IL RICORDO
Ci ha lasciato in silenzio, ad appena 69 anni, facendo
rimanere senza fiato una Comunità che nonostante molti atteggiamenti contraddittori,
gli ha voluto bene
Checchino
di Roberto Buonasorte
Se dicevi Francesco Proietti Cosimi ai più non diceva nulla,
ma appena pronunciavi Checchino…
Scrivo un attimo dopo aver appreso la notizia e la memoria
torna indietro.
Anche se confuso e ancora incredulo, quel lontano 1987 ce l’ho
ancora chiaro in mente.
Fini girava in largo ed in lungo per la provincia di Roma
essendo candidato alla Camera in questo Collegio; l’obiettivo era quello di
superare, in termini di preferenze, Pino Rauti che nella lista – dopo Almirante
– era il numero 2, mentre colui che dopo qualche mese sarebbe diventato il
Segretario nazionale del MSI-DN era il numero 3.
Il luogo era Monterotondo, la mia città, l’evento una cena elettorale in un
ristorante del centro storico; c’erano l’indimenticabile Ettore Ciancamerla, l’amico
Pierluigi Fioretti, Livio Proietti, Gabriele Limido e tanti altri ancora.
In provincia Fini era quasi sempre seguito dal Maestro
Giovanni Battisti, ma per tutti noi era semplicemente Giovannino (un vero Padre per molti
giovani) e c’era pure Checchino, al suo seguito.
Fu in quella cena che Giovannino (che durante la sua
lunga militanza politica ha sempre pensato agli altri e mai per se stesso)
chiese l’impegno a Fini che qualora fossimo riusciti a farlo arrivare secondo,
dopo Almirante, avrebbe assunto Checchino come suo portaborse.
All’esito del voto arrivò primo Almirante ma secondo Fini che
scavalcò Rauti. Checchino venne assunto.
Da quel momento divenne sempre più l’uomo ombra del Capo.
Lo seguì nel bene e nel male, come tanti di quelli ai quali Fini diede molto (quando ancora ci stava con la testa).
Negli ultimi anni aveva rotto con Fini, per questo ci fece un po’
impressione vederli arrivare insieme sulla stessa auto in quel caldo agosto del
2014; ci trovavamo a Roma in piazza Don Bosco, ai funerali di Donato Lamorte.
Negli ultimi tempi, abbiamo appreso dalla rete, aveva ricominciato
ad occuparsi di politica insieme ai suoi vecchi amici: Marco Martinelli, Luigi
Celori ed altri ancora, anche perché – al di là del fatto che ricopri un
incarico o meno – chi ha la politica nel sangue continua sempre a farla, tutti
i giorni, tutte le sere, a volte fino a notte tarda.
Ci mancherà, di Checchino, quella spontaneità tipica
della gente di provincia, “la sana provincia” per dirla alla Ciancamerla, ci
mancherà quel dialetto mai abbandonato del tutto nonostante per anni abbia
frequentato i Palazzi che contano fino ai piani più alti; ci mancherà persino
quel suo ghigno, a metà tra il simpatico e lo strafottente, tipico di quelli che
arrivando dalla lontana periferia, in questo caso ai confini con l’Abruzzo, arriva nella
Capitale e frega tutti…
In fondo sei stato un grande, Onorevole Checchino.
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