11.8.19

QUEGLI ORRIBILI FOTOMONTAGGI




di Anna Beatrice d’Assergi

Che viviamo nell’epoca del nulla è chiaro a tutti. Il Terzo Millennio è l’era delle cose fatte in serie, della mancanza di pensiero e originalità, dei prodotti seriali, tutti uguali, fatti con lo stampino. Ma i fotomontaggi orribili che troppo spesso si vedono circolare sul web sono davvero troppo.
Brutti, fatti male, ridicoli, osceni prodotti di una cultura massificata che sottolinea l’assenza di intelligenza e di stile, la totale mancanza di buon gusto e di autocritica. Il
mondo del web è una grande risorsa, se la si usa come si deve, e diventa un’arma pericolosa quando viene usato male, a cominciare dai patetici post sul genere “se sei indignato condividi”, proseguendo per i penosi fotomontaggi di personaggi famosi corredati di vignette improbabili, quasi che oggi – visto che sul web siamo diventati tutti opinionisti ed esperti di ogni disciplina – chicchessia si possa sentire in diritto di parlare a nome di Einstein, o di Galileo, o persino della Vergine Maria. Una delle ultime genialate del web riguarda proprio Maria Santissima: c’è chi ha scelto di farle fare la “influencer”… già lo stesso termine, “influencer”, è degno figlio di questa epoca fatta di niente, ma mettere in bocca alla Madonna addirittura prese di posizione di carattere politico, insomma è troppo. Manca il rispetto per tutto e per tutti, e fra qualche secolo gli storici parleranno di questa epoca come di un’epoca buia, altro che Medioevo… il Medioevo, già. Un periodo storico sottovalutato, che ancora – nonostante le evidenze storiche e storiografiche ormai sotto gli occhi di tutti – qualcuno si ostina a considerare come un’epoca retrograda e oscura. Viva il Medioevo, piuttosto, era di uomini di coraggio, rispettosi, d’onore. Epoca di buongusto e di raffinatezze che oggi nemmeno sogniamo, incapaci come siamo persino di mantenere ciò che le generazioni che ci hanno preceduto ci hanno lasciato in eredità.
I fotomontaggi sono l’ennesimo esempio di questo “tempo del niente”. La cosa grave è che spesso campeggiano persino sulle prime pagine dei giornali, i giornali, quelli che per scriverci devi essere iscritto a un Ordine professionale, con uno schema deontologico serio e ben inquadrato da tante norme specificamente pensate per chi fa informazione. Certo, con i “social” ormai informazione la fanno proprio tutti. Ma forse proprio per questo la categoria professionale dei giornalisti dovrebbe segnare un po’ le differenze tra chi pubblica di tutto e di più su un “social” e chi del giornalismo ha fatto una professione.
Perché insozzare le pagine dei giornali o le “home pages” di Facebook con questi obbrobri? Non ci si aspetta un’opera d’arte, sulla prima di un quotidiano o sulla “home page” di Facebook, per carità: del resto questa epoca non ne produce granché. Ma un minimo di dignità estetica, almeno questo sì. Ci si aspetta forse semplicemente una “foto”, anche in omaggio a questa arte, la “fotografia”, troppo spesso non correttamente considerata. Anche qui, nell’era dei telefonini che fanno di tutto, siamo tutti fotografi e spesso dimentichiamo che la fotografia è un’arte vera e propria. Ci sono persone che studiano, per diventare professionisti della fotografia. E che di certo inorridiscono quando si ritrovano davanti agli occhi certi terrifici fotomontaggi che di certo non resteranno nella storia della fotografia, e nemmeno del giornalismo.

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