A furia di tirarla la corda
si è spezzata
Ora però non si
inventino giochini, si dia immediatamente
la parola agli
elettori, anche se salterà il taglio dei parlamentari
di Roberto Buonasorte
E’ andato in onda il gioco del cerino
ieri a tarda sera tra Salvini Di Maio e Giuseppe Conte, in diretta, come è ormai di prassi in questo tempo
dove tutto precipita in pochi istanti, spesso con un tweet, in diretta Facebook
o per via di una immagine catturata su Instagram.
Ieri invece, se questo può consolarci, il dramma si è consumato attraverso la tradizionale
televisione.
Conte che non si presentava in
conferenza stampa in attesa di ascoltare fino all’ultima parola il comizio di
Salvini a Pescara, dove non ha mai pronunciato
la parola crisi, di fatto l’ha però aperta, e Giuseppe
E il povero Di Maio, nella
disperazione più totale, pur di allungare il brodo sta tentando di giocare la
sua ultima carta, quella di votare – anche il 20 agosto dice lui – l’ultimo
passaggio alla Camera sul taglio dei
parlamentari.
Questo passaggio, di fatto, impedirebbe
di votare in ottobre perché occorreranno almeno sei mesi per ridisegnare i collegi elettorali e la celebrazione
del Referendum confermativo.
Tattiche, giochini, e guerra dei
nervi, è la partita a cui stiamo assistendo ormai da troppo tempo; già dal
giorno successivo l’approvazione del contratto di governo e la nascita della
maggioranza gialloverde, potremmo dire.
Salvini ha giocato con Di Maio come
il gatto con il topo, ma non solo Salvini, il povero Giggino i nemici li ha avuti
anche in casa se è vero come è vero che un giorno si e l’altro pure lo hanno
preso a sganassoni; nei giorni pari da Roberto
Fico e in quelli dispari da Di
Battista…
Alle urne dunque, e senza indugio!
Nella speranza che il Capo dello
Stato, nelle cui mani sta il pallino, rispetti la volontà del Parlamento, e
diremmo anche quella popolare, stando ai
sondaggi e agli ultimi risultati elettorali; gli italiani vogliono un nuovo governo,
di centrodestra; sovranista aggiungiamo noi.
Ne sarebbe lieto, di elezioni
anticipate, anche Nicola Zingaretti,
al quale poco importa se il PD prenderà il 18, il 20 o il 22%, egli sa bene che
sarà costretto ad un lungo periodo di opposizione, ma almeno avrà fatto fuori
dai gruppi parlamentari tutti i renziani.
Salvini e Meloni, stando a tutti i
sondaggi invece, avrebbero una maggioranza schiacciante e il popolo italiano,
finalmente, avrebbe un esecutivo coerente, coeso e con un programma incentrato
su lotta all’immigrazione, sicurezza, taglio delle tasse.
Siamo già in campagna elettorale,
pronti e più motivati che mai, anche se è agosto, meglio sacrificare qualche
giorno di vacanza e regalare agli italiani cinque anni di buon governo che
tenere in piedi questa baracca che ne ha combinate più di Carlo in Francia.
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