di Anna Beatrice
d’Assergi
Che viviamo
nell’epoca del nulla è chiaro a tutti. Il Terzo Millennio è l’era delle cose
fatte in serie, della mancanza di pensiero e originalità, dei prodotti seriali,
tutti uguali, fatti con lo stampino. Ma i fotomontaggi orribili che troppo
spesso si vedono circolare sul web sono davvero troppo.
Brutti,
fatti male, ridicoli, osceni prodotti di una cultura massificata che sottolinea
l’assenza di intelligenza e di stile, la totale mancanza di buon gusto e di
autocritica. Il
mondo del web è una grande risorsa, se la si usa come si deve,
e diventa un’arma pericolosa quando viene usato male, a cominciare dai patetici
post sul genere “se sei indignato condividi”, proseguendo per i penosi fotomontaggi
di personaggi famosi corredati di vignette improbabili, quasi che oggi – visto
che sul web siamo diventati tutti opinionisti ed esperti di ogni disciplina –
chicchessia si possa sentire in diritto di parlare a nome di Einstein, o di
Galileo, o persino della Vergine Maria. Una delle ultime genialate del web
riguarda proprio Maria Santissima: c’è chi ha scelto di farle fare la “influencer”…
già lo stesso termine, “influencer”, è degno figlio di questa epoca fatta di
niente, ma mettere in bocca alla Madonna addirittura prese di posizione di
carattere politico, insomma è troppo. Manca il rispetto per tutto e per tutti,
e fra qualche secolo gli storici parleranno di questa epoca come di un’epoca
buia, altro che Medioevo… il Medioevo, già. Un periodo storico sottovalutato,
che ancora – nonostante le evidenze storiche e storiografiche ormai sotto gli
occhi di tutti – qualcuno si ostina a considerare come un’epoca retrograda e
oscura. Viva il Medioevo, piuttosto, era di uomini di coraggio, rispettosi,
d’onore. Epoca di buongusto e di raffinatezze che oggi nemmeno sogniamo, incapaci
come siamo persino di mantenere ciò che le generazioni che ci hanno preceduto
ci hanno lasciato in eredità.
I
fotomontaggi sono l’ennesimo esempio di questo “tempo del niente”. La cosa
grave è che spesso campeggiano persino sulle prime pagine dei giornali, i
giornali, quelli che per scriverci devi essere iscritto a un Ordine
professionale, con uno schema deontologico serio e ben inquadrato da tante
norme specificamente pensate per chi fa informazione. Certo, con i “social”
ormai informazione la fanno proprio tutti. Ma forse proprio per questo la
categoria professionale dei giornalisti dovrebbe segnare un po’ le differenze
tra chi pubblica di tutto e di più su un “social” e chi del giornalismo ha
fatto una professione.
Perché
insozzare le pagine dei giornali o le “home pages” di Facebook con questi
obbrobri? Non ci si aspetta un’opera d’arte, sulla prima di un quotidiano o
sulla “home page” di Facebook, per carità: del resto questa epoca non ne
produce granché. Ma un minimo di dignità estetica, almeno questo sì. Ci si
aspetta forse semplicemente una “foto”, anche in omaggio a questa arte, la
“fotografia”, troppo spesso non correttamente considerata. Anche qui, nell’era
dei telefonini che fanno di tutto, siamo tutti fotografi e spesso dimentichiamo
che la fotografia è un’arte vera e propria. Ci sono persone che studiano, per
diventare professionisti della fotografia. E che di certo inorridiscono quando
si ritrovano davanti agli occhi certi terrifici fotomontaggi che di certo non
resteranno nella storia della fotografia, e nemmeno del giornalismo.
Nessun commento:
Posta un commento