TAGLIO DEI PARLAMENTARI.
MA CON QUALE LEGGE ELETTORALE TORNEREMO ALLE URNE?
di Roberto Buonasorte
Se oggi passerà la legge di riforma costituzionale che taglia
il numero dei componenti di Camera e Senato, inevitabilmente si dovrà
modificare anche la legge elettorale. Sperando che sia l’ultima volta e si
chiuda la brutta stagione secondo cui si sono cambiate le regole ogni volta che
cambiavano i sondaggi, e dunque non si cambiava la legge per renderla più giusta
ma solo per avvantaggiare una certa parte politica in un ben determinato
momento storico.
Il famoso bipolarsimo, ad esempio - che ha caratterizzato
l’ultimo quarto di secolo – nasceva quasi contemporaneamente, ed
inevitabilmente, con quella legge elettorale sostanzialmente maggioritaria, il “Mattarellum” - dal nome di Sergio Mattarella che ne fu il Relatore - dell’aprile del 1993, che “obbligava” di fatto i partiti “affini” a mettersi
insieme.
Ricordiamo l’allora Movimento
Sociale Italiano che gridava allo scandalo invocando la “legge truffa” del 1953, ma poi arrivò
il federatore Silvio Berlusconi e si
andò inaspettatamente al governo.
Dopo il “Mattarellum”, negli anni le leggi elettorali sono state cambiate altre volte: arrivò il “Tatarellum”, dal nome di Pinuccio Tatarella; poi
il “Porcellum”, nome attribuito dopo che Roberto Calderoli definì una “porcata” quella che era
la legge da lui stesso redatta.
Dal “Porcellum” si è passato all’”Italicum” poi al “Rosatellum”
e addirittura al “Rosatellum bis”.
Si è parlato, negli anni, del bipolarismo e del sistema
maggioritario come di una panacea che guariva da tutti i mali provocati dalla
Prima Repubblica; nulla di più falso.
Nel 1994, come abbiamo detto, vinse Berlusconi ma poi, con la
sapiente regia dell’allora Presidente Oscar
Luigi Scalfaro, Bossi fece
cadere il Governo e arrivò quello “tecnico” guidato da Lamberto Dini. Stessa fine fece il Cavaliere nel 2011, quando venne
fatto fuori (allora al Quirinale c’era Napolitano)
e arrivò il Monti. Ed infine il "Conte uno" e "due" dell’ultimo anno, accompagnato nel rocambolesco percorso dal
Presidente Mattarella e voluti, il
primo da Salvini con il placet del Cavaliere, il secondo con
quello di Grillo, Casaleggio e Renzi, e la benevolenza delle cancellerie europee.
Il sistema elettorale maggioritario, dunque, obbliga partiti
– a volte anche molto diversi tra loro - a mettersi insieme, non garantisce
affatto la governabilità, e per alcuni aspetti provoca addirittura danni
peggiori di quelli prodotti nella Prima Repubblica dove, con il proporzionale, almeno si votava il candidato del proprio partito e non quello della coalizione con il quale,
il più delle volte, sul territorio ci si era scontrati violentemente per lunghi anni…
In realtà – e lo ha detto bene Rampelli intervenendo ieri in
aula – la vera riforma da fare, oltre quella della abolizione dei Senatori a
vita, è l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, unica soluzione, questa, che restituirebbe davvero sovranità al popolo. Il resto sono tutte
chiacchiere.
Perché dopo lo spettacolo indegno al quale abbiamo assistito nell’ultimo
anno e mezzo, se l’andazzo della cosiddetta Terza Repubblica dovesse proseguire
in questo modo, in molti rimpiangerebbero la Prima, di Repubblica…
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