6.11.19


DECRETO TERREMOTO,

APPELLO A  ZINGARETTI




Ieri l’audizione di Pirozzi in Commissione Ambiente della Camera (il video è disponibile sulla sua pagina Facebook) 
L’ex Sindaco di Amatrice ha illustrato il pacchetto di proposte da inserire nel Decreto che è in fase di conversione e che sono state già condivise, all’unanimità, dal Consiglio regionale del Lazio
Ora, dopo una sostanziale apertura di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Cambiamo! e in parte del PD, sta a Zingaretti orientare i suoi parlamentari e cogliere questa grande occasione  per far rinascere la speranza ed accelerare la ricostruzione


di Roberto Buonasorte


E’ inutile girarci intorno, ora manca solo l'ultimo tassello e dovrà essere Nicola Zingaretti a saper cogliere questa grande occasione.
Il Governatore del Lazio, e Segretario nazionale del PD, dovrà essere orgoglioso del fatto che l’aula della Pisana (la “sua” aula) la scorsa settimana ha approvato, all’unanimità, e sottolineiamo all’u – na – ni – mi – tà, una mozione a firma Pirozzi con allegato documento composto da tredici punti molto precisi (sottoscritto anche da Fratelli d’Italia) con cui si è chiesto a Zingaretti di farsi interprete verso Governo e Parlamento affinché quei punti possano entrare a pieno titolo nel Decreto Legge, oggi in fase di conversione.
Modifiche utili, anzi indispensabili se davvero si vuole velocizzare la ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto in centro Italia; in primis occorre suddividere il cratere tra i Comuni che hanno avuto la distruzione e che, esattamente come avvenuto per il Ponte Morandi di Genova, dovranno avere un Commissario che agisca con poteri in deroga, mentre nei rimanenti Comuni (quelli che hanno avuto danni lievi) si continuerà ad agire con norme ordinarie.
I primi ad essere contenti e che dovrebbero appoggiare questa linea, dovrebbero essere i grillini, che avendo indicato Farabollini quale Commissario per la ricostruzione, se gli si dessero poteri in deroga potrebbe accelerare la ricostruzione e prendersi i meriti di una inversione di tendenza.
Ricordiamo al cortese lettore che l’intero cratere del centro Italia attualmente è composto da ben 138 Comuni, ma quelli che hanno avuto la distruzione sono meno di 20: non solo Amatrice ed Accumoli, ma anche Arquata, Camerino, Campotosto, CastelluccioCastelsantangelo sul Nera, Norcia, Pieve TorinaUssita, Visso … ed è facilmente comprensibile che senza la suddivisione del cratere e senza agire in modo differenziato, i Comuni che hanno avuto la distruzione (se si continuerà con le lungaggini burocratiche e con leggi ordinarie) non verranno mai più ricostruiti,  con il conseguente e definitivo abbandono di quelle terre da parte di persone coraggiose e straordinarie. Ma hai voglia ad essere definito straordinario e coraggioso, a ricevere una pacca sulla spalla o a vedere tante telecamere nei giorni dei funesti anniversari… Se dopo tre anni siamo fermi al 4% di ricostruzione privata e appena l'1% di quella pubblica e con intere frazioni dove ancora si possono scorgere montagne di macerie, di cosa parliamo? Dobbiamo ancora fare lunghissimi cicli di inutili incontri? Campagne d’ascolto che servono solo a deprimersi ancor più? Cos’è, una trattativa sindacale? Una concertazione? Per favore, la gente è stufa di psicologi e convegni, occorrono invece ruspe e gru, cemento, e tante bandiere tricolore che vogliamo vedere al più presto sventolare sui tetti, che stanno a significare – come da tradizione - l’avvenuta copertura di tante nuove case ricostruite.
Per tutto questo abbiamo scritto nel titolo “Appello a Zingaretti”: si renda parte attiva, il Governatore della Regione più grande, quella che ha avuto il maggior numero di morti, prenda carta e penna e scriva ai suoi parlamentari e – in ossequio a quanto votato alla Pisana – inviti i suoi a trasformare quei tredici punti in altrettanti emendamenti al Decreto, e votino a favore anche le altre forze politiche, così come hanno fatto in Regione Lazio i Consiglieri di tutti i partiti.
Verreste abbracciati con sincerità dalle popolazioni colpite in modo grave, perché si tratterebbe di un gesto concreto e non della solita pacca sulla spalla. Alla prossima occasione pubblica verreste accolti con entusiasmo, perché questo - che da quelle parti è già arrivato - è il quarto inverno consecutivo e, nonostante il coraggio, le pacche sulle spalle, quelle persone sono stremate, e non ne possono più.

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