C'E' CHI DICE NO
di Roberto Buonasorte
Si sa, in politica poche volte prevale la coerenza, in fondo
una poltrona vale più di mille promesse fatte e poi puntualmente non mantenute;
la più clamorosa fu quella che portò Matteo Salvini – nel 2018 - ad allearsi
con Di Maio accettando di affidare la Giustizia a Bonafede, le infrastrutture a
Toninelli e farci ingoiare il reddito di cittadinanza. Il tutto dopo aver preso
nei collegi uninominali i voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia per eleggere
i parlamentari leghisti e poi vendere quegli stessi voti a Conte, Di Maio e
compagnia cantante.
Giusto per rimarcare i disastri combinati da questi “scienziati”
che purtroppo ancora oggi stiamo pagando.
Le capriole di giornali e televisioni
Le cose che maggiormente stupiscono in questa fase della vita
pubblica del Paese sono almeno due: l’impedimento di farci andare a libere
elezioni al più presto e la folgorazione sulla via di Mario Draghi della quasi
unanimità dell’informazione televisiva fino ad arrivare ai giornaloni e
giornalini vari.
In modo a dir poco inusuale il signor presidente della
Repubblica - con quel discorso che
volutamente è stato definito “drammatico” - ha fatto sapere agli italiani che mai li
avrebbe fatti votare, dettando addirittura un’agenda immaginaria alla cui ultima
voce (tempi per la formazione del nuovo Governo) ha detto che ci sarebbero voluti
tre o quattro mesi, quando tutti sappiamo che in caso di voto - a differenza del
2018 - dalle urne sarebbe uscito un
centrodestra con numeri assolutamente maggioritari e dunque in grado di darci in poco tempo un governo coeso, forte, e soprattutto espressione della volontà
popolare.
Ma tant’è…
Quella legge sul conflitto d'interesse mai varata
Il secondo spunto di riflessione lo vogliamo dedicare alla stragrande maggioranza di chi – in tv come attraverso i giornali – fa informazione.
Preso atto che in Italia non si è mai voluta fare una vera legge sul conflitto d’interesse, non scandalizza che parlamentari/editori (anche se formalmente non lo sono) come Berlusconi per quanto riguarda le televisioni e Angelucci per quanto concerne la carta stampata, essendo di Forza Italia, appoggino il governo Draghi; ciò che invece fa tremare i polsi è la disinvoltura con cui certi giornalisti, con sorprendente agilità, siano saltati sul carro guidato da Mario Draghi e che vede di nuovo insieme Matteo Salvini e Luigi Di Maio (arifacce…), Maurizio Gasparri e Laura Boldrini, Bagnai e Toninelli, Bonafede e Siri… .
In questa situazione, da alcune parti si contesta la scelta fatta da
Giorgia Meloni nel non volere accordare la fiducia a Draghi preferendo rimanere
all’opposizione.
Salvini e i suoi megafoni
Sbagliano Salvini e coloro che gli fanno da megafono nel
definire la posizione della leader di Fratelli d’Italia opportunistica, e
cerchiamo di dire anche perché: se la Meloni, come fa intendere Salvini, guadagnerà
consensi, vorrà dire che sarà stata lei ad essere in sintonia con il popolo e non
lui.
E’ curioso, inoltre, far passare da opportunista chi rinuncia
alle poltrone; diciamo che nella politica italiana è uno dei pochissimi
casi.
E deve essere messo a tacere anche chi fa terrorismo
psicologico adombrando un possibile isolamento di Fratelli d’Italia facendo
inopportuni accostamenti con il MSI.
Innanzitutto, e questo va sottolineato, a differenza dell’esperienza
missina, Giorgia Meloni è Presidente dei Conservatori europei, dunque
rappresenta la terza famiglia tra le formazioni che siedono a Bruxelles;
secondo, a differenza dei tempi in cui vigeva il cosiddetto arco costituzionale
che prevedeva una conventio ad exludendum con il Movimento sociale fuori
da tutto, la Meloni è fuori dall’ammucchiata a sostegno di Draghi per sua
scelta, non perché messa all’angolo dagli altri.
E’ stata coraggiosa e brava, Giorgia Meloni, e questo va
affermato, se volete anche con un certo orgoglio, soprattutto per chi sta a
destra, si definisce patriota, e in molti casi ha militato in passato nella
stessa formazione politica.
Quella lettera dei 24…
Apprendiamo dalla rete – strumento formidabile per far arrivare in un batter d’occhio una notizia – che 24 ex parlamentari ed esponenti di Alleanza nazionale avrebbero inviato una lettera alla Meloni per invitarla a ripensare la sua posizione e ad appoggiare il governo Draghi.
Come quasi tutti gli ex, essi sono spesso animati da una depressione dovuta all'inesorabile tempo che scorre e dalla luce in fondo al tunnel che in realtà appare sempre più lontana e non viceversa.
Quell'appello appare dunque più una polpetta avvelenata per mettere in difficoltà Fratelli d'Italia, che animato da un sentimento finalizzato a dare un consiglio davvero spassionato; anche perché per chi conosce un po' della nostra storia basta scorrerli - quei nomi - per rendersi conto del perché di quella lettera.
E poi, anche se qualcuno se lo sono persino scordato, sono un po' pochini, 24, fra ex parlamentari ed esponenti di Alleanza nazionale, che negli anni ha avuto migliaia di figure di rilievo.
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