Il voto a 16 anni?
Meglio a 21
Vogliono i voti dei pischelli,
ma col cavolo
che danno loro la
possibilità di candidarsi
di Roberto Buonasorte
Ce ne rendiamo conto, l’argomento è delicato e giustamente
anche molto dibattuto, ma un blog come il nostro, che non cestina un articolo che
ci arriva da una Consigliera comunale di Forza Italia di Frosinone molto
critica verso Matteo Salvini, e che non si vergogna di descrivere in modo
positivo l’esperienza politica di Francesco Rutelli, non si pone nemmeno
lontanamente il problema di andare controcorrente rispetto all’ipotesi che
piace ai più di abbassare l’età per votare portandola dagli attuali diciotto
anni ai sedici.
Ci accuseranno di essere dei retrogradi, fascisti,
parrucconi, vedete voi…
Ma sulla questione che sta tenendo banco in questi giorni c’è
poco da ridere.
Dicono - i progressisti di casa nostra – tutti dietro a
Greta, ad applaudire i figli che marinano la scuola per andare a manifestare,
che in fondo è giusto abbassare l’età a sedici anni.
Manco per niente.
Fosse per chi scrive la riporterebbe a ventuno, altro che
sedici!
Esprimere un voto compiuto non è uno scherzo, non è un gratta
e vinci (e anche per il “gratta e vinci bisogna essere maggiorenni,
figuriamoci), occorre maturare una propria convinzione; dare delega a qualcuno
– attraverso il voto – affinché governi la cosa pubblica con onestà e
competenza non è come fare la delega ad un amico affinché ritiri per tuo conto
la raccomandata alla posta o per farti rappresentare nella riunione di
condominio…
Obietteranno: “brutto troglodita, guarda nei Paesi più
avanzati…”: certo, ci viene da rispondere, non a caso infatti, in quei Paesi,
massimo a sedici anni (appunto) o giù di lì, vanno a vivere per conto proprio,
sia i ragazzi che le ragazze.
Hanno un altro approccio con la vita, mica stanno con mamma e
papà fino a quarant’anni…
D’altra parte, così come dimostra la psicologia dell’età
evolutiva, essa si divide in cinque fasi: quella dell’infanzia fino a due anni,
della seconda infanzia fino a sei, della fanciullezza fino a dieci, della
preadolescenza fino a quattordici, e dell’adolescenza dai quattordici ai
diciotto.
Solo dopo, in linea di massima, si raggiunge l’età matura.
Anche nello sport – ne parlavamo ieri con il Mister Pirozzi,
data la sua ultra decennale esperienza da allenatore – è proprio questa la fase
più importante e complessa per un atleta: a 16 anni il giovane è nel pieno
della crescita – morale, intellettiva, psicofisica – e dovrà aspettare ancora
qualche anno per arrivare a maturazione, nel pieno cioè delle sue facoltà
intellettive, fisiche e di discernimento sociale e interpersonale. Non è un
caso che madre natura fissi orientativamente ai 21 anni il completamento dello
sviluppo dell’essere umano, come la scienza testimonia.
E’ dunque una follia pensare di estendere ai sedicenni il
diritto di voto? Certo che sì, soprattutto in una società veloce e superficiale
come quella in cui viviamo ai nostri giorni; immaginate quale grado di
convinzione e conoscenza della materia può aver acquisito il giovanotto che sta
dalla mattina alla sera incollato sul telefonino a chattare sui social…
Nessuna condanna, per carità, ma il sedicenne faccia il
sedicenne; prenda lo scooter e vada a prendere la ragazza a scuola, legga un
buon libro e al sabato sera vada pure in discoteca, durante la settimana si
studia e ogni tanto una partita a calcetto con gli amici.
I giovani facciano i giovani, finché possono: maturino,
osservino, imparino, e poi a diciotto anni (anzi, meglio a ventuno) potranno
iniziare a votare. Tanto, di tempo per cambiare idea e partito ne hanno tanto,
davanti…
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