28.3.20


La proposta


PRENDI IL REDDITO DI CITTADINANZA?
ALLORA DAI UNA MANO!

Idea dell'azzurro Andrea Ruggieri in tempo di coronavirus

di Roberto Buonasorte


Passando ormai il mio tempo quasi tutto davanti al computer per ragioni di lavoro, tra la “finestra” aperta della casella di posta elettronica e quella del sito della Regione, non può mancare quella collegata alle agenzie di stampa.
E non ce la fai a stare dietro a tutte le notizie; pensate che alle 17.30 di ieri pomeriggio digitando come parola chiave “coronavirus” erano già state battute oltre 8000 agenzie, eppure una mi è balzata agli occhi, titolo: “CORONAVIRUS. RUGGIERI (FI): CHI PRENDE RDC VADA A LAVORARE DOVE SERVE; mi fermo un istante a riflettere e penso, vuoi vedere che quel ragazzaccio di Andrea ha proprio ragione…
In Italia, argomenta il Deputato azzurro, oltre due milioni di persone prendono il Reddito di Cittadinanza standosene a casa.
E se si pensa che percepiscono più costoro rispetto alla miseria dei 600 euro che il Governo vorrebbe dare ai titolari di Partita Iva, e che da qui a pochissimo potrebbero veder perso tutto, questo fa davvero rabbia.
E’ chiaro poi che quella buffonata dei navigator che avrebbero dovuto “assisterli”, guidarli, e ancora le famose tre opzioni eccetera eccetera, in tempo di coronavirus va tutto a farsi benedire, e dunque l’idea.
In effetti dopo essersi riposati per un anno, costoro potrebbero mettersi a disposizione e dare una mano dove serve.
Potrebbero – visto che vengono pagati - per esempio, aiutare nei supermercati o dare assistenza dove ci sono persone con disabilità.
Potrebbero portare la spesa a casa degli anziani che non sono in grado di uscire, o anche recarsi nelle zone terremotate, dove in questi giorni tra l’altro c’è pure tanta neve da spalare…
La Protezione Civile potrebbe coordinare queste centinaia di migliaia di persone, che sono sparse in tutta Italia, e in più quel Reddito detto di cittadinanza in parte potrebbe essere declinato in Reddito di dignità se davvero ci si adopera per il prossimo.
Forza Presidente Conte! In fondo cosa ti costa, abituato come sei a sfornare Decreti ogni due giorni? Un articolo più un articolo meno, a questo punto…
E ne guadagnerebbero anche i grillini, che tanto hanno voluto questa misura assurda: da una parte perché potrebbero dimostrare che questa cazzata a qualcosa almeno è servita, dall’altra “vendicarsi” nei confronti dei percettori che ad esempio nelle ultime regionali in Calabria non li hanno votati neppure per un terzo di quelli che lo incassano.
Si passi dunque dalle parole ai fatti, e dopo che per un anno esatto siamo stati noi a mantenervi, potreste almeno per un paio di mesi, essere voi a servire il nostro Paese.

26.3.20


L’APPROFONDIMENTO

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

di Roberto Buonasorte

Di proposito, amici miei, ho voluto tacere in questi lunghi e tragici momenti; tacere pubblicamente, ma non certo in privato.
Ci siamo sentiti quasi ogni giorno: telefono, chat, videochiamate, come del resto han fatto tutti gli italiani nel tempo del Coronavirus.
Ma non con il blog.
 "Io sto con Mattarella"
 L’ultimo pezzo che ho firmato risale al 7 marzo, venti giorni fa, titolo: “Io sto con Mattarella”. E giù qualche critica – come è giusto che sia – ma oggi mi pare di  capire che tutti stanno con Mattarella
Avevo intuito già da allora che l’antico vizio italico, quello per cui dopo l’ultima sfida della nazionale andata male – a commento della partita – appaiono innanzi a noi trenta milioni di italiani vestiti da Ct con trenta milioni di ricette diverse e probabilmente con trenta milioni di formazioni alternative da far scendere in campo…
Anche nel tempo del Coronavirus, stessa abitudine: tesi e contro tesi, giornalisti alla spasmodica ricerca dello scoop a tutti i costi anziché infondere un po’ di fiducia, di speranza in un popolo preso alle spalle, un intero pianeta aggredito alla sprovvista. Il mostro è arrivato all’improvviso, passato attraverso i muri, superato le frontiere, ignorato le diverse confessioni religiose e incurante del colore della pelle.
Ma dalle nostre parti – fortunatamente in misura ridotta – si preferisce invadere la rete, lanciare continui allarmi e denunce con fare da segugi, che invece spesso sono solo dei poveri repressi.
Una task force di una ventina di persone
No, questa nostra Italia non ha bisogno di ciò: abbiamo bisogno di responsabilità e di leader di partito che prendano in mano la situazione; quanti sono? Sette, otto? Bastano e avanzano. Poi certo bisogna aggiungerci i due Presidenti delle Camere, i rappresentanti delle forze produttive, quelli delle parti sociali, le alte cariche militari e della Protezione civile e stop.
Una task force di una ventina di persone – sotto l'algida e sapiente  guida del Capo dello Stato – e tutti gli altri a casa. Punto.
Se si continua con questa “guerra” sul web, con la rincorsa verso lo scandalo, con la ricerca maniacale dello scoop (che spesso poi si rivela una bufala) si rafforza Conte, perché – e lo scrivo da uomo che sta dall’altra parte della barricata rispetto a quella che sorregge il Presidente del Consiglio – se, come sembra, si intravede un barlume di luce in fondo al tunnel, questo professore “moroteo” (sottovalutato) alla fine ci frega tutti.
Dice Salvini...
Dice Salvini: Basta con questa comunicazione di Palazzo Chigi fatta sui social, non è mica un reality… Mi permetto da persona libera quale ritengo di essere di far notare – e lo scrivo con rispetto verso il leader della Lega - che se c’è stato un politico che negli ultimi due anni ha capitalizzato gran parte delle sue fortune elettorali grazie ad un uso diciamo non proprio sobrio dei social, quello è proprio Matteo Salvini...
Poi certo anche Conte è stato abile nel mettere su una bella squadra comunicativa capeggiata – può essere simpatico o no – da Rocco Casalino il quale, al di là delle stupide battute ed allusioni fatte da personaggi piccoli piccoli,  bisogna dire che nel suo mestiere è bravo.
Parla Meloni, silenzio please
Venti persone al massimo dicevamo, parlino solo i leader. Gli altri zitti, please.
Lo ha capito bene la Meloni, molti l’avevano (anche lei...) sottovalutata all’inizio, un po’ per invidia un po’ per prepotenza, spocchia, arroganza – Arroganza Nazionale, potremmo dire… - tant’è che questi presunti strateghi ci hanno mandato tutti a sbattere.
Oggi invece ha preso in mano la situazione e parla solo lei, pur potendo contare, ad esempio tra i Gruppi Parlamentari, su personalità autorevoli come La Russa, Rampelli, Urso, Rauti, Santanchè; oppure gli emergenti Lollobrigida, Procaccini, Fidanza.
E invece no, ha capito - la Meloni - prima degli altri, che il Professore può fregarci tutti, e dunque sopra l'abito del leader ha indossato anche quello dello statista, abbassando i toni e mettendosi a disposizione per il bene dell'Italia.
Lei si sta dimostrando un gigante politico, e presto lo capiranno anche i tanti nani che affollano il circo della politica.  

7.3.20


L’ANALISI

IO STO CON MATTARELLA


Incredibile l’atteggiamento di Tv, giornali e giornaletti, siti e sitarelli
Tutti uniti nel creare allarmismo
L’esempio del Presidente e la bravura della Meloni

di Roberto Buonasorte


Ricordate il Cavaliere quando – tra le pernacchie dei compagni, e di Fini – in periodi di crisi cercava di infondere fiducia negli italiani dicendo che: “siamo un grande Paese” e che nonostante tutto “i ristoranti sono pieni”?
Aveva ragione.
Oggi, nel tempo del Coronavirus, soprattutto dai professionisti, commercianti, artigiani, dovrebbe alzarsi forte la voce della speranza contro i disfattisti; e così dovrebbero fare anche i mezzi di informazione.
Certo, il diritto di cronaca è sacro, ma lo sciacallaggio no!
Non si può da un lato schierarsi al fianco del popolo delle partite iva, e dall’altro fare terrorismo, mandare in onda immagini di anziani intubati, intervistare disperati che infangano tutto pur di poter attaccare chi oggi è al governo e dunque sperare di raccattare qualche voto giocando con la paura delle persone.
La storia ci ha insegnato che agitando le paure si fa una brutta fine. Ora, al di là della piccola propaganda fatta da qualche giornaletto, sito o sitarello, stupisce la rozzezza impressa da certa TV e da certi giornali:  un massacro pur di fare audience, copie, clic, mi piace…
No, l’Italia ha bisogno – come titolava ieri “L’Avvenire” diretto da Marco Tarquinio, riprendendo le parole del presidente Mattarella, di “Fiducia. E serietà”.
Già, fiducia e serietà; poi arriverà pure il tempo delle elezioni e di un governo che faccia davvero gli interessi degli italiani, ma fino a quel momento occorre pensare al bene comune, come ha ben capito la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che anticipando tutti - come al solito - in un periodo di grande crisi ha dato la sua disponibilità a collaborare con chi per il momento "governa" pur di aiutare il Paese.
E' così che si comportano gli statisti; gli altri, piccoli uomini - e ce ne sono molti in circolazione - in quanto tali andranno a sbattere ed è giusto che poi finiscano nell'oblio: dimenticati.  

5.3.20


L’AFFONDO

A maggio si voterà (forse) per sei Regioni, 
e i grillini avranno tre posizioni diverse
CAMBIATE NOME!
Movimento 5 Scelte, dovreste chiamarvi,
a vedere il modo ondivago 
con cui vi siete mossi in tema di alleanze.
Ma dopo le elezioni suppletive di domenica scorsa a Roma,
potrebbe andar bene anche Movimento 5 per cento

di Roberto Buonasorte

Fino a poco tempo fa mi facevano rabbia, oggi a vederli così disorientati, impauriti, così miti, mi fanno addirittura pena. E’ la storia, o meglio la parabola, dei grillini.
Dall'"uno vale uno" con cui erano partiti, sono arrivati all'"uno decide per tutti", Casaleggio per intenderci.
"Mai alleanze con i partiti" andavate urlando ai quattro venti sia nei comizi di piazza che nelle trasmissioni televisive; ma poi, si sa, il potere piace a tutti: ti ossequiano, si inchinano, quando passeggi nel centro storico di Roma - tu che fino a ieri non contavi nulla - godi come un matto quando ti riconoscono, e tu ti metti in posa, "sculetti", dispensi sorrisi a tutti.
E hai giustamente immaginato: pensa se addirittura andiamo pure al governo...
E così - caro grillino - hai fatto la tua PRIMA SCELTA: attraverso la formidabile “piattaforma Rousseau” hai deciso di allearti con la Lega.
Certo, hai dovuto chiamarlo "contratto", quasi a volergli dare una parvenza di legalità; in realtà si è trattato di un vero imbroglio, tant'è che sui temi dove non c'era accordo, in modo pilatesco lo hai lasciato fuori "contratto" e fuggendo come un coniglio hai fatto sì che quelle scelte le facesse il Parlamento.
Poi c’è stato il colpo di sole agostano dell’altro Matteo che ha voluto aprire una crisi al buio, e sempre tu caro grillino – che nel frattempo avevi dimezzato i voti alle europee rispetto alle politiche dell’anno prima – sei entrato nel panico.
“E ora con il mutuo come faccio se andiamo a casa?” Ti sarai chiesto in quei giorni in cui avevi perso il sonno, oltre al lavoro (che in realtà non hai mai avuto).
Ed ecco che metti in campo un altro imbroglio facendo la SECONDA SCELTA; vai al governo con l’odiato PD: “mai con il Partito di Bibbiano” andavi dicendo fino a poche settimane prima, ricordi?
Passano le settimane, i mesi e i consensi calano a vista d’occhio fino a ridurti al lumicino come dimostrato alle regionali dell’Emilia Romagna e della Calabria.
Ora a maggio (forse) si voterà per sei Regioni e tu, grillino confuso e disorientato non sai che pesci pigliare: vorresti allearti con la sinistra e tirare a campare, ma non puoi dirlo e dunque ricorri – come al solito – alla fantastica piattaforma on line.
Oggi e domani infatti i vostri iscritti saranno chiamati ad esprimersi sul da farsi, ma non per tutte le Regioni.

Sul Veneto, la Toscana, le Marche e la Puglia chiederete di votare per il vostro candidato presidente, e sarà la TERZA SCELTA.

In Campania vi augurate che i centrosinistra convenga sul "vostro" Costa (De Luca il PD lo porterà al Governo?) QUARTA SCELTA.

Per la Liguria avrete un quesito diverso e tutto nuovo: "siete d'accordo - chiederete - ad una alleanza con il PD?" QUINTA SCELTA

Cinque competizioni, cinque scelte diverse. Cambiate nome! "5 Scelte" dovreste chiamarvi, altro che 5 Stelle...


In alternativa, dopo le suppletive di domenica scorsa a Roma, potrebbe andar bene anche "Movimento 5 per cento", ma sbrigatevi perché tra un po’ manco più il 5 prenderete più...














1.3.20


LA RIFLESSIONE


8 anni e 5 mesi a un 78enne: qual è il principio, in termini di rieducazione?
Quel senso delle proporzioni che manca...
Chi sbaglia paga, ma il buonsenso dovrebbe prevalere

di Anna Beatrice d’Assergi

La bancarotta fraudolenta è un reato e come tale vi sono delle pene da scontare per chi lo commette, e questa è una premessa imprescindibile. Ma se i fini rieducativi della pena sono un fondamento sancito persino nella Costituzione, che senso ha portare a Rebibbia un uomo malato di 78 anni, per fargli scontare una condanna a otto anni e cinque mesi di reclusione?
Il caso di cui parliamo è, naturalmente, quello di Vittorio Cecchi Gori, classe 1942. Compirà 78 anni il prossimo aprile, l'imprenditore cinematografico ed ex patron della Fiorentina. 
Significa che uscirà dalle patrie galere alla veneranda età di 86 anni.
La vicenda delle misure alternative alla detenzione è al centro di un vivace dibattito da molti anni: e sono le più varie, oscillando da quelle più intransigenti alle più garantiste. Il “favor rei”, la parolina magica che spesso la fa da padrone per condonare l’impossibile a chicchessia, stavolta non pare abbia avuto molto peso in dibattimento, e così la polizia penitenziaria piantona il Gemelli di Roma, in attesa che il paziente sia dimesso, per condurlo in manette a Rebibbia.
Ma è un Paese normale, quel Paese in cui si è giustizialisti a corrente alternata? Vittorio Cecchi Gori è stato ritenuto colpevole, d’accordo. Una pena la deve scontare, altrimenti “giustizia” sarebbe solo una parola vuota, senza senso. Ma proprio perché un senso ce l’ha, questo vocabolo, allora dovrebbe essere “giusta”.
E per essere giusta, deve tendere alla rieducazione del condannato. Lo dice la Costituzione, la quale è una Carta fondamentale, che non può essere sbandierata solo quando serve al politicamente corretto, o a fare da sostegno a un certo squallido buonismo, che sempre più inonda i mezzi di informazione, i salotti, le piazze, i palcoscenici.
Ha ragione o no, Christian De Sica, quando si dice perplesso nel venire a sapere che a Cecchi Gori, 78 anni, sono stati propinati 8 anni e 5 mesi di reclusione, mentre all’assassino di un giovane sono stati comminati cinque anni?
L’attore si riferisce all’omicidio di Marco Vannini, una bruttissima pagina di cronaca sulla quale ci sarebbe molto da dire.
Ma il tema è anche un altro: questo processo a Cecchi Gori è cominciato una ventina d’anni fa.
Se la giustizia italiana avesse tempi non dico celeri, ma almeno normali, questa sentenza sarebbe arrivata diciamo una quindicina di anni fa.
All’epoca, l’imprenditore aveva poco più di 60 anni. Otto anni di pena da scontare: sarebbe uscito a meno di 70 anni, magari “rieducato”.
Oggi, però, che senso ha sottoporre una persona anziana e malata a un’esperienza costrittiva e devastante come il carcere?
“Rieducare” dovrebbe essere la parola d’ordine. Ma per tutti.