28.11.19


Entra in azione!
Con Calenda e Richetti?






di Roberto Buonasorte

Scrivere è bellissimo perché “costringe” a pensare, correggere il pezzo, rileggerlo più volte, scovare la notizia, fare ricerca storica.
Insomma occorre pensare prima di scrivere e non scrivere – come spesso accade nell’era della velocità – senza pensare.
E così quando la scorsa settimana abbiamo visto le immagini di Calenda e Richetti (quest’ultimo con tanto di zainetto sulla spalla a mo’ di grillino della prima ora) entrare nella sede della Stampa Estera a Roma per presentare l’ennesimo partitino che affollerà la scheda elettorale, la curiosità era tanta.
In realtà sembravano due sfigati in cerca non si sa bene di cosa, e per giunta anche un po’ arrogantello – il Calenda – che ha detto che scende in campo con convinzione e che punta almeno al 10%, altrimenti nemmeno si “scalda”
Ma si rendono conto Calenda e Richetti quanta fatica ci vuole per convincere un italiano su dieci a votare per loro? Calenda poi, con quella faccia da saputello che pretende di spiegare al mondo intero come vanno le cose, è davvero insopportabile. 
Poi quel nome, “Azione”, scritto addirittura in corsivo, quasi a voler dargli quella dinamicità che manca proprio al duo di cui sopra…
Sembrano la copia di Giovanni Toti, che con quel suo modo mite di fare, per rendere almeno un po' attraente il suo partitino, al nome “Cambiamo” ha dovuto persino aggiungere un punto esclamativo, e così dopo averne viste davvero tante ci mancava solo questa; eravamo rimasti all’Avanti!, con il punto esclamativo, ma quello era un giornale, mica un partito...
Poi lo slogan, “Entra in Azione”, e qui la memoria è andata immediatamente ad “Azione Giovani”, l’organizzazione giovanile di Alleanza nazionale che prese il posto del glorioso Fronte della Gioventù, di cui mantenne la fiaccola, impugnata con fierezza.
Questa cosa la sappiamo tutti non c'è bisogno di fare ricerche su internet. Quelli di destra lo sanno a memoria: “Entra in Azione” era uno dei più noti slogan dell’organizzazione di destra; ne furono attaccati centinaia di migliaia di quei manifesti, entrarono davvero in azione migliaia di giovani animati da uno spirito militante che ci invidiavano tutti i partiti.
Ma ce le vedete voi diverse generazioni di giovani caricati a mille da un Giovanni Toti per il solo fatto di aver aggiunto un punto esclamativo al nome del suo partito? O dall’altra parte, pensano, Calenda e Richetti, di raggiungere il 10% (seguono faccine sorridenti) per il solo fatto di aver scelto un nome dinamico e scritto rigorosamente in corsivo – altre faccine – ma siamo seri…
Ma chi gliela cura la comunicazione? "Ma sono del mestiere questi?" Come chiese  Checco Zalone in una divertentissima scena di "Quo vado?"...
In realtà per chi come noi, ancora innamorati della politica fatta di fatica, territorio, militanza, radicamento, meritocrazia, vedere la superficialità con cui nascono questi partitini dal nulla, dall’oggi al domani, senza storia alle spalle, fa davvero rabbia.
Ma passerà anche questa, passerà il tempo della superficialità, quello del consenso facile - che come arriva con altrettanta facilità svanisce - e tornerà, forse, la buona politica; quella fatta da persone perbene, che non si vergognano di definirsi politici, di servire le proprie comunità, ad ogni livello, con tanta passione, onestà, e soprattutto competenza, dote questa sempre più rara.
Ma arriverà il tempo in cui sorgerà una nuova alba, perché - come dicevano i vecchi saggi - più scuro di mezzanotte non si potrà mai fare...


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