3.9.19


PIATTAFORMA “RUSSÒ”




Fa discutere lo strumento messo in campo dai Cinque Stelle
Chiunque può dirsi scettico
ma non la destra che per prima ebbe l’intuito
di usare il metodo della consultazione degli elettori
come ausilio per orientare le proprie scelte

di Roberto Buonasorte

Oggi gli iscritti alla “Piattaforma Rousseau” voteranno per esprimere, con un clic, la loro approvazione oppure il dissenso su Conte Premier e sull’alleanza con il PD.
Su questa storia del voto on line la quasi totalità degli osservatori e addetti ai lavori dell’area di centrodestra si è detta contraria manifestando le più diverse critiche.
“Il voto potrebbe essere truccato” hanno affermato taluni, “quei clic sono influenzati da quello che dice Grillo” hanno sottolineato altri, “indeboliscono le prerogative del Capo dello Stato e calpestano la Costituzione” hanno urlato altri ancora.
Se il cortese lettore ci consente, non siamo pienamente d’accordo con queste critiche, cercheremo, con il consueto garbo, e senza avere la pretesa di imporre al resto del mondo la propria linea negando il diritto di replica, di argomentare tali convinzioni.
Intanto va detto che la società, in tutte le sue articolazioni, è mutata radicalmente soprattutto negli ultimi dieci anni, e l’avvento dei social nell’era degli smartphone oggi condiziona tutto, persino sulla scelta del ristorante.
In questo contesto va interpretata la scelta del Movimento Cinque Stelle, che predica l’ “uno vale uno” e la “democrazia diretta”.
La cosa che più spiace è che nell’ambito del centrodestra a queste critiche si sia accodata anche la destra.
E’ proprio la destra infatti che da anni si batte, ad esempio, per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che poi, se vogliamo, rappresenta la più alta espressione di democrazia diretta.
Fummo sempre noi di An gli apripista nel fare le primarie, e mentre i partiti si spartivano le candidature noi chiamammo a raccolta il popolo sotto lo slogan “Decidi Tu!”.  Correva l’anno 1998 e le sperimentammo in occasione delle elezioni provinciali di Roma dove eleggemmo a furor di popolo Silvano Moffa. In quell’anno, e ne sono passati più di venti, fecero il loro ingresso a Palazzo Valentini Giorgia Meloni, eletta nella “sua” Garbatella e poi tanti altri grazie a quello straordinario strumento di democrazia, ricordiamo Lollobrigida trionfare a sorpresa nel Primo Municipio di Roma, Petrella nel quarto, Giorgio CiardiBarbara SaltamartiniGiulio Buffo ad Ostia… Ci fu tanto entusiasmo. Così come ricordiamo i compagni, che avevano perso inaspettatamente, con la loro proverbiale superbia accusarci di aver messo in piedi una “buffonata” (così la chiamarono) ma presero una “suonata” che ancora oggi se la ricordano.
Quanto alle critiche sul fatto che Grillo con i suoi proclami possa influenzare le scelte dei votanti, esse fanno sorridere.
Non c’è nulla di scandaloso – anzi lo riteniamo doveroso – che un leader, chiunque esso sia, esprima il suo pensiero e cerchi di orientare gli iscritti, e se questi saranno la maggioranza vuol dire che la leaderschip è stata convincente ed essa ne esce rafforzata.
Ogni partito decide come vuole: c’è chi lo fa attraverso i “Caminetti”, chi riunendo gli organi di vertice del Partito, chi alzando la posta a colpi di comunicati stampa, con ultimatum e penultimatum…
Fu sempre la destra romana, ancora una volta anticipatrice dei tempi, che fece esattamente quello che faranno i grillini con il voto di oggi.
Come non ricordare infatti i gazebo di Fratelli d’Italia del 2013?
Eravamo alla vigilia delle elezioni comunali di Roma, Alemanno era il sindaco uscente, e nonostante Fratelli d’Italia avesse fatto parte di quella giunta decise, attraverso i gazebo sparsi in città, di chiedere (attenzione: non agli iscritti, ma addirittura ai cittadini) se Fdi avesse dovuto continuare ad appoggiare Alemanno sindaco o candidarne un altro.
L’11 aprile del 2013 dunque quel genio di Rampelli (al quale va riconosciuta una capacità organizzativa e di comunicazione fuori dal comune) tira fuori dal cilindro la consultazione che aveva, tra l’altro, lo stesso slogan di quella di quindici anni prima: “Decidi Tu!”, appunto.
Si votò fino al 16 aprile, e dai dati diffusi parteciparono oltre ventimila persone tra i quali, e addirittura, anche i cittadini di età compresa tra i sedici e diciotto anni.
E fu talmente giusta l’intuizione di Rampelli che dovettero rimandare per giorni la decisione sull’appoggio ad Alemanno per la enorme partecipazione di votanti a quei gazebo.
Si obietta: ma chi ci dice che queste consultazioni non siano taroccate? Figuriamoci; di fronte ad una democrazia così fragile dove un leader di partito che durante le tre ore di una manifestazione una la impiega per fare il comizio, e le altre due le passa a farsi i selfie, di cosa parliamo? 
In realtà è tutta la società che oggi, così virtuale, appare sedata, addormentata.
Addormentati come quelli che votano oggi,  Piattaforma “russò" dovrebbero chiamarla..


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