Il ricordo
La scomparsa di Romano Misserville
di Biagio Cacciola
Romano Misserville è stato un umanista con la passione per
l'avvocatura e la politica. Laureato prestissimo, con una palestra liceale come
il Tulliano di Arpino, dove anche senza il lockdown di oggi, i ragazzi non
avevano macchina ed erano convittori con orari severi. Fu lì che imparò la
passione per i classici che mandava a memoria. Come la divina commedia che,
anche da ottantenne, ricordava perfettamente. Da lì la laurea in legge ottenuta
con il massimo dei voti. L’estate in Germania a lavorare come muratore con il
fratello Natalino, che anticipava il concetto di vacanza lavoro. E subito il
praticantato in uno studio prestigioso di Napoli, quello dell'avv. Alfredo de
Marsico, già deputato monarchico e fine giurista, uno dei protagonisti del voto
contro Mussolini il 25 luglio del 43. A Napoli la passione per lo scrivere lo
portò a fare l'esperienza nel quotidiano il “Roma”. Il ritorno in Ciociaria fu
quello di un giovane appassionato all'arte e alla professione. E che trasportò
tutto questo in politica aderendo al movimento monarchico, poi iniziando la
stagione del msi . Il tutto sempre cercando, fortemente, il legame con le
persone semplici. Quelle che apprezzavano oltre le sue capacità enormi di
avvocato, anche la sua umiltà e generosità. Perché Romano era un personaggio che instaurava
amicizie vere , come da sindaco di Filettino invitando non tanto i colleghi, ma
i commessi alle manifestazioni che organizzava nel paese dei Simbruini più alto
nel Lazio. Anche da consigliere
provinciale, in numerosi paesi cercò di mettere a disposizione del
bene comune la sua preparazione. Mai fazioso, mai piagnucoloso, dimostrò che
anche dall'opposizione, allora, si poteva portare il proprio contributo.
Invitava a casa mezzo consiglio provinciale con cui discuteva di tutto, sempre
serbando amicizia e affetto per coloro che rivestivano una casacca diversa
dalla sua. Fu così che arrivò ad essere parlamentare per venti anni, diventando
Presidente vicario del Senato e portando i suoi contributi alla terra che amava
tanto. Come il completamento del palazzo di Giustizia a Frosinone. Amante
dei gesti simbolici, regalò un piccone a Cossiga nella sua visita a Casamari.
Lo intrigavano le persone intelligenti, per questo era amico di Giulio
Andreotti, con il quale condivideva la passione per i cavalli e con lo stesso
Cossiga, tanto da aderire con entusiasmo all'Unione democratica per la
Repubblica nel 98. In un momento in cui la An di allora era diventata una
sorta di cerchio magico attorno a Gianfranco Fini. Per questo era un uomo
libero con una forte educazione cattolica che non sconfinava in nessun
fanatismo e chi gli faceva apprezzare, volterrianamente, anche chi era agnostico.
Per questo la politica era per lui un esercizio d'indipendenza e coraggio. E'
stato un esempio di libertà per tutti, per gli elettori, gli avversari, la sua
famiglia. Lo ricorderemo come eccezione ad ogni conformismo .
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