passoscuro.
Ciao Flavio.
Ciao Maestro.


14.2.20

“A bello, io so’ de Tore Maura!”




di Roberto Buonasorte

Lei è Paola Taverna, Vice Presidente del Senato della Repubblica, e per fortuna che è vice: se fosse divenuta Presidente avremmo avuto davanti non la seconda carica dello Stato ma la seconda "caricatura" dello Stato…
A vederla l’altra sera da Giletti a “Non è l’arena” per parlare di vitalizi, c’era da mettersi le mani nei capelli mentre aggrediva quel galantuomo dell’avvocato Maurizio Paniz.
E dai che sbuffa, e dai che si gira dall’altra parte, e poco ci manca che gli indirizza un bel “vaffa” quando l’avvocato le ricorda la famosa casa popolare della madre.
A bello, io so’ de Tore Maura! Hai capito?”.  “Tore” pronunciata rigorosamente con una sola “r”, altrimenti – come dicono a Roma – è "erore”.
Ma la Paola è così.
Anche lei, come tanti altri fortunatissimi onorevoli, ne ha fatta di strada in così pochi anni... se solo si pensa che  nel 2008, quando si candida al Comune di Roma con la lista "Amici di Beppe Grillo" raccoglie appena 19 voti... hai voglia a dire "io so' de Tore Maura", manco quelli della palazzina tua t'hanno votata...


Poi però arriva l'odiato sistema elettorale, chiamato "porcellum" per via del fatto che gli onorevoli vengono indicati dai partiti e siedono in Parlamento senza prendere le preferenze - come invece accadeva nei tempi che tanto odiano gli attuali grillini -, e grazie agli appena 191 clic ricevuti sulla "piattaforma Rousseau", nel 2013 la Taverna fa il suo ingresso in Senato; da quel giorno la "Sora Paola" inizia a calpestare i pavimenti delle lussuosissime stanze di un luogo che, per uno strano scherzo del destino, si chiama "Palazzo Madama".
Nel 2018 la Taverna raddoppia, infatti - sempre grazie ai soliti clic - entra per la seconda volta in Senato diventandone, come dicevamo all'inizio, addirittura la Vice Presidente.
Ma la nostra non raddoppia solo il mandato: essendosi intanto legata sentimentalmente ad un altro fortunatissimo onorevole, il Deputato grillino Stefano Vignaroli, raddoppia anche le entrate mensili.
Ora: non sappiamo come i due siano messi con i rimborsi, gli scontrini e tutte le altre diavolerie che regolano il loro Movimento, ma ad ogni 27 del mese, sia con il sole che con la neve, sempre per dirla alla romana, "so' 'na trentina de sacchi che entrano..." (tradotto per il resto d'Italia i trenta sacchi corrispondono a 30.000,oo euro mensili...).
Nessuno può dire come andrà alle prossime elezioni per il Movimento, ormai in via di estinzione, ma certo non raddoppieranno i voti, che anzi verranno più che dimezzati, così come la Taverna ha dimezzato le "r" quando pronuncia "Tore Maura", "Tore Angela", oppure "Tore Spaccata"; intanto fino ad ora ce li hanno spaccati a noi...



13.2.20


Altra figuraccia del trio Di Maio Bonafede Fraccaro:
La Consulta ha dichiarato incostituzionale l’applicazione, in via retroattiva,
di una parte della legge grillina cosiddetta “Spazzacorrotti”
SPAZZACAZZATE...
Mentre sempre ieri il Senato ha votato sì al processo per Salvini,  le “Sardine” dicono no al taglio dei parlamentari, e no pure al taglio dei vitalizi. Roba da matti…



di Roberto Buonasorte

Riassumere la giornata politica di ieri è cosa complicata, ma cerchiamo di andare con ordine.
Tra  le mille dichiarazioni che sin dal mattino hanno raccontato una giornata fatta di insulti, fibrillazioni e riunioni, quella più efficace è stata detta dal simpatico Deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri.
L'occasione è stata un'iniziativa fatta alla Camera insieme all'amico Andrea Bernaudo; "Quando torneremo al governo - ha detto Ruggieri, noto tra l'altro anche per essere il compagno di Anna Falchi e il nipote di Bruno Vespa faremo lo spazzacazzate e dovrà contenere tra le altre cose anche l'abolizione del reddito di cittadinanza...". E magari fosse l'unica cazzata  fatta da questi improvvisati onorevoli, aggiungiamo noi...
E già, perché proprio ieri la Consulta ha dichiarato incostituzionale anche l'applicazione, in via retroattiva, di una parte della legge grillina chiamata "spazzacorrotti"; in seguito poi arriverà il pronunciamento sui ricorsi fatti contro il taglio - attenzione, sempre in via retroattiva - dei vitalizi, e anche lì si prevedono "mazzate".
Poi Salvini.
Più faranno i cattivi e i vendicativi, più perderanno consensi perché gli italiani non chiedono che ci si scagli contro tutti quelli che c'erano prima di loro, ma vogliono una politica che porti maggiore benessere, riduca le tasse, apra i cantieri e crei posti di lavoro (altro che reddito di cittadinanza) e soprattutto garantisca maggiore sicurezza.
E che fanno, questi "scappati di casa"? Mandano a processo Matteo Salvini che da Ministro dell'Interno invece ha tentato di difendere la sicurezza nazionale; anche se, parliamoci chiaro, con molta probabilità il GIP non lo rinvierà a giudizio e dunque non verrà neppure processato , e per i grillini - ammesso che quando ciò accadrà saranno ancora politicamente in vita - sarà il colpo di grazia.
Poi l'altra piazza, l'altro bluff, gli altri perditempo: le sardine...
Per chi pensava che potessero rappresentare una novità, un movimento controcorrente, un qualcosa che potesse creare entusiasmo, sono bastati un paio di mesi e sono stati scoperti nella loro banalità.
Dopo essere stati "pizzicati" in una foto con i Benetton, ora dicono che sono contrari al taglio dei vitalizi e contrari, addirittura, anche al taglio dei parlamentari...
Peggio dei grillini sono.
Ma per favore, fateci votare, riportiamo la politica, quella con la P maiuscola, alla guida del Paese.
E magari rieleggeranno anche l'onorevole Andrea Ruggieri e vediamo: se manterrà la promessa di varare come uno dei primi provvedimenti lo "spazzacazzate", noi saremmo con lui. 





10.2.20



Achille the best
 

di Anna Beatrice d'Assergi

Premetto che non ho visto il Festival di Sanremo. La polemica sull'oscenità di portare su quel palcoscenico Junior Cally mi ha dissuasa dalla pur vaga possibilità di impegnare anche una sola delle mie serate in questo che ho reputato un obbrobrio, un'offesa alla canzone italiana. 
Oltre che essere disgustoso nei temi trattati, questo personaggio di questa strana nostra epoca - del quale non resterà nulla nella memoria dei popoli - è squallido anche in termini musicali. No, nemmeno per un minuto ho acceso la Tv su questo Sanremo 2020. 
Però la rete, si sa, le informazioni te le mette sotto il naso anche quando non vuoi. E così ho annotato mentalmente che un certo Achille Lauro (ma quanta fantasia nella scelta del nome!) ha fatto notizia. A colpire la mia attenzione, in realtà, più di tutto è il riferimento a San Francesco. Il mio Santo. Quello che per me è un esempio vero di vita. E così sono andata a cercarmi i contenuti di questo Achille Lauro, intenzionata a scrivere un pezzo con intenti demolitori nei confronti di uno che si permette di parlare di San Francesco così, con questa "arroganza". Pensavo: "Ma come si permette questo qua?". 
Youtube resta il caro amico di sempre, e così mi rivolgo a lui: cercami i contenuti di questo Achille Lauro, amico mio... fammi un po' vedere chi è questo. 
Inizialmente resto esterrefatta. Non saprei dire se positivamente o negativamente, e quindi me lo riguardo una seconda volta. Poi mi vado a cercare gli altri contenuti, vedo qualcosa di nuovo, di strano, di geniale. Mi chiedo se forse dovrei condannare a prescindere, San Francesco non si tocca! Poi penso: ha forse offeso il "mio" Santo del cuore? No, non lo ha fatto. Anzi, forse a modo suo ha riportato l'attenzione su un personaggio straordinario della nostra storia, e questo vale per i credenti e pure per gli atei. E poi... quanto ardimento nel suo proporsi in questo modo, a rischio di sembrare ridicolo e "fregandosene" altamente... 
Penso a personaggi come Filippo Tommaso Marinetti (nessuno si offenda). Anche lui è stato un genio, anche lui ha "osato". C'è stato chi lo ha amato, e pure chi non lo ha mai sopportato: è il prezzo della fama, bellezza!
Penso a Gabriele D'Annunzio, capperi se è stato uno che ha "osato". Anche qui nessuno si deve offendere, non è in discussione la levatura del Vate, cari lettori. Qui si tratta di dare un giudizio (opinabilissimo, ci mancherebbe) su un personaggio che ha saputo fare qualcosa di diverso, e di geniale. 
Questo piccolo "giudizio" su un blog come questo potrà sembrare controcorrente. Magari controcorrente a volte vale la pena di esserlo pure noi. Altrimenti sarebbe una noia mortale, questa vita, o no?
Beatrice, controcorrente, oggi applaude Achille Lauro, genio di Sanremo 2020, che ha saputo lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Viva l'ardimento, viva la libertà.




8.2.20

Nel Collegio "Roma Centro", dove il 1 marzo si voterà,
lo stimato professionista indicato da Fratelli d’Italia
gioca una partita tutt’altro che chiusa


LEO PUO’ FARCELA
Infatti analizzando i dati storici si scopre che…


di Roberto Buonasorte

Sono la pigrizia e la superficialità che caratterizzano questi nostri tempi a creare fake newsillusioni, bugie.
Da quando il centrodestra ha ufficializzato la candidatura di Maurizio Leo per sfidare il Ministro Gualtieri nel Collegio di "Roma centro" - a seguito delle dimissioni di Paolo Gentiloni - giornalisti, opinionisti e commentatori vanno dicendo che la partita è chiusa e che nel Centro storico di Roma ha sempre vinto la sinistra.
Nulla di più falso.
Infatti analizzando i dati storici delle quattro volte che si è votato con il sistema maggioritario si scopre che nella prima, parliamo del 1994, a vincere fu addirittura il centrodestra quando il candidato era Silvio Berlusconi in prima persona e sconfisse Luigi Spaventa46,29% per il Cavaliere e 40,10% per l'economista già Ministro nel Governo Ciampi e in seguito catapultato a fare il Presidente della Consob. Senza calcolare il 12,82% raccolto dal centrista e volto del TG1 Alberto Michelini candidato del "Patto per l'Italia" di Mariotto Segni.
Un secondo clamoroso colpaccio il centrodestra rischiò di farlo la volta successiva quando - era il 1996 - a fronteggiarsi furono Walter Veltroni per il centrosinistra e l'ex Ministro di Grazia e Giustizia Filippo Mancuso sostenuto dal centrodestra; vinse sì Veltroni (49,91 contro 45,80) ma solo grazie alla discesa in campo di Isabella Rauti che, candidata in solitaria per la Fiamma Tricolore, prese il 4,29% che se si somma al 45,80 di Mancuso si arriva al 50,09%, e per Uolter sarebbe stata la fine...
In quel Collegio Solo Giovanna Melandri nel 2001 ebbe un'affermazione chiara: arrivò al 50,04% contro il candidato di centrodestra Pierluigi Borghini fermo al 46,15; sapete chi era il terzo candidato? Il futuro pupillo berlusconiano Daniele Capezzone, candidato della lista Bonino - Pannella, che raccolse il 3,82%.
E poi (dopo la parentesi 2006-2018 dove si votò con un sistema elettorale diverso) l'ultima volta, nel 2018 appunto, dopo una consolidata sfida sostanzialmente bipolare si è passato ad un tripolarismo di fatto visto l'avvento dei 5Stelle.
Gentiloni prese il 40,05 (ben 10 punti in meno rispetto alla Melandri) Luciano Ciocchetti del centrodestra il 30,81 e il pentastellato Angiolino Cirulli il 16,79.
Ora la sfida tra Maurizio Leo e Roberto Gualtieri, con in mezzo i grillini che non sanno più a che Santo rivolgersi per uscire da quella profonda crisi di identità (e di voti) nella quale sono  finiti. Ed è certo che se il fronte governativo si presenterà spaccato, per il professore Maurizio Leo le chances aumenterebbero; e poi non solo.
L'entusiasmo nel centrodestra è a mille, soprattutto dopo i successi, anche internazionali, ottenuti da Giorgia Meloni che vedono la sua figura e quella del nostro partito in continua ascesa.
Poi c'è il valore aggiunto che può essere rappresentato dal candidato; non vogliamo annoiare il cortese lettore riportando il lunghissimo curriculum, sia politico che professionale che accademico di Maurizio Leo: chiunque con una breve ricerca può leggerlo ed apprezzarne le doti, quello che invece ci interessa sottolineare è il cambio di passo che segna l'azione di Giorgia Meloni, anche nella indicazione del candidato.
Un cambio che farà fare ulteriori passi in avanti alla giovane leader della destra italiana che lavora giorno dopo giorno ad un partito nuovo, giovane e fatto di persone competenti, come è appunto Maurizio Leo che non a caso ha subito lanciato la sfida a Gualtieri per un confronto pubblico sui temi delle tasse, dell'economia, del lavoro.
Dunque competenza, che se aggiunta al grande entusiasmo che c'è tra le persone e ad un fittissimo porta a porta (ci raccomandiamo, senza citofonare) che si dovrà fare sul territorio nelle prossime tre settimane, tutto potrebbe davvero portare ad un risultato clamoroso; hai voglia poi a dire che non si tratta di un test nazionale.

Quando in quella che viene considerata dalla sinistra una sua roccaforte, questa perde in casa, addirittura poi mettendoci la faccia del potentissimo signor Ministro dell'Economia (e delle Finanze)... 

6.2.20


Malafede


di Roberto Buonasorte

Quando la politica era una cosa seria, capace anche di assorbire critiche, e addirittura sorridere rispetto agli sfotto’, alle vignette, e alla satira che quotidianamente le veniva rivoltata contro, capitava di assistere a serate interminabili a commentare – ad esempio – le battute più divertenti che venivano usate adoperando i cognomi degli esponenti più in vista.
Si pensi agli anni trascorsi a “giocare” con i cognomi di Piccoli, Storti e Malfatti… All'anagrafe Flaminio, Bruno e Franco Maria erano esponenti di primo piano della vecchia Democrazia Cristiana, e giù a ridere ogni sabato sera davanti ai varietà, trasmessi rigorosamente in bianco e nero.
Poi le vignette di Forattini che disegnava un Craxi in camicia nera, quelle dell’antifascista VauroBeppe Grillo che sicuramente – a conti fatti - è da stimare più  come comico, un po’ meno quale capo “politico”…
E anche chi scrive ci gioca un po’ con il proprio cognome, lo sa bene chi ogni giorno digita  buonasorteatutti@icloud.com  per scambiare opinioni, e magari ironizzare commentando il comportamento di vecchi politici incapaci di rassegnarsi all'inesorabile trascorrere del tempo che passa.
Ma sul Ministro Bonafede c’è poco da ironizzare.
Egli si è messo in testa di abolire la prescrizione: fine pena mai!
Bonafede Di Maio e Fraccaro, dopo aver ottenuto l’approvazione di misure bandiera come Reddito di cittadinanza e abolizione (in via retroattiva) dei vitalizi, ora si accingono a varare l’ennesimo obbrobrio giuridico costituito, appunto, dall’abolizione della prescrizione.
Dicono, quelli con la “r” moscia modello radical chic , che la “pvescvizione” non c’è in alcun Paese europeo eccezion fatta per la Grecia, omettendo ovviamente di “pvecisave” che in quei Paesi c’è la certezza sulla ragionevole durata del processo e dunque non c’è ragione di “attaccarsi” alla prescrizione. E questo il Ministro (che dovremmo chiamare Malafede anziché Bonafede) lo sa benissimo, per questo abbiamo voluto “giocare” con l’odierno titolo.
Ma c’è poco da giocare, sono degli imbroglioni, e quando il popolo scoprirà il loro bluff verranno inseguiti fino all’altro capo del mondo, magari a raggiungere l’ultimo degli eretici: Alessandro Di Battista.
Suvvia ragazzi questo è un blog serio; è pur vero che siamo appena alcune migliaia ad interloquire, ma la nostra è un’interlocuzione di qualità; a noi non piace la squallida battuta, ci interessa invece approfondire, e dunque anche in questo caso invitiamo tutti alla riflessione.
Sono credibili (e in Bonafede) questi grillini che buttano fumo negli occhi degli italiani? Può essere credibile chi ha fatto retromarcia sul TAV? Può essere credibile chi probabilmente farà retromarcia sulla revoca ai Benetton sulle concessioni autostradali? Può essere credibile chi sicuramente - pur di non andare a casa - troverà un compromesso sulla "pvescvizione"?
No, amici cari, non lo sono, gli rimane solo l'ultima buffonata sul taglio in via retroattiva dei vitalizi, ma quando il popolo scoprirà che anche loro (i grillini) seppur in via ridotta, percepiranno l'odiato privilegio, non ci sarà Santo che li salva.
Hai voglia a quel punto ad invocare la...Bonafede... 
  


4.2.20



Matteo e la sua “Italia Viva” la sparano grossa
ma sono colpi innocui, a salve. Non si voterà
IL BLUFF DI RENZI

La Meloni invece vola, in tutti i sensi
Nelle prossime ore  sarà negli States, e tesse la sua tela


di Roberto Buonasorte

E’ inutile che si agita, l’ex Premier Matteo Renzi, non fa più paura a nessuno ormai. Così come sarà ininfluente nonostante il continuo cambio di strategia (e di abbigliamento…).
A vederlo, sabato scorso, durante il suo intervento all’Assemblea nazionale di “Italia Viva”, nulla pareva lasciato al caso, a partire dalla location: Cinecittà, gli studi cinematografici che l’han fatta da padrone per decenni nel grande cinema italiano e che si sono prestati alla perfezione per tante scenografie di ben altri colossal. Ma lui – il bullo fiorentino – si sa, non conosce limiti, e così per lo sbarco nella Capitale doveva fare le cose ancor più in grande di quelle organizzate a Firenze per le varie edizioni della “Leopolda”, a partire, appunto, dall’abbigliamento.
Maglioncino nero a pelle, senza camicia sotto, maniche tirate su, faccia cattiva e toni ultimativi: “Oh Ministro Bonafede, sulla prescrizione vai a sbattere, non hai i numeri!...”.
Ma chi crede che Renzi farà cadere il governo è un povero ingenuo, capisce poco di politica o più semplicemente – esattamente come coloro che si appellano a Padre Pio per invocare un miracolo -  lo spera pur sapendo che sarà quasi impossibile che si avveri.
Parliamoci chiaro, ciascuno di noi al mattino, appena apre gli occhi, spera (e per chi crede prega) che Giuseppe Conte insieme a Bonafede, Di Maio, Fraccaro, Fico eccetera vadano a casa al più presto, prima che combinino altri danni irreparabili; ma pensare che Renzi e compagnucci di varia estrazione mollino la poltrona per regalarla (gratis) a Matteo Salvini, vuol dire non capire nulla di politica e non avere imparato nulla dei politici italiani.
Andranno avanti.
E chi potrebbe giovare, di questa situazione scandalosa, è Giorgia Meloni.
Analizzate, nel campo del centrodestra, le diverse posizioni, la diversa comunicazione, il diverso approccio con la vita reale che distingue l’azione di Meloni da quella di Salvini.
Decisa ma nel contempo tenera lei, rude e arrogante lui; isolato, Matteo, sia in Italia che in Europa; apprezzata, invitata, corteggiata, contesa lei.
Eh già, sembra passato un secolo da quando, nell’aprile scorso (all’epoca i sondaggi davano Fratelli d’Italia sul filo del 4%) insieme a Pirozzi e ai tanti amici sparsi in tutta Italia decidemmo di dare una mano a Giorgia, e oggi quella scelta, fatta con convinzione e non per convenienza, si è rivelata non solo giusta ma ci ripaga anche di tante cattiverie subite.
E arriveremo lontano, se saremo bravi.
Intanto la nostra leader vola, non solo nei sondaggi; mentre noi commentiamo questo pezzo lei attraversa l’Oceano per recarsi negli States, a tessere la sua tela; e ci tornerà a distanza di poche settimane per un secondo grande appuntamento a fine mese.
Dovremo pazientare, purtroppo, amici cari; ma quando si tornerà finalmente alle urne, torneremo da vincitori e se ciò avverrà dopo aver fatto il famoso taglio dei parlamentari, questo servirà per selezionare ancor meglio una nuova classe dirigente e una rinnovata rappresentanza parlamentare: preparata, ma ringiovanita, fresca, pulita, moderna, esattamente come lo è Giorgia.