29.9.19



I Primi d’Italia,

la cultura di un popolo




di Anna Beatrice d’Assergi

“Ancora una volta ci siamo superati. La mostra Leonardo tra I Primi d’Italia è cominciata in grande stile e continuerà fino al 27 ottobre, per permettere a tutti di venire a vederla. I nostri Villaggi si stanno confermando vincenti: gnocchi, polenta, primi di mare, pici, stringozzi & co., amatriciana, gluten free, carbonara, primi della tradizione, pasta fresca e ripiena, tartufo, riso e tortello mantovano, tipicità locali, tipicità romane, cous cous, Confartigianato e lo spettacolare villaggio di Pasta Fabbri e del MotoMondiale con le moto di Valentino Rossi eCal Crutchlow”.

Sono parole di Aldo Amoni, Presidente di Epta Confcommercio Umbria, a poche ore dalla giornata conclusiva del Festival Nazionale dei Primi Piatti, arrivato alla XXI edizione. 
Appuntamento oggi a Foligno con una serie di eventi, tutti legati ai primi piatti, che costituiscono un vero e proprio tesoro storico-culturale del Belpaese.
Il cibo: oggi è qualcosa che va di moda, canali tematici sono dedicati ai temi del gusto, trasmissioni televisive ispirate ai temi culinari accompagnano le famiglie italiane e non solo, c’è un mondo immenso a ruotare intorno a tematiche di questo tipo. E meno male. La pizza napoletana, non a caso, è patrimonio Unesco
Non è solo “mangiare”, il cibo è cultura sopraffina, è storia dei popoli, e l’Italia in questo è imbattibile. Ogni piccolo borgo possiede le sue ricette tipiche, le sfumature nella realizzazione di un piatto sono preziosità imprescindibili per chi lavora in cucina, a prescindere se si tratti della cucina di un ristorante o di quella di casa propria. C’è un profondo legame tra le persone e i piatti, nei borghi rurali soprattutto, ma non solo, le ricette sono ancora oggi custodite gelosamente dalle famiglie e tramandate di generazione in generazione. “Nonna lo faceva così”, è un classico. Ed è qualcosa di prezioso, perché racconta le abitudini dei popoli, la loro cultura, il loro modo di vivere. Le persone si identificano nei piatti, nei cibi, nei sapori. Basti pensare all’Amatriciana, alla Carbonara, ai cappelletti in brodo, ma anche al Barolo, al Sangiovese, al Trebbiano. Un popolo e il suo cibo, legame indissolubile. Per questo nascono i De.Co., i prodotti cioè a denominazione “comunale”. I Comuni, questi ottomila piccoli tesori d’Italia, sono i veri detentori della cultura più antica dello Stivale. E quindi Foligno, e I Primi d’Italia. Ventuno anni di buon cibo e di raffinata, squisita cultura tutta italiana. Non c’è “fast food” che tenga. 
  

28.9.19


I ritratti del sabato

Francesco Rutelli

Volendo usare due sole parole
per caratterizzare l’impegno del personaggio
potremmo scrivere Ambiente e Cultura
Una lunga carriera, la sua, fatta di tanti successi


Er Cavaliere nero

Francesco Rutelli, facendo un bilancio della sua vita, oggi che ha 65 anni, non può certo lamentarsi. Una lunga carriera politica e una vita familiare che hanno subìto nel tempo profonde trasformazioni.
Nasce ambientalista e di sinistra finisce per essere un moderato di centro.
Da anticlericale qual è, nel 1982 sposa, solo con rito civile, la giornalista Barbara Palombelli, ma poi dopo 13 anni si converte al cattolicesimo e la sposa nuovamente, ma questa volta in chiesa chiedendo di svolgere la funzione addirittura al potentissimo Cardinale Silvestrini, scomparso nell’agosto scorso.
Dopo avere avuta da Barbara il primo figlio, Giorgio, la coppia ne adotta altri 3 Francisco, Serena e Monica.
Anche Rutelli, come Fini e Casini, entra in Parlamento nel 1983, aveva appena 29 anni.



Ma se Casini ancora oggi resiste, coltivando amicizie e relazioni per coronare il sogno di diventare il prossimo Presidente della Repubblica, Rutelli ha deciso che si può fare anche dell’altro nella vita, mica è obbligatorio, per fare politica, occupare necessariamente una poltrona in Parlamento
Ci sono fondazioni, associazioni che fanno cultura o si occupano di volontariato, ci sono luoghi dove si possono affrontare ed approfondire i temi più variegati che vanno dalla lotta al mutamento climatico, alle battaglie per garantire i diritti umani in quegli angoli di mondo dove questo tema è ancora tabù.
E Francesco Rutelli ha deciso di dedicarsi a tutto ciò; forte di oltre 20 tra le Onorificenze - che vanno dai Cavalierati di Regno Unito,  Spagna e Brasile – ai Riconoscimenti del “Trofeo Latino” al Premio “Alloro della Democrazia” di Varsavia, all’immancabile “Premio Letterario di Capalbio”.



Oggi, e fino al 2022, Rutelli è anche il Presidente di ANICA (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali) una carica prestigiosa alla quale è stato chiamato a ricoprire per volontà unanime dei soggetti proponenti.
Detto ciò va precisato che se arrivi a questi livelli lo hai potuto fare anche perché sei stato Sindaco di Roma, anche se nel ricoprire (a parere “der Cavaliere nero) la carica più bella del mondo ti ci puoi fare male, basti pensare alla fine che hanno fatto o che farà ultimi 3, Alemanno, Marino e Raggi, nel caso di Cicciobello” (questo il soprannome che gli affibbiò il Presidente Cossiga) è stata invece la sua rampa di lancio.
Perché Francesco Rutelli, va detto, è stato un bravo Sindaco.



Dall’Ara Pacis, all’Auditorium Parco della musica, dal MAXXI alle Scuderie del Quirinale, dal restauro dei Musei capitolini alle oltre 150 piazze romane create o restaurate, fino ai circa 300 chilometri di binari ferroviari, i due mandati di Rutelli sono stati intensissimi.
Ma la cosa più importante, anche sotto l’aspetto simbolico, è stato l’evento mondiale del 2000: il Giubileo. Nella Giunta di Rutelli a quei tempi c’erano pezzi da novanta come Goffredo Bettini, e poi Walter Tocci, l’attuale Capogruppo del Misto in Senato Loredana De Petris, la già Ministro Linda Lanzillotta, il bravo Gianni Borgna (alla cultura) Esterino Montino
Dello staff facevano parte Paolo Gentiloni, oggi Commissario europeo, Roberto Giachetti, Michele Civita.


In qualità anche di Commissario Straordinario dell’evento, nominato dal Governo, in tre anni e mezzo realizza quasi 800 opere pubbliche che hanno garantito nei 13 mesi di svolgimento del Giubileo l’accoglienza di oltre 25 milioni di pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo. 
Ovvio che poi vai a fare anche il Ministro, per ben due volte, prima all’ambiente e poi alla cultura.
Fonda "La Margherita" che nel 2006 elegge addirittura oltre 120 Parlamentari, ne fanno parte esponenti di alto livello, a partire dall'attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella.
E dopo avere toccato i vertici delle Istituzioni, fatto molte correzioni di rotta nella vita pubblica e privata ti dedichi ad altro.
Fare altro, oltre la politica attiva, non è una sconfitta semmai una vittoria, rappresenta la voglia di scoprire il nuovo, arricchire e dare un senso a questa vita terrena, come hanno fatto molti.
Siamo convinti che oggi vive meglio Massimo D’Alema che Matteo Renzi, meglio Walter Veltroni di Pierluigi Bersani; ma meglio di tutti Cicciobello.
Bravo Rutelli.

26.9.19

TOC TOC,
C'E' IL GARANTE?



Basta con le decine di telefonate che ci infastidiscono
ad ogni ora del giorno
Pretendiamo rispetto, e chi dovrebbe 
tutelare le nostre vite
qualche norma potrebbe vararla



 dI Roberto Buonasorte

“Pronto buongiorno, parlo con il signor Rossi? Sono Claudia chiamo dall’Italia per conto di Tim, posso farle alcune dom..” La interrompe il signore dall’altro capo del telefono che dice a bassa voce “mi scusi, sto andando ad un funerale…”.
“Pronto buongiorno, parlo con la signora Bianchi? Sono Franco e chiamo per conto della Vodafone, posso chiederle” e la signora “Per favore! E’ la terza chiamata oggi, ho anche il bambino che piange!”.
“Pronto buongiorno chiamiamo per proporre la macchina per fare l’acqua minerale…”.
Chi tra noi non ha perso la pazienza almeno una volta per essere stato stalkerizzato ricevendo continue chiamate che proponevano abbonamenti, vendite, riffe, e chi più ne ha più ne metta?
Ora, se a “massacrarti” è l’amico, il corteggiatore che ha perso la testa, o quei politici ai quali (e ce ne sono molti) se gli togli la connessione impazzirebbero, ci può anche stare; nei primi due casi basta “bloccarli”, nell’ultimo converrebbe contattare i familiari per farli curare (perché in fondo è di una malattia che si tratta).
Ma nei casi dei gestori telefonici, o di qualsiasi altra azienda, questo proprio non va.
Violentano la tua privacy - che non è riferita solo ai momenti di intimità - magari mentre stai parlando con tuo figlio di un problema che va affrontato in un certo modo; oppure mentre sei a pranzo o lo stai preparando (perché pure a quell’ora ti devono infastidire) insomma l’uomo o la donna del call center potrebbe essere in agguato in qualsiasi momento…
E ci chiediamo, è civile tutto ciò?
Potrebbero obiettare: e mica sei obbligato a rispondere; certo, ma se arriva da un numero che non è nella mia rubrica che ne so io chi è che chiama dall’altra parte?
Certo potrebbe essere lo stalker ma anche tuo figlio che chiama dal cellulare dell’amico per il semplice fatto che ha finito il credito...
Insomma, siamo fottuti, costretti – nel dubbio – a rispondere (e farci venire il mal di fegato) con il rischio di rispondere a malo modo all’operatore o all’operatrice che, va detto, non c’entra nulla; sta lì solo per guadagnarsi lo stipendio…
E allora ci appelliamo al signor Garante, quello deputato alla privacy.



Antonello Soro Presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali
Signor “Garante”, lo diciamo con rispetto, Le pare giusto tutto ciò? E fino a quando saremo costretti a subire tanta invasione nelle nostre vite?
Perché, ad esempio, nelle graduatorie dei concorsi pubblici i nomi sono nascosti, offuscati, criptati, dietro dei numeri di matricola e il povero cittadino invece può essere turbato ad ogni ora del dì?
Non sarebbe più giusto, signor Garante, ad esempio, diramare una direttiva con la quale imporre, a chiunque volesse fare attività promozionale, di inviare preventivamente, al mattino, un messaggino sms agli interessati del tipo: “Buongiorno, in giornata riceverà, da questo numero, una chiamata per informarla sulle nuove offerte della nostra azienda…”.
Quando riceverò il messaggio da quel numero sarò io a decidere se rispondere o meno, se può interessare o no l’offerta che vogliono propormi.
Ma soprattutto saprò con certezza che quel numero che chiama, e che non ho nella mia rubrica, non è dell’amico di mio figlio il quale potrebbe aver esaurito il credito telefonico e mi chiama perché ha bisogno d'aiuto… 


24.9.19

IN UMBRIA

PATTO CINICO



PD e Cinque Stelle tirano fuori dal cilindro
il Presidente di Federalberghi regionale
Il centrodestra schiera la Senatrice Tesei, 
anche se senza primarie


di Roberto Buonasorte

Patto cinico, altro che patto civico…
Proprio così, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, nascondendosi dietro un finto civismo, hanno trovato la quadra per le imminenti elezioni regionali che si terranno in Umbria il 27 ottobre.
Sembravano destinati ad un lungo periodo di opposizione, i rossi, anzi i rossi e i gialli, ad inizio di agosto scorso, ma poi un po’ per le manovre di Palazzo, un po’ per la superficialità con cui è stata gestita la crisi, ci siamo ritrovati con tutti i vecchi tromboni della sinistra improvvisamente (ed inaspettatamente, anche per loro…) di nuovo al Governo.
Non contenti - da questo blog lo abbiamo scritto sin da subito - sono iniziate le trame per giungere ad una alleanza organica e duratura (tra PD e Cinque Stelle) passando proprio per la prova più dura: quella delle regionali appunto.
Zingaretti e Di Maio (e da qualche giorno anche Matteo Renzi) sono così divenuti i protagonisti di questa “nuova” stagione, e sapevano benissimo sin dall’inizio che se avessero dato il semaforo verde all’alleanza, essa sarebbe dovuta durare nel tempo.
Per il PD, con il povero Nicola Zingaretti circondato da Franceschini e Renzi, è stato un gioco da ragazzi ratificare l’accordo, così come per Bersani, LEU e via discorrendo: un’occasione del genere non gli sarebbe capitata più per tutta la vita…
I grillini invece, così come accaduto per il contratto con la Lega lo scorso anno e per la nascita del Conte due, anche per le regionali umbre, si sono affidati alla fantastica “Piattaforma Rousseau”, che in un precedente articolo ironicamente abbiamo soprannominato “Piattaforma russò” per via di quella propensione alla sonnolenza nella quale i grillini sembrano esser precipitati da quando affollano le stanze del potere.
Dopo alcune rinunce e ripensamenti il “Patto cinico” ha individuato quale candidato l’imprenditore Vincenzo Bianconi.



Bianconi, 46 anni, oltre a gestire insieme alla famiglia numerosi alberghi e ristoranti, è il presidente regionale di Federalberghi.
L’unico albergo che ha riaperto dopo il terremoto dell’ottobre 2016 è Palazzo Seneca il più prestigioso del gruppo che si trova nel centro storico della città di San Benedetto. Bianconi, anche per via dell’attività imprenditoriale che svolge è stato – dopo l’ex Sindaco di Amatrice Pirozzi – tra le voci più forti nel chiedere norme che snelliscano le lentezze burocratiche che stanno paralizzando la ricostruzione, non solo nella “sua” Valnerina umbra, ma in tutto il centro Italia.
Il centrodestra invece – che non si nasconde dietro nessun finto civismo – schiera con orgoglio la Senatrice Donatella Tesei.


Pur avendo abbandonato la battaglia per imporre le “primarie” che per lungo periodo aveva caratterizzato la novità da esaltare quale strumento per una effettiva partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, la scelta è stata fatta su una donna molto capace.
Avvocato e già amministratore locale (è stata eletta Sindaco per ben due volte a Montefalco in provincia di Perugia) la Tesei dal marzo scorso, per volontà di Salvini siede a Palazzo Madama.
E’ stata eletta nel collegio di Terni con la percentuale del 38,5% stracciando, rispettivamente, Marco Moroni (Cinque Stelle) che si è fermato al 28% e Simonetta Mignozzetti (PD) che ha raccolto il 25,5%, percentuali minime per LEU e gli altri.
Basterà il trucchetto del “Patto civico” per abbindolare gli elettori? Sarà sufficiente nascondersi dietro il volto di un imprenditore per far dimenticare gli scandali della sanità umbra che hanno portato alle dimissioni del Presidente del PD Catiuscia Marini?
Quanto sarà influenzato il risultato finale da quella tendenza verso il basso - che tutti gli analisti registrano – della Lega di Matteo Salvini?
Tanti dubbi, tanta rabbia, e una passione: quella per la buona politica, che però rischia di scemare di fronte a tanto trasformismo, a personaggi ormai andati e che non si rassegnano al tempo che passa, all’opportunismo che sì, c’è sempre stato in politica, ma che mai aveva toccato livelli così bassi.
























22.9.19


 Amatrice guarda all’Unesco


Una rinascita 
che passa anche per la Transumanza

di Anna Beatrice d’Assergi


Questa terra sa di buono. Lo si percepisce appena ci si arriva, lo si sente nell’aria. Che sia la catena della Laga, il suo ambiente naturalistico incontaminato, o che siano le persone e gli animali che la abitano, certo è che arrivi in questa terra e te ne innamori. Amatrice non è un luogo come un altro, e non perché è distrutta. È unica, e non per il terremoto che l’ha spazzata via. È speciale, e non perché è terremotata. Amatrice è straordinaria perché è una madre, e come tale è amata infinitamente dai suoi figli. Gente che è rimasta qui nonostante tutto e che è stata capace, dopo il successo della Sagra dei famosi spaghetti di appena venti giorni fa, di rimettersi in moto un’altra volta per un evento anche stavolta legato alla tradizione. Questa è terra di pastori transumanti, quasi tutte le famiglie del posto hanno - o hanno avuto in tempi passati - animali di allevamento. Pecore e mucche, specialmente. Una lunga tradizione, quella della transumanza, che la gente qui ricorda e rievoca. E non lo fa adesso in vista del pronunciamento dell’Unesco: lo fa da tempo, lo faceva prima del terremoto, perché “i figli devono conoscere le origini, devono sapere da dove veniamo, devono capire chi siamo”, dicono, tutti. Una manifestazione corale, quella di ieri e oggi, promossa dall’Amministrazione comunale e patrocinata dalla Regione Lazio, che ha visto al lavoro decine di persone e che ha coinvolto quasi tutte le associazioni del territorio. La parola d’ordine è “insieme”. Le tradizioni di un popolo sono ciò in cui un popolo si riconosce, e qui in montagna il sentimento di legame profondo tra l’uomo e la terra è più forte che altrove. C’è una perfetta armonia, tra questa gente e gli animali, e tra questi e la natura che li circonda, sono un quadro perfetto, “insieme”. Sono una cosa sola, si compenetrano gli uni con gli altri; che l’uomo, l’animale e l’ambiente siano fatti per stare insieme, qui lo si capisce, lo si avverte, è una comunione che vibra nell’aria fresca dei mille metri sul livello del mare. E anche i suoni, e i colori, e gli odori, sono perfettamente incastonati in questo scorcio di Laga immensa e maestosa, fiera di mostrare i suoi colori autunnali in attesa che torni la neve ad imbiancarla e a renderla un piccolo presepe tutto appenninico. Le greggi oggi prenderanno la strada della pianura, salutate dai canti e dai suoni della loro Laga che attende il loro ritorno, a primavera. Sembra un quadro dell’Ottocento, e invece è la Amatrice del terzo millennio, che guarda avanti ma non dimentica se stessa. L’Unesco si pronuncerà a breve ormai, e l’Italia intera - e non solo - spera che la transumanza trovi il suo giusto posto nella lista dei beni patrimonio immateriale dell’umanità. Ma ad Amatrice questo è già successo: per questa gente lo è già, da sempre.


21.9.19

I ritratti del sabato

Beatrice Lorenzin

Nata berlusconiana oggi sta con Zingaretti
Ma in mezzo c'è stata l’adesione all’NCD di Angelino Alfano
e la creazione di un altro paio di partitini

Nel tempo ha sostenuto Monti, Letta e Renzi, 
senza dimenticare Gentiloni e persino il Conte II…  


Er Cavaliere nero



Almeno Angelino Alfano ha avuto il buon gusto di ritirarsi a vita privata.
Lei invece no, Beatrice Lorenzin di tornarsene a fare la semplice cittadina, moglie, mamma, proprio non ci pensa; e pur di mantenere quello scranno a Montecitorio ha cambiato più partiti lei di Scilipoti; nata berlusconiana oggi sta nel PD, ma non quello di Renzi, quello rossissimo di Nicola Zingaretti!
Neppure Pierferdinando Casini era arrivato a tanto, nonostante non sia stato mai berlusconiano, lei invece sì.
Deve tutto, Beatrice, a Silvio Berlusconi e a Forza Italia, partito in cui è nata politicamente e da cui se ne è andata quando non poteva più offrirle poltrone.
Incoerente direbbe il cortese lettore che ci segue sul blog; coerentissima rispondiamo noi.
Berlusconi, Alfano, Enrico Letta, Renzi, Gentiloni; pur essendo queste persone diversissime tra loro, ciascuna di esse ha dato uno scranno (da Deputato e da Ministro) alla nostra Lorenzin, ecco, la coerenza di stare con chi ti può dare una poltrona, in fondo sempre coerenza è…
Nata a Roma nel 1971 - il Padre vi giunse nel 1947 da esule istriano – diviene Consigliere municipale di Ostia a 26 anni e poi coordinatore regionale del Lazio dei giovani di Forza Italia. Il grande salto però la Lorenzin lo compie quando incrocia Paolo Bonaiuti.



E’ infatti proprio Paolino - come lo chiamano affettuosamente gli amici – che da potente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (con delega all’editoria…) nomina la nostra Lorenzin Capo della segreteria tecnica.
Da lì in poi è stato un gioco da ragazzi per la giovane Beatrice sfruttare al meglio tutte le persone che contavano, frequentazioni giuste, relazioni di livello; insomma interpretare un ruolo da protagonista nella stanza dei bottoni.
Bonaiuti nel 2008 la vuole alla Camera, da allora sono cambiati molti Governi e moltissimi Premier ma la Lorenzin è sempre rimasta incollata alla poltrona, non solo a quella di Montecitorio ma anche a quella di Ministro della Salute.
Il suo crediamo sia uno dei pochi esempi di Ministro che nominato tale da Berlusconi nel 2008, vi sia rimasto fino al 2013 nonostante siano cambiati cinque Premier, Berlusconi appunto, e poi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.



Direte voi, ma come è stato possibile? Semplice: Per la prima riconferma è bastato mollare Forza Italia e fondare con Alfano l’NCD, poi nel frattempo fondi un altro paio di partitini (da Alternativa Popolare a Civica Popolare) a sostegno del centrosinistra,  che all’epoca di Renzi andava fortissimo, e il gioco è fatto…




                                               


Avendo esaurito i partiti la Lorenzin ha deciso di approdare nel PD (ha scelto ovviamente il più grande a sinistra quindi con maggiore possibilità di offrire poltrone).
Una domanda: Come la mettiamo, Beatrice, con la tua battaglia contro la legalizzazione delle droghe, piuttosto che la tua contrarietà al matrimonio di coppie dello stesso sesso fino alla possibilità, per costoro. di adottare figli?
E più precisamente, come la metti con la Cirinnà, ora che state nello stesso partito? Ci litighi un giorno sì e l’altro pure, o farai anche su questi temi l’ennesima capriola pur di mantenere lo scranno?

Forse basterà fare l'ennesimo giuramento di “fedeltà”, questa volta a Zingaretti; la coerenza…












































20.9.19

Borghi del Lazio
Arpino


Oggi conosciamo il centro ciociaro
che ha dato i natali ad illustri suoi figli, tra cui
Caio Mario e Marco Tullio Cicerone  

di Roberto Buonasorte



Arpino 
è una delle più antiche città del basso Lazio, tanto che c'è un certo mistero sull'esatta età della sua fondazione, anche se i ritrovamenti archeologici la farebbero risalire ad origini volsche.
Posta a 450 metri sopra il livello del mare, Arpino è famosa, tra l'altro, per aver dato i natali a Caio Mario nato ad Arpinum nel 157 a.C. e a Marco Tullio Cicerone nel 106 a.C.

In onore di quest'ultimo prende il nome il corso della città, ma anche lo storico Collegio Tullio. A memoria dell'antica fondazione invece oltre che alla fierezza per i tanti figli illustri che hanno contribuito alla grandezza di Roma antica, sulla porta medievale d'ingresso è scolpita in una lapide in lingua latina la cui traduzione in lingua italiana così recita: O VIANDANTE, STAI ENTRANDO IN ARPINO, FONDATA DA SATURNO, CITTA' DEI VOLSCI, MUNICIPIO DEI ROMANI, PATRIA DI MARCO TULLIO CICERONE, PRINCIPE DELL'ELOQUENZA E DI CAIO MARIO SETTE VOLTE CONSOLE. L'AQUILA TRIONFALE PRESE IL VOLO DA QUI ALL'IMPERO, SOTTOMISE A ROMA TUTTO IL MONDO. RICONOSCI IL SUO PRESTIGIO, E VIVI IN SALUTE.





Oggi il centro ciociaro conta circa 7.000 abitanti, quasi dimezzati rispetto al picco di oltre 12.000 residenti che ci vivevano negli anni '60.
Distante circa 120 Km da Roma, si raggiunge percorrendo l'autostrada Roma-Napoli deviando all'uscita di Ferentino e seguendo poi le indicazioni per Arpino.

Tra gli edifici storici da non perdere ci sono il Palazzo Quadrini Borromeo, il Castello di Ladislao del XIII secolo, la Chiesa di San Michele, mentre la Patrona è la Madonna di Loreto che si festeggia il 10 dicembre. Da visitare c'è sicuramente l'Acropoli di Arpino che è un importante sito archeologico, particolarmente significativo l'"arco a sesto acuto" rimasto ormai esemplare unico nel suo genere nell'intera area mediterranea.



Mentre la Fontana dell'Aquila Romana - di cui riportiamo di seguito l’immagine -  rappresenta il simbolo della città.




Negli anni '80 si ricorda Arpino come una delle location in cui è stato girato il film capolavoro "Splendor" con Massimo Troisi.
Siti da visitare, eventi a cui partecipare, piatti da gustare, sport da praticare:
si segnalano, nei dintorni di Arpino, le magnifiche cascate di Isola Liri, dal punto naturalistico ci si può incamminare verso il Monte Lungo e i Monti Ernici, per quanto riguarda gli itinerari religiosi segnaliamo la Via Francigena del Sud, il cammino di Benedetto.
A maggio c'è la gara di traduzione di brani di Cicerone, ad agosto invece potremo assistere al Palio delle Contrade.
Per la buona cucina ad Arpino possiamo gustare le sagne e fagioli con gli asparagi selvatici oppure le ciammaruche (lumache al sugo), piccioni ripieni o carni, espressamente locali, come il capretto l'agnello.
Ma dopo tutto questo ben di Dio, occorrerà smaltire con un po' di sport; e quale migliore cosa del trekking? Si può fare nell'area Wilderness presso le Gole del fiume Melfa





18.9.19


Vecchia canaglia!


di Roberto Buonasorte

Già dalle dimissioni di Roberto Giachetti dalla Direzione del PD avvenute due giorni
fa, agli osservatori più attenti certamente non sarà sfuggito che si trattava solo di un anticipo rispetto a ciò che sarebbe successo di lì a poche ore.
Ieri, con l’intervista rilasciata in esclusiva a Repubblica, Matteo Renzi ha annunciato la nascita, già in settimana, di Gruppi autonomi sia alla Camera che al Senato.
Per il Governo è un problema anzi, per dirla alla Franceschini, è un grosso problema.
Con un colpo a sorpresa Renzi ha sparigliato: fregato Giuseppe Conte, indebolito Nicola Zingaretti e neutralizzato Luigi Di Maio; si è ripreso la scena - diventando centrale nel dibattito politico - aumentato il potere contrattuale, ed è riuscito a ridurre (anche per l’atteggiamento dell’altro Matteo) lo scontro solo a loro due, Renzi e Salvini appunto, che se le stanno dando di santa ragione.
Se togliamo la Meloni, che un suo spazio se lo è creato, anche se  lentamente, ma con basi ben solide, il resto dei protagonisti sembrano dei nani, comprimari, irrilevanti…
Dopo lo strappo di Renzi nella sinistra, da ieri mattina di buon‘ora, è stato un susseguirsi di insulti e applausi, sconfessioni ed incoraggiamenti, prese di distanza ed espressioni di solidarietà.
Qualche esempio per rendere l'idea del clima: Ileana Argentin, già Deputata Dem “Finalmente una buona notizia, Renzi se ne va”.
Massimo Cacciari, già Sindaco di Venezia “Renzi ha fatto benissimo, allargherà il consenso al centro”. Pasquale Laurito (Velina Rossa) canta vittoria e si spinge persino a dire che “Chiarito l’equivoco, ora D’Alema e Bersani possono anche tornare nel PD”.
In 44 giorni è cambiato il mondo.
Già, solo 44 giorni:  era infatti il 5 agosto scorso quando veniva votata la fiducia al Decreto sicurezza bis al quale tanto teneva Salvini, tre giorni dopo lo stesso Salvini apriva la crisi presentando una mozione di sfiducia, Conte va al Quirinale e si  dimette, dopo il dibattito Salvini ritira la mozione, iniziano le consultazioni, PDCinque Stelle trovano l’intesa e con il placet dei renziani il 10 settembre parte il Conte due.
Appena una settimana, e quella vecchia canaglia di Matteo Renzi ti rovescia il tavolo come abbiamo qui raccontato.
Ora tutti sono in trepidazione per capire innanzitutto quanti parlamentari seguiranno Renzi, anche se a nostro avviso – osservando la spregiudicatezza con cui si è mosso – molti li lascerà nel PD in modo da condizionare il Governo con i Gruppi autonomi, e il PD con quelli che lascerà in pegno nel gruppo del PD stesso…
Poi ci sarà la Leopolda del 27 ottobre, dove si materializzerà la creatura renziana, il partito, anche se ha già annunciato che la parola “partito" non ci sarà, e nascerà "Italia Viva” (do you remember, Veltroni?) che Renzi vuole spostare al centro.
Vedremo…
Noi il prossimo fine settimana invece ci gustiamo “Atreju 2019” con tante novità in programma e con Giorgia Meloni impegnata sia sul fronte interno per favorire l’allargamento del Movimento ad altre esperienze, che sul fronte internazionale dove è riuscita a ritagliarsi un ruolo importante all’interno della Famiglia dei “Conservatori Europei”.

17.9.19


PD-CINQUE STELLE
INSIEME 
ANCHE NEL LAZIO



di Roberto Buonasorte

Anche nel Lazio dunque, dopo l’accordo a livello nazionale, PD e Cinque Stelle hanno trovato un’intesa.
Certo, non entreranno in giunta e non vi sarà alcun rimpasto, come invece accaduto in Parlamento dopo la crisi di governo aperta da Salvini in pieno agosto, ma appunto un’intesa, sui temi, come dicono loro…
E quindi sarà un gioco da ragazzi per Daniele Leodori - vice Presidente della giunta, ed incline, sia per via del carattere mite, che per formazione culturale e politica – mediare, accontentare un po’ tutti, tirare a campare fino a fine Legislatura.
E Zingaretti che era partito soccombente un anno e mezzo fa con 25 Consiglieri dalla sua parte contro i 26 delle altre opposizioni, oggi se ne ritrova addirittura 37 al suo fianco (se continueranno ad essere utili anche i 2 del “Patto d’aula”) con il centrodestra fermo, inesorabilmente, a quota 14.
Ora si tratterà di ragionare bene sulle mosse future.
Si avrà davanti tutto il tempo necessario per rafforzare il Centrodestra, ristrutturarlo evitando gli errori commessi nel passato e coinvolgere tutte le forze sane ma anche nuove di cui questa parte del campo è davvero fertile.
Sarà un autunno caldo, e non solo sotto l’aspetto climatico: l’antipasto lo abbiamo assaporato già con la manifestazione oceanica organizzata da Fratelli d’Italia lunedì della scorsa settimana a Montecitorio
Si inizierà venerdì prossimo all’Isola Tiberina a Roma con la consueta Kermesse della destra italiana, “Atreju 2019”, giunta alla sua 21ma edizione.

C’è da scommettere, come al solito, su una grandissima partecipazione oltre che su un alto livello di personalità nazionali ed internazionali che animeranno i dibattiti e gli approfondimenti, in attesa, ovviamente, dell’intervento conclusivo della Meloni nella giornata di domenica.
C’è poi la manifestazione indetta per il 19 ottobre dalla Lega a Roma.
Ed infine il 27 ottobre.
Quella domenica infatti si svolgerà il primo test elettorale - le elezioni regionali in Umbria - dopo il cambio di maggioranza al Governo, con varie ipotesi e scenari in campo a seconda della direzione che prenderanno gli eventi.
Innanzitutto c’è da capire se anche in questa Regione, proprio nelle prossime ore, PD e Cinque Stelle troveranno un accordo per sostenere un candidato unico a Presidente; in questo caso ci sarebbe una battaglia abbastanza equilibrata; ma al di là del risultato numerico il dato politico sarebbe quello che le due formazioni, un tempo avversarie, punterebbero ad una alleanza stabile nel tempo a venire.
Se invece l’alleanza saltasse solo in Umbria ma poi si concretizzasse nelle altre Regioni che da qui a poco andranno al voto, poco cambierà.
Ancora, se invece le intese non si faranno in nessuna Regione - con la conseguente probabile vittoria del centrodestra praticamente ovunque -  così come fece D’Alema nel 2000, anche Conte sarebbe costretto a salire al Colle e rassegnare le dimissioni.
Solo in questo caso, a nostro parere, ci sarebbe il ritorno anticipato alle urne.