SENZA PAROLE
di Roberto Buonasorte
In fondo le è bastato togliere lo spazio tra “Con” e “te”
- che era lo slogan della campagna elettorale che nel 2010 la vide eletta alla
presidenza della Regione Lazio - e il
gioco è fatto;
Da ieri il suo nuovo slogan è “Conte”.
E sì perché la sora Renata ne ha fatta un’altra delle sue:
questa volta votando addirittura la fiducia al Presidente Giuseppe Conte.
La cosa che più fa andare in collera, considerando che proviene dal mondo
del sindacato, è che la fiducia l’ha data al Governo che più di ogni altro ha massacrato proprio quel mondo del lavoro che
invece avrebbe dovuto difendere attaccando a testa bassa l’esecutivo rosso
giallo.
All’inizio riuscì, Renata Polverini - e questo va
scritto per onestà intellettuale – a suscitare in molti di noi eletti in Consiglio
regionale anche qualche ammirazione: quel modo gagliardo di affrontare i compagni in aula
con grande determinazione e coraggio ci faceva sentire in qualche modo orgogliosi,
avevamo un Presidente che non te lo mandava a dire, anzi…
Certo ha avuto molti eccessi la Polverini; indimenticabile
quel comizio in piazza a Genzano quando attaccò alcuni contestatori
definendoli “zecche” tra l’imbarazzo di metà giunta regionale che la
circondava, e il suo assessore ai Trasporti, Francesco Lollobrigida che
addirittura, e molto saggiamente, lasciò il palco e se ne andò: fu l’unico.
Trasferì mezza UGL nei posti chiave di via Cristoforo Colombo: Segretario generale della Giunta
nominò il sindacalista campano Salvatore Ronghi, capo di gabinetto il
fedelissimo Pietro Giovanni Zoroddu, l’assessorato più strategico,
quello al Bilancio, alla persona forse a lei più cara, Stefano Cetica.
L’assessorato al lavoro, invece, lo affidò a una donna, Mariella
Zezza, che nella vita di tutto si era occupata tranne che di politiche del
lavoro essendo stata giornalista e addirittura ambasciatrice del Telefono Rosa,
forse è per questo che le impose, quale Capo segreteria, un altro suo
fedelissimo sindacalista: è in quel momento che per la prima volta si
materializzò avanti a me la sagoma di Claudio Durigon.
La Legislatura tutti sappiamo come è finita, ma non era finita lei, infatti grazie al duo Angelucci - Verdini (si dice siano stati loro i suoi due grandi sponsor) Silvio Berlusconi la impone nella lista del PDL facendola diventare Deputato.
Praticamente, chi l'aveva sostenuta con coraggio va a casa e lei in Parlamento...
Alle regionali del 2013 i centristi di Pier Ferdinando Casini,
insieme a Mario Monti e Gianfranco Fini, candidarono alla
presidenza Giulia Bongiorno, azzerando così le residue speranze per un centrodestra uscito lacerato dalla vicenda Fiorito e spianando, di fatto, la strada a Nicola Zingaretti.
Deve essere stato un colpo durissimo per la Polverini, nel 2018, vedere la stessa Bongiorno
diventare ministro in quota Lega, e un suo ex collaboratore, Claudio Durigon,
persino Sottosegretario di Stato, anch’egli nel frattempo folgorato dal
Capitano: Dalla Pontina a Pontida, potremmo dire…
Con Forza Italia in caduta libera, Verdini in galera, gli
Angelucci sotto attacco dei compagni per via delle sue attività nel
campo della sanità e dell’editoria, la Polverini ormai è senza più
protezioni e dunque, come nella migliore tradizione del sindacalista con il
pelo sullo stomaco, ha aspettato il momento giusto per assestare il colpo
decisivo; e quale occasione migliore se non quella di ieri?
E’ passata dall’altra parte pur essendo stata eletta da
quelli di questa parte, un po' come Renzi, che
insieme a quelli di Italia Viva, è stato votato dagli elettori del PD, e ora fa
la guerra al PD.
Insomma un gran casino, o meglio un vero e proprio mercato
delle vacche, che speriamo finisca presto e dunque si possa tornare al voto per
dare finalmente agli italiani un governo di centrodestra che possa affrontare
la crisi sanitaria ed economica con grande coraggio, e non facendo marchette
ogni giorno pur di rimanere incollati alla poltrona.
Previsione finale: nel rimpasto di governo (se Conte resterà
in sella) potrebbero portare la Serracchiani al governo e al suo posto, quale
Presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio, potrebbe arrivare un’altra
donna, indovinate chi potrebbe essere?
‘sti sindacalisti…