Solo in Italia si può vedere al governo
chi da anni perde continuamente
Ma va pur detto che Salvini ci ha messo del suo
Verso il ticket Conte-Zingaretti, con Minniti agli Interni
e la De Micheli alle Infrastrutture
Dunque si voterà anche nel Lazio:
scaldano i motori Durigon, Fazzone e Parisi
carte coperte in Fratelli d’Italia
Cinque Stelle e PD insieme, e la giusta fine del “patto d’aula”...
di Roberto Buonasorte
Quando ieri
pomeriggio intorno alle 17 abbiamo letto le prime agenzie che battevano il
calendario delle consultazioni che il Presidente Mattarella aveva disposto, abbiamo
subito intuito che il governo dei perdenti era ormai cosa fatta.
Se infatti
Mattarella avesse preparato un calendario stretto che si fosse concluso già
nella giornata di oggi avrebbe significato che questo “giro” era una semplice
formalità, da chiudere in poche ore a significare che i partiti non avevano
trovato alcun accordo e che quindi si sarebbe andati dritti al voto anticipato.
Ma avendo
invece appreso che gli incontri sarebbero durati due giorni e che l’ultima
delegazione, quella dei Cinque Stelle, sarebbe salita al Colle solo mercoledì
sera abbiamo capito che il la frittata era stata fatta e che l’ulteriore tempo
a disposizione serviva per mettere a punto
non tanto i dettagli programmatici – che saranno elencati nel solito “libro dei
sogni” – quanto all'incastro da trovare per la spartizione delle poltrone.
Certo che
solo dalle parti nostre puoi vedere che chi da quasi due anni perde
consecutivamente tutte le elezioni – dalle comunali fino alle europee passando
per le regionali – poi va al governo della nazione, ma va pur detto che Salvini
ci ha messo del suo prima aprendo irresponsabilmente una crisi al buio, poi
negli ultimi giorni facendo tanti di quei passi indietro (fino al punto di
offrire Palazzo Chigi a Luigi Di Maio) da apparire confuso, senza strategia.
Tutto incredibile, inspiegabile.
Intanto la
coppia Conte Zingaretti si appresta a guidare il “nuovo” esecutivo , e già
circolano le prime indiscrezioni sulla composizione della squadra di governo.
Quasi
sicuramente Giovanni Tria rimarrà al suo posto a vigilare sui conti pubblici e
preparare la manovra di bilancio, Toninelli potrebbe cedere il tanto contestato
posto alle infrastrutture dove potrebbe arrivare Paola De Micheli mentre il
Viminale, liberato da Salvini, potrebbe vedere il ritorno di Marco Minniti.
Di Maio
rimarrebbe al governo ma cambiando ministero.
In tutto
questo gran casino le due note positive, se così possiamo dire, sono la
fine del “patto d’aula” e il fatto che
Zingaretti sarebbe costretto a dimettersi da Presidente della regione e dunque
da qui a pochi mesi potremmo tornare a votare e tentare di riconquistare anche
il Lazio, e già si avanzano le prime ipotesi sui nomi dei candidati presidenti;
se toccasse a Forza Italia ci potrebbe essere Fazzone o Parisi, nella Lega da
sempre ci pensa Durigon, carte coperte in Fratelli d’Italia.
Il PD
probabilmente nell’accordo nazionale pretenderà dai Cinque Stelle un patto
anche per le regionali o con un accordo per correre insieme con un candidato
Presidente unico o rispolverando il “Patto di desistenza” di bertinottiana
memoria, anche se qui da noi puoi fare tutti i patti che vuoi, la gente è talmente
incazzata per la porcata messa in campo da PD e Cinque Stelle che la loro
sconfitta sarebbe sonora, senza precedenti, addirittura umiliante.
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