Oggi alle 15 Giuseppe
Conte riferirà in Senato
L’ipotesi più
accreditata è quella di un Governo M5S-PD,
ma chi fermerà l’ira
popolare per quest’imbroglio?
Il difficile
ruolo di Mattarella, quello di Zingaretti
che accarezza l’idea
di fare il Ministro e quel sondaggio
che domenica ha
rovinato la giornata a Beppe Grillo
Clamorose novità per
le regionali
di Roberto Buonasorte
Chi ci segue sa bene che in questo blog
oltre che scrivere di politica ci piace affrontare anche temi di attualità,
cronaca, cultura.
Ma oggi non si può derogare, è il giorno
della verità.
Giuseppe Conte alle 15 in punto si presenterà in Senato e, come chiesto dallo
stesso, riferirà all’Assemblea; lo farà per affrontare nel dettaglio la
difficile situazione politica che si è creata a seguito della Mozione di
sfiducia presentata proprio a Palazzo Madama dai leghisti.
“La crisi più pazza del mondo” la
definiscono un po’ tutti gli osservatori, quella aperta da Matteo Salvini l’8 di agosto, a Camere chiuse.
“Pazza” perché non ha bene calcolato, il
“Capitano”, i modi, i tempi, le
conseguenze.
Parliamoci chiaro: se si dovesse
arrivare ad un Governo giallo rosso, al posto di quello giallo verde, non
sarebbe il primo – e probabilmente neppure l’ultimo – “ribaltone” che questa
nostra povera Italia subirebbe.
Accadde con l’arrivo di Lamberto Dini quando fecero fuori Berlusconi, era il gennaio del 1995,
poi con Monti sempre per liberarsi
di Berlusconi, ed era il 2011, ma mai come questa volta l’ira
popolare sarebbe davvero incontrollabile per l’ennesimo imbroglio
perpetrato. Vedremo...
Intanto gli occhi sono tutti puntati
verso il Colle.
Il Presidente Mattarella, per sua natura, per cultura politica,
è persona profondamente diversa dal suo predecessore.
Giorgio Napolitano era più propenso alle manovre, ad agire da
protagonista, a muoversi come colui che conduce il gioco in prima persona;
Sergio Mattarella svolge la sua funzione più da notaio, ascolta, riflette e
quindi non “imporrà” il suo volere o i suoi auspici.
La battaglia dunque la
giocheranno i partiti, le correnti.
E mentre a parole tutti dicono
di voler tornare a votare gli unici sinceri sono quelli
del centrodestra che vincerebbe a spasso, e Nicola Zingaretti che potrebbe così sostituire i Gruppi
parlamentari, attualmente in gran parte di osservanza renziana, con i
suoi.
Con Zingaretti, tra l’altro che starebbe
accarezzando l’idea di entrare nel Governo, si dimetterebbe da Presidente della
Regione, e lo stesso inciucio che stanno facendo a livello nazionale lo
farebbero anche alle regionali dove con un contratto di governo locale si
presenterebbero insieme PD e grillini; già dalle tornate prossime dell’Umbria, dell’Emila, della Toscana,
delle Marche, della Calabria, e ovviamente del Lazio.
Chi invece le urne le teme
sono i Cinque Stelle e Renzi.
I primi per paura dei risultati (pare
che domenica, a Marina di
Bibbona, quando erano tutti riuniti nella villa di Grillo quest’ultimo sia saltato dalla sedia vedendo l’ultimo sondaggio,
che dava il Movimento al 7%).
Il secondo perché ha bisogno di tempo
per dare vita e strutturare il suo nuovo partito prima di fare la scissione dal
PD e dar vita a Gruppi parlamentari autonomi.
Occorrerà dare vita a tante
manifestazioni di protesta in tutta Italia e da questo punto di vista ancora
una volta Fratelli d’Italia è stato
il partito più lesto.
Oggi pomeriggio a San Benedetto il partito di Giorgia
Meloni farà la prima manifestazione in tal senso alla presenza di
parlamentari e politici locali, perché a fronte dell’ennesima
vergogna che si sta consumando, solo il popolo sovrano potrà ribaltare i
giochi di Palazzo.
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