DECRETO TERREMOTO,
APPELLO A ZINGARETTI
Ieri l’audizione di Pirozzi
in Commissione Ambiente della Camera (il video è disponibile sulla sua pagina Facebook)
L’ex Sindaco di Amatrice ha illustrato il pacchetto di proposte da inserire nel Decreto che è in fase di conversione
e che sono state già condivise, all’unanimità, dal Consiglio regionale del
Lazio
Ora, dopo una sostanziale apertura di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Cambiamo! e in parte del PD, sta a Zingaretti orientare i suoi parlamentari e cogliere questa grande occasione per far rinascere la speranza ed
accelerare la ricostruzione
di Roberto Buonasorte
E’ inutile girarci intorno,
ora manca solo l'ultimo tassello e dovrà essere Nicola Zingaretti a saper cogliere questa grande occasione.
Il Governatore del Lazio, e Segretario nazionale del PD, dovrà essere orgoglioso del fatto che l’aula
della Pisana (la “sua” aula) la scorsa settimana ha approvato, all’unanimità, e
sottolineiamo all’u – na – ni – mi – tà,
una mozione a firma Pirozzi con
allegato documento composto da tredici punti molto precisi (sottoscritto anche
da Fratelli d’Italia) con cui si è chiesto a Zingaretti di farsi interprete verso Governo e Parlamento affinché
quei punti possano entrare a pieno titolo nel Decreto Legge, oggi in fase di
conversione.
Modifiche utili, anzi
indispensabili se davvero si vuole velocizzare la ricostruzione nelle zone
colpite dal terremoto in centro Italia; in primis
occorre suddividere il cratere tra i Comuni che hanno avuto la distruzione e
che, esattamente come avvenuto per il
Ponte Morandi di Genova, dovranno avere un Commissario che agisca con poteri
in deroga, mentre nei rimanenti Comuni (quelli che hanno avuto danni lievi) si continuerà
ad agire con norme ordinarie.
I primi ad essere contenti e che dovrebbero appoggiare questa linea, dovrebbero essere i grillini, che avendo indicato Farabollini quale Commissario per la ricostruzione, se gli si dessero poteri in deroga potrebbe accelerare la ricostruzione e prendersi i meriti di una inversione di tendenza.
Ricordiamo al cortese
lettore che l’intero cratere del centro Italia attualmente è composto da ben
138 Comuni, ma quelli che hanno avuto la distruzione sono meno di 20: non solo Amatrice ed Accumoli, ma anche Arquata, Camerino, Campotosto, Castelluccio, Castelsantangelo sul Nera, Norcia, Pieve Torina, Ussita, Visso … ed è
facilmente comprensibile che senza la suddivisione del cratere e senza agire
in modo differenziato, i Comuni che hanno avuto la distruzione (se si
continuerà con le lungaggini burocratiche e con leggi ordinarie) non verranno
mai più ricostruiti, con il conseguente
e definitivo abbandono di quelle terre da parte di persone coraggiose e
straordinarie. Ma hai voglia ad essere definito straordinario e coraggioso, a
ricevere una pacca sulla spalla o a vedere tante telecamere nei giorni dei
funesti anniversari… Se dopo tre anni siamo
fermi al 4% di ricostruzione privata e appena l'1% di quella pubblica e
con intere frazioni dove ancora si possono scorgere montagne di macerie, di
cosa parliamo? Dobbiamo ancora fare lunghissimi cicli di inutili incontri? Campagne d’ascolto che servono solo a deprimersi ancor più? Cos’è, una
trattativa sindacale? Una concertazione? Per favore, la gente è stufa di
psicologi e convegni, occorrono invece ruspe e gru, cemento, e tante bandiere
tricolore che vogliamo vedere al più presto sventolare sui tetti, che stanno a
significare – come da tradizione - l’avvenuta copertura di tante nuove case
ricostruite.
Per tutto questo abbiamo
scritto nel titolo “Appello a
Zingaretti”: si renda parte attiva, il Governatore della Regione più grande, quella
che ha avuto il maggior numero di morti, prenda carta e penna e scriva ai suoi
parlamentari e – in ossequio a quanto votato alla Pisana – inviti i suoi a
trasformare quei tredici punti in altrettanti emendamenti al Decreto, e votino
a favore anche le altre forze politiche, così come hanno fatto in Regione Lazio
i Consiglieri di tutti i partiti.
Verreste abbracciati con
sincerità dalle popolazioni colpite in modo grave, perché si tratterebbe di un
gesto concreto e non della solita pacca sulla spalla. Alla prossima occasione
pubblica verreste accolti con entusiasmo, perché questo - che da quelle parti è già arrivato - è il quarto
inverno consecutivo e, nonostante il coraggio, le pacche sulle spalle, quelle
persone sono stremate, e non ne possono più.
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