26.1.20


I dati diffusi dal Mibac mostrano il volto bello dell’Italia, quello della cultura e della consapevolezza

Museo che passione

Il Colosseo in vetta alla classifica, seguono gli Uffizi e Pompei, bene i musei napoletani con Capodimonte in testa

di Anna Beatrice d’Assergi

Il volto bello dell’Italia a volte decide di tornare prepotentemente a mostrarsi, lo fa schiacciando sotto i suoi piedi le miserie umane del vandalismo, del disinteresse, della banalità. 7,5 milioni di visitatori al Colosseo, 4,4 milioni agli Uffizi, 4 milioni nella straordinaria Pompei, che peraltro ha visto nel 2019 un incremento di 160mila biglietti staccati negli scavi: sono dati che dimostrano che questo Paese possiede una marcia in più. E che deve riuscire ad ingranarla come si deve.
Il 2019, complessivamente, ha visto quasi 30 milioni di visitatori nei primi trenta musei e parchi archeologici statali, 700mila in più rispetto all’anno precedente.
Seguono, nella classifica stilata dal Ministero guidato da Dario Franceschini, la Galleria dell’Accademia di Firenze e Castel Sant’Angelo. Altro dato da rilevare è quello relativo ai 70mila biglietti in più staccati dalla Galleria Nazionale delle Marche rispetto ai quasi 195mila visitatori del 2018, un 36,8% in più che fa guadagnare alla Galleria il 26esimo posto della Top 30 ministeriale. Bene i musei napoletani, con il Museo di Capodimonte a quasi 253mila visitatori, Castel Sant’Elmo, il Palazzo Reale, e poi le Terme di Caracalla, il Castello di Miramare a Trieste, il Palazzo Ducale di Mantova.
Importanti anche i dati che emergono relativamente ai siti rimasti fuori dalla Top 30: 50mila ingressi in più per i Musei della Basilicata, un salto in avanti che si deve a Matera, Capitale europea della cultura. Matera è stata l’occasione per far conoscere le bellezze di una regione dello Stivale, che di meraviglie ne ha in ogni dove.
Sebbene molto, moltissimo ci sia ancora da fare per far diventare l’Italia capitale mondiale della cultura, come meriterebbe, Franceschini ha i suoi meriti in questo trend positivo dei musei e dei parchi archeologici. Si deve a lui infatti l’iniziativa delle domeniche con ingresso gratuito. Le avevano abolite, e lui le ha ripristinate, credendo fermamente che potessero costituire un incentivo importante per indurre le persone a trascorrere una giornata in un luogo di cultura che è anche occasione di crescita personale, di coinvolgimento di intere famiglie.
Un passaggio infine va fatto sui siti gratuiti: il Pantheon ha superato nel 2019 i 9 milioni di visitatori, un aumento del 4% rispetto all’anno precedente, 400mila persone in più.
Altri dati riferiscono che il numero di visitatori dell’intero sistema museale nazionale si assesta intorno ai 55 milioni. Le prime cinque regioni per numero di visitatori sono Lazio, Campania, Toscana, Piemonte e Lombardia. Il dato mostra una flessione dei parchi monumentali e giardini storici, causata dal maltempo che troppo spesso ha limitato la fruibilità dei luoghi all’aperto e anche dalla limitazione delle domeniche gratuite di cui dicevamo sopra. Stando così le cose, per il 2020 – auspicando un clima favorevole e con gli ingressi gratuiti ripristinati a fare da volano - potremmo aspettarci qualche bella sorpresa. Quanto al 2019 appena passato, lo Stato ha avuto un incremento del 5% di incassi, circa 12 milioni di euro: significa che il Ministero avrà fondi in più da investire nel settore, come dice lo stesso Franceschini: “Più incassi vogliono dire più risorse per la tutela e la ricerca, servizi museali”. E in effetti l’Italia potrebbe davvero vivere di turismo: ma per fare il vero salto di qualità l’impegno deve essere ai massimi livelli, vanno valorizzate le peculiarità locali di ogni Comune, di ogni borgo, di ogni piccolo centro. Perché se il Colosseo è la punta di diamante del Belpaese, la sua ossatura è composta di pezzi grandi e piccoli, e tutti insieme questi pezzi vanno a formare il grande colosso della cultura mondiale da sempre. Non possiamo permetterci di fare errori. La Grecia insegna: per la sua storia millenaria, per il fatto di essere stata la culla della civiltà per millenni, questa straordinaria terra avrebbe meritato un destino diverso, sarebbe degna oggi di essere in vetta in termini di considerazione a livello internazionale. Non lasciamoci scippare anche noi il primato, quel primato che ci appartiene da sempre. Altrimenti, cosa resterà di questa epoca difficile e troppo spesso basata sul banale, sull’inutile, sull’apparenza? Finire sui libri di storia è un onore, ma è anche una grande responsabilità.


1 commento:

  1. Potremmo essere un Paese dove si potrebbe vivere solo di turismo. E questo me lo disse anche un dottore svizzero innamorato della nostra terra negli anni novanta

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