1.12.19

Commissario europeo per la cultura:
stavolta ha ragione Franceschini



di Anna Beatrice d’Assergi

“La decisione della Presidente Ursula von der Leyen, che ringrazio per sensibilità e intelligenza politica, restituisce dignità alla cultura, riparando così all’errore commesso nel non aver previsto una delega specifica per un settore fondamentale per l’Unione Europea. Il nostro continente è il principale produttore e consumatore di contenuti culturali e creativi, parte determinante della nostra economia e pilastro fondante della nostra identità culturale”.

È uno stralcio da un comunicato diffuso qualche giorno fa dal Ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini. Sono parole che il Ministro ha pronunciato al Consiglio dei Ministri europei della Cultura. E stavolta Dario ha ragione, perché l’Europa è una realtà complessa, complicata e composta di tantissimi aspetti, tutti importanti, ma ha bisogno anche di mostrare il suo peso culturale nei confronti del mondo intero. 
Del resto, il concetto di Europa è di per sé un concetto culturale: nasce nel Medioevo, epoca di grandi mutamenti e troppo spesso erroneamente stigmatizzata come epoca oscura. Fu tutt’altro, invece: non a caso l’Europa nasce lì, in un percorso durato mille anni, ed è proprio in quei mille anni che il nostro continente ha trovato una conformazione non solo geografica, ma politica, culturale, identitaria. All’epoca questa unità di intenti si trovò nel Cristianesimo, che fu il collante di tanti popoli, culture, tradizioni, usi e costumi diversi. Oggi probabilmente le cose sono un po’ diverse, ma di certo quel concetto di Cristianesimo unificante, che tanto ha dato alla storia dei popoli del mondo, resta alla radice della cultura europea. E dunque l’Europa, la cultura, il peso della cultura europea nel mondo, riassunti nelle parole del Ministro Franceschini quando ha detto ancora: “Adesso anche in Europa dobbiamo avere la capacità di passare da politiche difensive a politiche coraggiose  per esportare i nostri contenuti e creare piattaforme europee. Nel contesto globale la dimensione europea è quella minima per avere forza contrattuale davanti alle grandi multinazionali e ai giganti della rete”.

Un’idea che il ministro italiano ha condiviso con il suo omologo tedesco, Michelle Muntefering: insieme hanno affermato l’intento "di rafforzare la cooperazione tra Italia e Germania nelle politiche culturali per farle diventare centrali nelle scelte dell'Unione europea". E ancora sempre Franceschini aveva precisato, circa l’assenza di questa figura: "E' un limite e un errore che va corretto, soprattutto perché in Europa investire in cultura significa investire anche in economia. Se ci sedessimo al tavolo con qualunque altro Paese nel mondo come Europa, saremmo infinitamente più forti".

Sottolineiamo: “[…]investire in cultura significa investire anche in economia. Se ci sedessimo al tavolo con qualunque altro Paese nel mondo come Europa, saremmo infinitamente più forti”. È proprio così, e speriamo che dunque la strada ora sia quella giusta. Stavolta Dario ci è piaciuto



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