14.7.20


Nel mondo della carta stampata è davvero imbarazzante assistere allo schieramento di “plotoni d’esecuzione” asserviti agli interessi degli editori di riferimento. Di conseguenza l’Italia è fanalino di coda in Europa quanto a libertà di stampa

CONFLITTO DI INTERESSI
LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE



Alla fine, paradossalmente, il più serio è stato Silvio Berlusconi che ha ceduto il controllo del gruppo. Ma anche Urbano Cairo, che è sempre distante dalle beghe di basso rango e che soprattutto non usa la sua forza mediatica per interessi propri  



di Roberto Buonasorte

Doveva servire per “ammazzare” Silvio Berlusconi, la battaglia condotta dalla sinistra sul conflitto di interessi.
Dopo oltre un quarto di secolo dalla discesa in campo del Cavaliere, egli è più vivo che mai – addirittura determinante nello scacchiere politico, almeno stando a quanto scriveva Pagnoncelli sul Corriere qualche giorno fa, se si dovesse tornare al voto con il sistema proporzionale – mentre gli odiatori seriali (ieri il PDS di Occhetto, oggi i grillini) verranno seppelliti dagli eventi: I-NE-VI-TA-BIL-MEN-TE! Come è giusto che sia.
Quello della libera informazione, terza, indipendente, pulita, è un obiettivo - forse un sogno - che ogni democrazia avanzata dovrebbe perseguire, uno tra i più importanti, di quelli da mettere in cima nella scala delle priorità.
Quello italiano, invece, sembra uno Stato più vicino ai regimi sudamericani; infatti finché avremo editori con un enorme conflitto di interessi e che dunque schierano veri e propri “plotoni d'esecuzione” utilizzati per “intimorire”, “ricattare”, “fare pressioni” finalizzati a difendere i propri interessi economici, non si avrà mai un’informazione di livello e degna di questo nome.
Non è un caso se la prestigiosa associazione internazionale Reportèrs Sands Frontiers (a difesa dei giornalisti di tutto il mondo) colloca il nostro Paese al 41esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa; in testa ci sono i Paesi nord europei, dalla Norvegia alla Finlandia, dalla Danimarca alla Svezia. Meglio di noi – pensate – c’è il Ghana, il Sudafrica, il Botswana.
Un tempo se un politico si interessava ad una pratica per dare una mano ad un povero cristo che aveva perso il lavoro o era rimasto improvvisamente orfano, veniva ringraziato, ossequiato, rispettato.
Oggi con Di Maio, Toninelli, Fraccaro e Bonafede al potere, hanno introdotto il reato (ritenuto pericolosissimo...) di "traffico illecito di influenze", tradotto: un elettore disperato mi chiama per chiedere lumi sull'anziana madre che da tre giorni sosta su una barella del pronto soccorso senza che le abbiano fatto nulla, chiamo l'ospedale, la persona che mi risponde (magari non proprio della mia parte politica) si sente pressata, mi denuncia appunto per "traffico illecito di influenze" e se condannato mi becco  pure l'interdizione dai pubblici uffici. Insomma, chiudo con la politica per una telefonata...
Se poi però un editore di giornali, che magari ha interessi nel mondo dell'edilizia e che dunque ha bisogno di avere buoni rapporti con il Comune per avere le concessioni e con la Regione che approva le varianti di piano regolatore o convoca le Conferenze dei servizi, usa il suo quotidiano, sia esso nazionale o locale, per "condizionare" la politica, allora va tutto bene.
Mi approvi in tempi rapidi la concessione? Articoloni ed interviste con tanto di foto sorridente del politico di turno; Sollevo invece qualche dubbio di legittimità sulla tua richiesta? Voglio meglio approfondire la pratica? Convoco gli uffici per assicurarmi che sia tutto a posto? L'editore ordina di assoldare il cecchino, e giù articoli, inchieste sulla vita privata, del politico, di sua moglie, figli, nipoti, cognati. Un inferno...
Per non parlare poi di chi, magari fregiandosi del titolo di giornalista professionista di lungo corso, approfittando dei nuovi mezzi di "informazione" che volano sulla rete come siti e blog, usa - con il ghigno tipico di chi crede di essere intoccabile - i nuovi strumenti con la stessa spregiudicatezza degli editori, di cui al comma precedente.
Insomma, carissimi amici, si stava meglio quando si stava peggio.
Fortunatamente, però, in questo quadro abbastanza desolante emerge una figura sconosciuta ai più, che abbiamo avuto modo già di conoscere tempo fa in un "ritratto" proprio su questo nostro blog: Urbano Cairo, editore tra l'altro de La7 e Corriere, che spicca per riservatezza, grandi capacità imprenditoriali e soprattutto non fa né il costruttore né si occupa di politica.
Ce ne vorrebbero una decina di Cairo in Italia, e allora sicuramente  Reportèrs Sands Frontiers ci metterebbe tra i primi posti in quella famosa classifica mondiale sulla libertà di stampa, che invece ci vede fanalino di coda dopo il Sudafrica, come già detto. Ma corre l'obbligo di ricordare che lì hanno avuto un gigante della storia come Nelson Mandela,  mica Luigi Di Maio...

1 commento:

  1. NON C'È NIENTE DA COMMENTARE, È LA PURA VERITÀ.SIAMO DIETRO A PAESI DEL TERZO MONDO PER QUANTO RIGUARDA L'INFORMAZIONE

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