Da Nizza, sua attuale dimora, il
Cav detta la linea ai suoi:
Si al Mes, no alla sfiducia a
Gualtieri.
Con un occhio al proporzionale
e l'altro sognando liste bloccate senza preferenze...
RIECCOLO
di Roberto Buonasorte
Rieccolo! Ma non è Amintore Fanfani.
L’obiettivo del “Dottore”, come lo chiama da sempre con
grande affetto Antonio Tajani – anche quando lui era presidente del
Parlamento Europeo e l’altro confinato ai servizi sociali per la storia di Ruby
– è quello di restare al tavolo che conta indipendentemente si sia all’opposizione
o al governo.
Accadde nel 2011 con “l’inaspettato” sostegno al governo Monti-Fornero…
Si ripeté nel 2016, quando ci trascinò – insieme ad Alfano, Fini e Lorenzin - a sostenere Alfio Marchini sindaco di Roma pur di sbarrare la strada al nascente fronte sovranista:
si prese una “scoppola” che (come si dice a Roma) la metà basta; in realtà una “via
di fuga” ce la offrì Ignazio La Russa.
Era un pomeriggio piovoso a Roma quel martedì 26 aprile del 2016, si era in Piazza del Popolo nella Basilica di Santa Maria
in Montesanto, meglio nota come “la Chiesa degli artisti”, per la
celebrazione della messa nell’anniversario della scomparsa di Teodoro Buontempo,
e a funzione terminata si avvicinò il cofondatore di Fratelli d’Italia chiedendo di appoggiare la Meloni,
ma senza la candidatura in lista di personaggi “ingombranti” de la Destra, ma
semmai con l’inserimento di figure più "fresche"; fu suggerito il nome di chi
scrive.
Proposta cestinata, con tanto di reazione invereconda.
Nel 2018, con il sistema elettorale (che sarà in vigore ancora per poco) meglio noto con il nome di “Rosatellum bis”, il centrodestra si
presentò unito ma non ottenne la percentuale sufficiente per potere governare e
così, sempre quel “diavolo” del Berlusca diede l’ok a Salvini per
formare il governo con Di Maio.
Ovviamente si fece il reddito di cittadinanza, la quota 100, la riduzione del
numero dei parlamentari; ma non un solo atto sul tema del conflitto d’interessi…
Oggi, con Salvini a picco nei sondaggi e all’orizzonte un
sistema elettorale di tipo proporzionale, il Cavaliere si riposiziona e dunque –
forte del potere mediatico di cui dispone – dice sì al Mes e dichiara di non
votare la sfiducia al Ministro dell’Economia Gualtieri.
Su Retequattro, dalla Palombelli, le presenze di Matteo
Renzi sono il doppio di quelle di Salvini…
In queste ore Bisignani “sussurra” che ci sarebbe un
piano per far fuori Conte e sostituirlo con Zingaretti in un nuovo
Governo con tutti dentro, anche se a modesto parere di chi scrive il Premier
arriverà fino al 2023 (al di là delle pallottole a salve sparate da Renzi ad
ogni occasione utile).
Si rischierà, dunque, di tenerceli (questi) per un altro
decennio; a meno che realmente non si voglia offrire agli italiani una vera offerta politica di centrodestra credibile, coeso, moderno.
La prova del nove si avrà quando si voterà e dunque si
affronterà la madre di tutte le battaglie: la nuova legge elettorale.
Se davvero Berlusconi ancora crede nell’unità del
centrodestra, dovrà fare le barricate insieme a Salvini e la Meloni per imporre
un sistema di tipo maggioritario così come lo realizzarono Pinuccio Tatarella
e gli altri con l'approvazione del Mattarellum, in caso contrario saremmo condannati ad
un ritorno al passato dalle prospettive inimmaginabili.
Se poi, come si vocifera in queste ore, in vista delle imminenti elezioni comunali e regionali d'autunno - con la scusa del coronavirus - si vorrebbero eliminare addirittura le preferenze e dunque votare con liste bloccate decise dalle segreterie dei partiti, allora stiamo a posto...
Anche su questo vedremo come si comporterà il Cavaliere: intramontabile, trasformista, illusionista, insuperabile (soprattutto sulla denuncia dei redditi...).