I dati diffusi dal Mibac mostrano il volto bello dell’Italia,
quello della cultura e della consapevolezza
Museo che passione
Il Colosseo in vetta alla classifica, seguono gli Uffizi e
Pompei, bene i musei napoletani con Capodimonte in testa
di Anna Beatrice d’Assergi
Il volto bello dell’Italia a volte decide di tornare
prepotentemente a mostrarsi, lo fa schiacciando sotto i suoi piedi le miserie
umane del vandalismo, del disinteresse, della banalità. 7,5 milioni di
visitatori al Colosseo, 4,4 milioni agli Uffizi, 4 milioni nella straordinaria
Pompei, che peraltro ha visto nel 2019 un incremento di 160mila biglietti
staccati negli scavi: sono dati che dimostrano che questo Paese possiede una
marcia in più. E che deve riuscire ad ingranarla come si deve.
Il 2019, complessivamente, ha visto quasi 30 milioni di
visitatori nei primi trenta musei e parchi archeologici statali, 700mila in più
rispetto all’anno precedente.
Seguono, nella classifica stilata dal Ministero guidato da
Dario Franceschini, la Galleria dell’Accademia di Firenze e Castel Sant’Angelo.
Altro dato da rilevare è quello relativo ai 70mila biglietti in più staccati
dalla Galleria Nazionale delle Marche rispetto ai quasi 195mila visitatori del 2018,
un 36,8% in più che fa guadagnare alla Galleria il 26esimo posto della Top 30
ministeriale. Bene i musei napoletani, con il Museo di Capodimonte a quasi
253mila visitatori, Castel Sant’Elmo, il Palazzo Reale, e poi le Terme di Caracalla,
il Castello di Miramare a Trieste, il Palazzo Ducale di Mantova.
Importanti anche i dati che emergono relativamente ai siti
rimasti fuori dalla Top 30: 50mila ingressi in più per i Musei della
Basilicata, un salto in avanti che si deve a Matera, Capitale europea della
cultura. Matera è stata l’occasione per far conoscere le bellezze di una
regione dello Stivale, che di meraviglie ne ha in ogni dove.
Sebbene molto, moltissimo ci sia ancora da fare per far
diventare l’Italia capitale mondiale della cultura, come meriterebbe, Franceschini
ha i suoi meriti in questo trend positivo dei musei e dei parchi archeologici. Si
deve a lui infatti l’iniziativa delle domeniche con ingresso gratuito. Le avevano
abolite, e lui le ha ripristinate, credendo fermamente che potessero costituire
un incentivo importante per indurre le persone a trascorrere una giornata in un
luogo di cultura che è anche occasione di crescita personale, di coinvolgimento
di intere famiglie.
Un passaggio infine va fatto sui siti gratuiti: il Pantheon ha
superato nel 2019 i 9 milioni di visitatori, un aumento del 4% rispetto all’anno
precedente, 400mila persone in più.
Altri dati riferiscono che il numero di visitatori dell’intero
sistema museale nazionale si assesta intorno ai 55 milioni. Le prime cinque
regioni per numero di visitatori sono Lazio, Campania, Toscana, Piemonte e
Lombardia. Il dato mostra una flessione dei parchi monumentali e giardini
storici, causata dal maltempo che troppo spesso ha limitato la fruibilità dei luoghi
all’aperto e anche dalla limitazione delle domeniche gratuite di cui dicevamo
sopra. Stando così le cose, per il 2020 – auspicando un clima favorevole e con
gli ingressi gratuiti ripristinati a fare da volano - potremmo aspettarci
qualche bella sorpresa. Quanto al 2019 appena passato, lo Stato ha avuto un
incremento del 5% di incassi, circa 12 milioni di euro: significa che il
Ministero avrà fondi in più da investire nel settore, come dice lo stesso
Franceschini: “Più incassi vogliono dire più risorse per la tutela e la
ricerca, servizi museali”. E in effetti l’Italia potrebbe davvero vivere di
turismo: ma per fare il vero salto di qualità l’impegno deve essere ai massimi
livelli, vanno valorizzate le peculiarità locali di ogni Comune, di ogni borgo,
di ogni piccolo centro. Perché se il Colosseo è la punta di diamante del
Belpaese, la sua ossatura è composta di pezzi grandi e piccoli, e tutti insieme
questi pezzi vanno a formare il grande colosso della cultura mondiale da
sempre. Non possiamo permetterci di fare errori. La Grecia insegna: per la sua
storia millenaria, per il fatto di essere stata la culla della civiltà per
millenni, questa straordinaria terra avrebbe meritato un destino diverso, sarebbe
degna oggi di essere in vetta in termini di considerazione a livello
internazionale. Non lasciamoci scippare anche noi il primato, quel primato che
ci appartiene da sempre. Altrimenti, cosa resterà di questa epoca difficile e
troppo spesso basata sul banale, sull’inutile, sull’apparenza? Finire sui libri
di storia è un onore, ma è anche una grande responsabilità.
Potremmo essere un Paese dove si potrebbe vivere solo di turismo. E questo me lo disse anche un dottore svizzero innamorato della nostra terra negli anni novanta
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