16.1.21

 Il ricordo

 La scomparsa di Romano Misserville


di Biagio Cacciola


Romano Misserville è stato un umanista con la passione per l'avvocatura e la politica. Laureato prestissimo, con una palestra liceale come il Tulliano di Arpino, dove anche senza il lockdown di oggi, i ragazzi non avevano macchina ed erano convittori con orari severi. Fu lì che imparò la passione per i classici che mandava a memoria. Come la divina commedia che, anche da ottantenne, ricordava perfettamente. Da lì la laurea in legge ottenuta con il massimo dei voti. L’estate in Germania a lavorare come muratore con il fratello Natalino, che anticipava il concetto di vacanza lavoro. E subito il praticantato in uno studio prestigioso di Napoli, quello dell'avv. Alfredo de Marsico, già deputato monarchico e fine giurista, uno dei protagonisti del voto contro Mussolini il 25 luglio del 43. A Napoli la passione per lo scrivere lo portò a fare l'esperienza nel quotidiano il “Roma”. Il ritorno in Ciociaria fu quello di un giovane appassionato all'arte e alla professione. E che trasportò tutto questo in politica aderendo al movimento monarchico, poi iniziando la stagione del msi . Il tutto sempre cercando, fortemente, il legame con le persone semplici. Quelle che apprezzavano oltre le sue capacità enormi di avvocato, anche la sua umiltà e generosità. Perché  Romano era un personaggio che instaurava amicizie vere , come da sindaco di Filettino invitando non tanto i colleghi, ma i commessi alle manifestazioni che organizzava nel paese dei Simbruini più alto nel Lazio.  Anche da consigliere provinciale, in numerosi paesi cercò di mettere a disposizione del bene comune la sua preparazione. Mai fazioso, mai piagnucoloso, dimostrò che anche dall'opposizione, allora, si poteva portare il proprio contributo. Invitava a casa mezzo consiglio provinciale con cui discuteva di tutto, sempre serbando amicizia e affetto per coloro che rivestivano una casacca diversa dalla sua. Fu così che arrivò ad essere parlamentare per venti anni, diventando Presidente vicario del Senato e portando i suoi contributi alla terra che amava tanto. Come il completamento del palazzo di Giustizia a Frosinone. Amante dei gesti simbolici, regalò un piccone a Cossiga nella sua visita a Casamari. Lo intrigavano le persone intelligenti, per questo era amico di Giulio Andreotti, con il quale condivideva la passione per i cavalli e con lo stesso Cossiga, tanto da aderire con entusiasmo all'Unione democratica per la Repubblica nel 98. In un momento in cui la An di allora era diventata una sorta di cerchio magico  attorno a Gianfranco Fini. Per questo era un uomo libero con una forte educazione cattolica che non sconfinava in nessun fanatismo e chi gli faceva apprezzare, volterrianamente, anche chi era agnostico. Per questo la politica era per lui un esercizio d'indipendenza e coraggio. E' stato un esempio di libertà per tutti, per gli elettori, gli avversari, la sua famiglia. Lo ricorderemo come eccezione ad ogni conformismo .

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