NON RIFAREI MONTECARLO
Addirittura nel 2010, a proposito della famosa casa, un Ministro del PDL mi esortò a “non mollare!”…
di Roberto
Buonasorte
Qualche giorno fa, parlando con Marco Di Andrea, insieme al quale facemmo la battaglia per
denunciare lo scandalo della famosa casa
di Montecarlo, ci siamo chiesti
se davvero ne sia valsa la pena.
E sì, perché a leggere certe affermazioni, a vedere certe foto, riavvolgere il nastro facendolo tornare indietro di undici anni per poi lasciarlo scorrere lentamente, si capiscono molte cose.
Come si ricorderà l'inchiesta prese il via grazie al lavoro svolto da due bravi cronisti: Gian Marco Chiocci che allora lavorava al Giornale e Giacomo Amadori che scriveva per Libero e Panorama. I due - avendo saputo che l'ingente eredità lasciata ad Alleanza nazionale dalla Contessa Colleoni fu possibile perché era stato il sottoscritto anni prima a presentarla a Fini - mi contattarono per conoscere i dettagli della questione.
Assieme a Di Andrea iniziammo a ricostruire la vicenda dell’eredità.
Militavamo ne La Destra all’epoca, e il
partito era spaccato: da una parte la maggioranza (Storace in testa) che chiedeva a gran voce di “picchiare duro”,
dall’altra i più “tiepidi” (Musumeci
e il compianto Teodoro Buontempo).
Mettemmo insieme i documenti e si partì: era l’estate del 2010
e nelle piazze, sui giornali, nelle televisioni non si parlava d’altro.
Tra Natale e Capodanno del 2010 ero in vacanza a Courmayeur, ed è lì che incontrai un Ministro
del PDL: furono proprio
le sue parole a convincerci ancor di più ad andare avanti nella denuncia,
infatti mi disse con tono deciso “non mollare!”.
La cosa che ci lasciava più di qualche dubbio invece era vedere che
– a parte Berlusconi con la sua
enorme forza mediatica – la quasi totalità del centrodestra (nonostante già
fosse in atto la guerra di Fini che
poi culminò con il famoso “che fai mi cacci?”) pareva
scarsamente condividere la nostra battaglia; non arrivavano gesti di
solidarietà (solo pochi e tiepidi segnali, per giunta rigorosamente in privato),
non c’era un ringraziamento pubblico, una condivisione, un incoraggiamento.
Nulla, eravamo soli contro tutti.
Ci recammo persino nel Principato
di Monaco per farci fare (a spese nostre) da uno tra i più importanti studi
tecnici monegaschi, una perizia che accertasse il reale valore della famosa
casa, affinché si dimostrasse nel processo che il bene era stato svenduto.
Sì, nel processo, perché nel frattempo Roberto e Marco - questi
due pazzi - avevano denunciato e trascinato in tribunale l’allora potentissimo
Signor Presidente della Camera, la terza carica dello Stato…
Eravamo talmente convinti di agire nel giusto che neppure il
rischio di incorrere in qualche pesante ritorsione ci fece balenare l’idea di
mollare.
La vicenda penale, tutti sappiamo come è andata a finire: Fini iscritto nel registro degli
indagati al mattino, archiviato nel pomeriggio…
Anche il processo civile stava prendendo la stessa piega: il
giudice già nella prima udienza obiettò alla nostra tesi secondo la quale con
quella svendita non veniva onorata in pieno la volontà espressa nel testamento
dalla Contessa Colleoni, si adombrava addirittura una condanna alle spese! Dopo
il danno, rischiavamo pure la beffa!
Transammo chiudendo la pratica, e dicendo tra noi: Fini
l’avrà pure scampata nei processi penale e civile, ma non la scamperà nel
“processo politico”.
Poi leggi certe affermazioni, vedi certe foto e pensi: siamo stati proprio degli ingenui…
Lo confesso, non
rifarei Montecarlo.
Non si intraprendono delle battaglie solo se si ha la certezza di vincerle...si fanno perchè giusto farle.
RispondiEliminaE quella della casa di Montecarlo fu una battaglia giusta a prescindere dall'esito dettato dai Tribunali (che per altro la vicenda Palamara ha confermato essere tutt'altro che neutrali soprattutto a Roma).
Il giudizio popolare è quello che veramente deve temere un politico è quello è stato impietoso...certo Fini ci ha messo del suo, in pieno delirio di onnipotenza, andandosi a schiantare da solo contro gli scogli.
Ma a pagare non fu solo lui,i suoi sodali, chi ha taciuto, chi è stato connivente....a pagare è stata tutta la Destra italiana per anni e per questo la condanna non può essere revocata...troppo grande il danno.
Per fortuna è arrivata una donna che ha restituito credibilità alla Destra...ha mancato nel chiedere scusa quota parte ma si è fatta perdonare restituendo dignità e integrità alla Destra italiana.