22.11.19


EX ILVA E ALITALIA
DUE BOMBE SOCIALI



Di Roberto Buonasorte

E’ davvero un gran casino.
Ex Ilva e Alitalia sono due bombe sociali che possono esplodere da un momento all’altro, e questo governo di incapaci e dilettanti allo sbaraglio, gioca sulla pelle di migliaia di lavoratori che rischiano di precipitare nella disperazione; senza calcolare l’enorme danno d’immagine che l’Italia subisce e che, di conseguenza, induce qualsiasi potenziale investitore, anche estero, a girare alla larga dal nostro Paese.
Alitalia fa una perdita secca di un milione di euro al giorno, ripetiamo: ogni mattina che si apre la “saracinesca” un milione di euro dei contribuenti italiani vengono dispersi, buttati, bruciati, proprio come brucia l’altoforno di Taranto, che invece rischia di spegnersi da qui a poco...
Ma se tu hai un’azienda come Alitalia – che potrebbe essere salvata con un investimento importante fatto da una cordata di cui fa parte anche la società Atlantia, controllata dai Benetton – da una parte la implori, quasi in ginocchio di intervenire, e dall’altra c’è chi minaccia, sempre Atlantia, di revocarle le concessioni autostradali, non bisogna essere un illustre accademico per immaginare che probabilmente anziché sentire i rombi dei motori degli aerei  che continuano ad accendersi, si sentiranno i rumori di sonore pernacchie.
Giusto, come ha dichiarato Di Maio ieri, che i morti di Ponte Morandi non si barattano, ma non si può nemmeno “bombardare” tutti i giorni agenzie e telegiornali minacciando di revocare tutte le concessioni autostradali.
Con l’ex Ilva va ancora peggio; qui oltre alla lotta politica è intervenuto anche il Tribunale e persino la Guardia di Finanza.
E se i franco-indiani cercavano una qualsiasi scusa per mollare l’ex Ilva, con l’emendamento grillino che ha abolito lo scudo penale, quella scusa gliel’hanno servita su un piatto d’argento; che fenomeni! Quelli della decrescita felice, quelli che odiano tutti quelli che c’erano prima di loro…
In sintesi, senza voler annoiare il cortese lettore con numeri, teoremi e pistolotti, il Governo italiano in sede di trattativa con ArcelorMittal aveva inserito lo scudo penale, una sorta di immunità rispetto alla gestione precedente e una protezione da eventuali accuse di reato nel percorso di messa a norma dell’acciaieria. Su queste basi e con questi accordi la nuova cordata aveva accettato di rilevare il colosso italiano, ovvio che se tu Governo italiano – con la partita già in corso – mi dai lo scudo, poi lo depotenzi, poi me lo ridai, ed infine me lo togli, io vado in Tribunale e deposito la richiesta di recesso del contratto.
Ovvio signori grillini, è così, ed è inutile che vi lamentate, in uno Stato di diritto le regole vanno rispettate ed i contratti onorati, altro che modifiche al Codice penale con effetto retroattivo, introduzione di norme che minano alla base le più elementari garanzie costituzionali, assurdo prevedere, con la “spazzacorrotti”, effetti retroattivi e continuare ad insistere sul blocco della prescrizione. Va invece garantito, in uno Stato di diritto, a qualsiasi imputato di arrivare al terzo grado di giudizio in brevissimo tempo, poi se si è colpevoli si sconta la pena (possibilmente tutta, senza sconti e sconticini vari) se si è innocenti devo avere la possibilità di rifarmi una vita, una credibilità, riacquistare la dignità.
E questo vale per il cittadino; figuriamoci con il bordello che c’è-come sopra descritto- chi è quel pazzo che investe un solo euro frutto della sua attività imprenditoriale in un Paese “governato” da chi si è battuto solo per il taglio dei parlamentari, e introdotto il reddito di cittadinanza, che ha avuto il coraggio di chiamarlo addirittura “reddito”, che in genere descrive il flusso di denaro che si percepisce in cambio di un’attività lavorativa svolta (la famosa denuncia dei redditi..) e non per starsene sul divano a divorare bustone di pop corn.
Complimenti!

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