EX ILVA E ALITALIA
DUE BOMBE SOCIALI
Di Roberto Buonasorte
E’ davvero un gran casino.
Ex Ilva e Alitalia sono due bombe sociali che possono
esplodere da un momento all’altro, e questo governo di incapaci e dilettanti
allo sbaraglio, gioca sulla pelle di migliaia di lavoratori che rischiano di
precipitare nella disperazione; senza calcolare l’enorme danno d’immagine che
l’Italia subisce e che, di conseguenza, induce qualsiasi potenziale
investitore, anche estero, a girare alla larga dal nostro Paese.
Alitalia fa una perdita secca di un milione di euro al
giorno, ripetiamo: ogni mattina che si apre la “saracinesca” un milione di euro
dei contribuenti italiani vengono dispersi, buttati, bruciati, proprio come
brucia l’altoforno di Taranto, che invece rischia di spegnersi da qui a poco...
Ma se tu hai un’azienda come Alitalia – che potrebbe essere
salvata con un investimento importante fatto da una cordata di cui fa parte anche la
società Atlantia, controllata dai Benetton – da una parte la implori, quasi in
ginocchio di intervenire, e dall’altra c’è chi minaccia, sempre Atlantia, di
revocarle le concessioni autostradali, non bisogna essere un illustre
accademico per immaginare che probabilmente anziché sentire i rombi dei motori
degli aerei che continuano ad accendersi,
si sentiranno i rumori di sonore pernacchie.
Giusto, come ha dichiarato Di Maio ieri, che i morti di Ponte Morandi non si barattano, ma non si può nemmeno “bombardare” tutti i
giorni agenzie e telegiornali minacciando di revocare tutte le concessioni
autostradali.
Con l’ex Ilva va ancora peggio; qui oltre alla lotta politica
è intervenuto anche il Tribunale e persino la Guardia di Finanza.
E se i franco-indiani cercavano una qualsiasi scusa per
mollare l’ex Ilva, con l’emendamento grillino che ha abolito lo scudo penale,
quella scusa gliel’hanno servita su un piatto d’argento; che fenomeni! Quelli
della decrescita felice, quelli che odiano tutti quelli che c’erano prima di
loro…
In sintesi, senza voler annoiare il cortese lettore con
numeri, teoremi e pistolotti, il Governo italiano in sede di trattativa con
ArcelorMittal aveva inserito lo scudo penale, una sorta di immunità rispetto
alla gestione precedente e una protezione da eventuali accuse di reato nel
percorso di messa a norma dell’acciaieria. Su queste basi e con questi accordi
la nuova cordata aveva accettato di rilevare il colosso italiano, ovvio che se
tu Governo italiano – con la partita già in corso – mi dai lo scudo, poi lo
depotenzi, poi me lo ridai, ed infine me lo togli, io vado in Tribunale e
deposito la richiesta di recesso del contratto.
Ovvio signori grillini, è così, ed è inutile che vi
lamentate, in uno Stato di diritto le regole vanno rispettate ed i contratti
onorati, altro che modifiche al Codice penale con effetto retroattivo,
introduzione di norme che minano alla base le più elementari garanzie
costituzionali, assurdo prevedere, con la “spazzacorrotti”, effetti retroattivi e
continuare ad insistere sul blocco della prescrizione. Va invece garantito, in
uno Stato di diritto, a qualsiasi imputato di arrivare al terzo grado di
giudizio in brevissimo tempo, poi se si è colpevoli si sconta la pena
(possibilmente tutta, senza sconti e sconticini vari) se si è innocenti devo
avere la possibilità di rifarmi una vita, una credibilità, riacquistare la
dignità.
E questo vale per il cittadino; figuriamoci con il bordello
che c’è-come sopra descritto- chi è quel pazzo che investe un solo euro frutto
della sua attività imprenditoriale in un Paese “governato” da chi si è battuto
solo per il taglio dei parlamentari, e introdotto il reddito di cittadinanza, che
ha avuto il coraggio di chiamarlo addirittura “reddito”, che in genere descrive
il flusso di denaro che si percepisce in cambio di un’attività lavorativa
svolta (la famosa denuncia dei redditi..) e non per starsene sul divano a
divorare bustone di pop corn.
Complimenti!
Complimenti!
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