20.8.19

IL GIORNO DELLA VERITA’




Oggi alle 15 Giuseppe Conte riferirà in Senato
L’ipotesi più accreditata è quella di un Governo M5S-PD,
ma chi fermerà l’ira popolare per quest’imbroglio?
Il difficile ruolo di Mattarella, quello di Zingaretti
che accarezza l’idea di fare il Ministro e quel sondaggio
che domenica ha rovinato la giornata a Beppe Grillo
Clamorose novità per le regionali

di Roberto Buonasorte

Chi ci segue sa bene che in questo blog oltre che scrivere di politica ci piace affrontare anche temi di attualità, cronaca, cultura.
Ma oggi non si può derogare, è il giorno della verità.
Giuseppe Conte alle 15 in punto si presenterà in Senato e, come chiesto dallo stesso, riferirà all’Assemblea; lo farà per affrontare nel dettaglio la difficile situazione politica che si è creata a seguito della Mozione di sfiducia presentata proprio a Palazzo Madama dai leghisti.
“La crisi più pazza del mondo” la definiscono un po’ tutti gli osservatori, quella aperta da Matteo Salvini l’8 di agosto, a Camere chiuse.
“Pazza” perché non ha bene calcolato, il “Capitano”, i modi, i tempi, le
conseguenze.
Parliamoci chiaro: se si dovesse arrivare ad un Governo giallo rosso, al posto di quello giallo verde, non sarebbe il primo – e probabilmente neppure l’ultimo – “ribaltone” che questa nostra povera Italia subirebbe.
Accadde con l’arrivo di Lamberto Dini quando fecero fuori Berlusconi, era il gennaio del 1995, poi con Monti sempre per liberarsi di Berlusconi, ed era il 2011, ma mai come questa volta l’ira popolare sarebbe davvero incontrollabile per l’ennesimo imbroglio perpetrato. Vedremo...
Intanto gli occhi sono tutti puntati verso il Colle.
Il Presidente Mattarella, per sua natura, per cultura politica, è persona profondamente diversa dal suo predecessore.
Giorgio Napolitano era più propenso alle manovre, ad agire da protagonista, a muoversi come colui che conduce il gioco in prima persona; Sergio Mattarella svolge la sua funzione più da notaio, ascolta, riflette e quindi non “imporrà” il suo volere o i suoi auspici.
La battaglia dunque la giocheranno i partiti, le correnti.
E mentre a parole tutti dicono di voler tornare a votare gli unici sinceri sono quelli del centrodestra che vincerebbe a spasso, e Nicola Zingaretti che potrebbe così sostituire i Gruppi parlamentari, attualmente in gran parte di osservanza renziana, con i suoi. 
Con Zingaretti, tra l’altro che starebbe accarezzando l’idea di entrare nel Governo, si dimetterebbe da Presidente della Regione, e lo stesso inciucio che stanno facendo a livello nazionale lo farebbero anche alle regionali dove con un contratto di governo locale si presenterebbero insieme PD e grillini; già dalle tornate prossime dell’Umbria, dell’Emila, della Toscana, delle Marche, della Calabria, e ovviamente del Lazio.
Chi invece le urne le teme sono i Cinque Stelle e Renzi.
I primi per paura dei risultati (pare che domenica, a Marina di Bibbona, quando erano tutti riuniti nella villa di Grillo quest’ultimo sia saltato dalla sedia vedendo l’ultimo sondaggio, che dava il Movimento al 7%).
Il secondo perché ha bisogno di tempo per dare vita e strutturare il suo nuovo partito prima di fare la scissione dal PD e dar vita a Gruppi parlamentari autonomi. 
Occorrerà dare vita a tante manifestazioni di protesta in tutta Italia e da questo punto di vista ancora una volta Fratelli d’Italia è stato il partito più lesto.
Oggi pomeriggio a San Benedetto il partito di Giorgia Meloni farà la prima manifestazione in tal senso alla presenza di parlamentari e politici locali, perché a fronte dell’ennesima vergogna che si sta consumando, solo il popolo sovrano potrà ribaltare i giochi di Palazzo.

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