16.11.19

La sovraesposizione del leader leghista 
potrebbe rivelarsi un boomerang

OCCHIO SALVINI,
IN EMILIA SI RISCHIA
Matteo fa bene a spendersi per la Borgonzoni
ma non si sostituisca a lei
Si rischia che gli emiliano-romagnoli
si fidino più del Presidente uscente
Dovrebbe servire da insegnamento
quell'aneddoto che raccontò nel 1999 Guazzaloca…




di Roberto Buonasorte

"Senti, se te lo tieni per te, ti dico che a un certo punto mi chiama il Cavaliere e mi dice: "Guazzaloca, le mando un po' di manifesti in cui invito i bolognesi a votare per lei". Io gli dico: "Grazie Cavaliere, ma non li spedisca a Forza Italia, li faccia arrivare qui al mio comitato che li attacchiamo noi". Sai dove sono quei manifesti? Li ho messi in cantina. E sono ancora lì".
Si apriva così un’intervista che il neo sindaco di Bologna – era il giugno del 1999 – Giorgio Guazzaloca rilasciava ad Antonio Ramenghi per la Repubblica.
Cosa aveva intuito quella volpe del “Guazza”? Che la gara era per il primo cittadino del capoluogo emiliano, e che trasformare una competizione, seppur importante ma sempre locale, in una battaglia dove ci mettevano la faccia pesantemente i leader nazionali, lo avrebbe danneggiato.
A distanza di vent’anni il centrodestra rischia di fare il colpaccio, e se tutto andrà bene dal prossimo febbraio un’emiliano-romagnola, Lucia Borgonzoni, ne sarà il Presidente.
Ma occhio Salvini, in Emilia si rischia.
Non è l’Umbria, l’Emilia Romagna… Se nel primo caso, in una Regione con 700.000 elettori e dunque cinque volte più piccola della seconda, Salvini ha potuto fare un porta a porta scientifico con l’aggravante – per la sinistra – di aver lasciato un'amministrazione travolta da scandali ed arresti, la stessa cosa non si può dire per l'Emilia.
Il buon Bonaccini, da Presidente uscente e perfetto conoscitore di quella complessa e rodata macchina amministrativa che si intreccia con la imponente e radicata filiera della cooperazione, ha capito perfettamente il clima, tant’è che va ripetendo che dal giorno dopo le elezioni “se dovessero vincere quegli altri” –così li chiama- “a governare troverete la Borgonzoni, non Salvini…”.
Come a dire che la competizione è locale e che gli sfidanti debbono confrontarsi in prima persona e sui temi che riguardano il governo regionale e non quello nazionale; insomma – ragiona il Governatore – al di là delle polemiche che riguardano il governo centrale, io voglio essere giudicato sulla mia preparazione, sulla conoscenza della macchina e sui risultati che ho conseguito.
Matteo Salvini dovrebbe, pian piano, con l’avvicinarsi della scadenza elettorale, essere sempre meno presente in modo tale da infondere nell’elettore almeno tre buone ragioni per convincerlo a votare la sua candidata; dimostrare che sa camminare con le sue gambe senza l’ausilio del suggeritore; affrontare i temi locali tralasciando l’Ilva, i barconi e via discorrendo; presentare programmi e squadra con netto anticipo rispetto al 26 gennaio.
Poi ci sarebbe il colpo da maestro che spiazzerebbe Stefano Bonaccini e l’intera coalizione a suo sostegno..
Lucia Bergonzoni dovrebbe prendere un solenne impegno con gli elettori e dire: io non mi chiamo Alessandra Moretti che candidata Presidente dal centrosinistra in Veneto – sconfitta poi da Luca Zaia – alla prima occasione unica, anziché fare il capo dell’opposizione, si è rifugiata su una comoda poltrona a Bruxelles, no, io, dovrebbe dire, anche in caso di sconfitta rimarrò cinque anni a fare l’opposizione a Bonaccini.
Sarebbe ancora più credibile, la Borgonzoni, e la sua apparirebbe davvero come una battaglia condotta per amore verso la sua terra; lo farà? Vedremo…



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