8.1.21

 

LA FINE DELL’ANTIPOLITICA

ERA ORA!

 

di Roberto Buonasorte

Si stava meglio quando si stava peggio, potremmo dire oggi più che mai prendendo in prestito un vecchio detto pur sempre attuale.

L’Italia, come è noto, è il Paese dei furbetti, e dunque con il mutare delle abitudini, degli andamenti dell’economia e di conseguenza delle dinamiche politiche, il nostro popolo si adegua sempre, in quanto disposto – a secondo delle convenienze – a farsi concavo o convesso.

La tanto odiata Prima Repubblica, è vero che ha prodotto un debito pubblico significativo, ma è pur vero che ha contribuito a diffondere un benessere di cui gli italiani hanno potuto godere per un lungo periodo di tempo.

Oggi dopo anni di sacrifici e politiche restrittive, non solo una sempre più vasta fascia di popolazione è più povera che mai, ma l’andamento del debito pubblico ha raggiunto livelli che soltanto durante la terribile crisi del 1919 aveva conosciuto.

Con il mutare dei costumi, come si diceva in precedenza, mutano anche gli orientamenti politici, e con la scomparsa dei partiti tradizionali ci si è affidati – di volta in volta – all’uomo della provvidenza di turno.

Dal 1992 ad oggi mai più un politico vero (se si esclude la parentesi Renzi) ha varcato il portone di Palazzo Chigi, e infatti i risultati si vedono…

Iniziò la magistratura a picconare la politica, che di fatto spianò la strada verso Chigi al ricco imprenditore venuto dal nord di nome Silvio Berlusconi; dopo il Cavaliere  l’ex Direttore generale del Tesoro Lamberto Dini, per ben due volte il Professore Romano Prodi e il mai molto amato Mario Monti.

Con i partiti ridotti sempre più ad un ruolo marginale dunque – anche a causa di una certa propaganda colpevolmente alimentata anche dalle televisioni di Berlusconi – il popolo si orientava sempre più verso quell’antipolitica qualunquista che ha trovato il suo culmine di consenso nell’esplosione di voti dati a Grillo e ai Cinque Stelle.

Applausi…

Altra conseguenza quella di consacrare, nel 2018, un secondo fenomeno: Matteo Salvini.

Cresciuto a pane e politica da quando aveva i calzoni corti, il segretario della Lega Nord è il capo del partito più vecchio tra quelli che siedono in Parlamento.

Egli, attraverso una propaganda politica oggettivamente molto superficiale ma emotivamente forte ed efficace, porta il suo partito – insieme a quello di Di Maio – al governo nazionale, e anch'esso guidato dall’ennesimo uomo della società civile; quell’avvocato del popolo che tutti abbiamo potuto conoscere i cui disastri sono sotto gli occhi di tutti.

E i grillini, che intanto sono diventati dei professionisti della politica, senza però essere professionali come quelli che c’erano prima – con una doppia capriola hanno cambiato alleato dal giorno alla notte scaricando la Lega ed imbarcando l’odiato PD e il disprezzato Matteo Renzi.

Ancora pochi mesi – ci auguriamo – e questi cialtroni travestiti da innovatori e moralizzatori li manderemo a casa.

Chi invece avrà responsabilità di governo in futuro – con molta probabilità uomini e donne del centrodestra – tragga insegnamento da quanto accaduto negli ultimi venti anni e non commetta gli stessi errori.

Non figuro tra i 13 milioni di italiani che “fanno uso” di Twitter e di ciò sono molto orgoglioso, vivo bene e non ho bisogno di “cinguettare” e sintetizzare in un massimo di 280 battute il mio pensiero.

Preferisco informarmi a fondo prima di parlare, documentarmi prima di scrivere e rileggere almeno due volte prima di pubblicare.

Ci auguriamo che gli uomini e le donne che nel prossimo futuro ci rappresenteranno nei luoghi più prestigiosi delle Istituzioni nazionali ed internazionali si riapproprino dell’arte oratoria intesa nel senso più nobile della parola, vadano fieri di essere anche onesti oltre che bravi politici, pensino al bene comune e non solo a quello di parte, siano protagonisti della fine della perenne contrapposizione, consacrino il definitivo tramonto dell'antipolitica.

Che non è servita proprio a nulla!

 

 

 

 

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