27.8.19

AL VIA IL GOVERNO DEI PERDENTI





Solo in Italia si può vedere al governo
chi da anni perde continuamente
Ma va pur detto che Salvini ci ha messo del suo
Verso il ticket Conte-Zingaretti, con Minniti agli Interni
e la De Micheli alle Infrastrutture
Dunque si voterà anche nel Lazio:
 scaldano i motori Durigon, Fazzone e Parisi
carte coperte in Fratelli d’Italia
Cinque Stelle e PD insieme, e la giusta fine del “patto d’aula”...

di Roberto Buonasorte

Quando ieri pomeriggio intorno alle 17 abbiamo letto le prime agenzie che battevano il calendario delle consultazioni che il Presidente Mattarella aveva disposto, abbiamo subito intuito che il governo dei perdenti era ormai cosa fatta.
Se infatti Mattarella avesse preparato un calendario stretto che si fosse concluso già nella giornata di oggi avrebbe significato che questo “giro” era una semplice formalità, da chiudere in poche ore a significare che i partiti non avevano trovato alcun accordo e che quindi si sarebbe andati dritti al voto anticipato.
Ma avendo invece appreso che gli incontri sarebbero durati due giorni e che l’ultima
delegazione, quella dei Cinque Stelle, sarebbe salita al Colle solo mercoledì sera abbiamo capito che il la frittata era stata fatta e che l’ulteriore tempo a disposizione  serviva per mettere a punto non tanto i dettagli programmatici – che saranno elencati nel solito “libro dei sogni” – quanto all'incastro da trovare per la spartizione delle poltrone.
Certo che solo dalle parti nostre puoi vedere che chi da quasi due anni perde consecutivamente tutte le elezioni – dalle comunali fino alle europee passando per le regionali – poi va al governo della nazione, ma va pur detto che Salvini ci ha messo del suo prima aprendo irresponsabilmente una crisi al buio, poi negli ultimi giorni facendo tanti di quei passi indietro (fino al punto di offrire Palazzo Chigi a Luigi Di Maio) da apparire confuso, senza strategia. Tutto incredibile, inspiegabile.
Intanto la coppia Conte Zingaretti si appresta a guidare il “nuovo” esecutivo , e già circolano le prime indiscrezioni sulla composizione della squadra di governo.
Quasi sicuramente Giovanni Tria rimarrà al suo posto a vigilare sui conti pubblici e preparare la manovra di bilancio, Toninelli potrebbe cedere il tanto contestato posto alle infrastrutture dove potrebbe arrivare Paola De Micheli mentre il Viminale, liberato da Salvini, potrebbe vedere il ritorno di Marco Minniti.
Di Maio rimarrebbe al governo ma cambiando ministero.
In tutto questo gran casino  le due  note positive, se così possiamo dire, sono la fine del “patto d’aula” e il fatto  che Zingaretti sarebbe costretto a dimettersi da Presidente della regione e dunque da qui a pochi mesi potremmo tornare a votare e tentare di riconquistare anche il Lazio, e già si avanzano le prime ipotesi sui nomi dei candidati presidenti; se toccasse a Forza Italia ci potrebbe essere Fazzone o Parisi, nella Lega da sempre ci pensa Durigon, carte coperte in Fratelli d’Italia.
Il PD probabilmente nell’accordo nazionale pretenderà dai Cinque Stelle un patto anche per le regionali o con un accordo per correre insieme con un candidato Presidente unico o rispolverando il “Patto di desistenza” di bertinottiana memoria, anche se qui da noi puoi fare tutti i patti che vuoi, la gente è talmente incazzata per la porcata messa in campo da PD e Cinque Stelle che la loro sconfitta sarebbe sonora, senza precedenti, addirittura umiliante. 





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