I ritratti del sabato
Pierferdinando Casini
Il suo soprannome, “Pierfurby”, è tutto un programma
Entrato in Parlamento a 28 anni non ne è più uscito
Se provi a fargli notare le sue contraddizioni
egli non ti risponde,
egli non ti risponde,
o aggrotta le ciglia o spalanca gli occhi a più non posso
Er Cavaliere nero
Gli amici lo chiamano"Pier", i colleghi della politica “Pierfurby”.
Quel soprannome, affibbiato
con insolita perfidia, sintetizza al meglio la personalità dell’Onorevole Pierferdinando Casini.
Conterraneo dell’altro bolognese, Gianfranco Fini, entrambi entrano in Parlamento nel lontano 1983, Gianfry
aveva 31 anni, Pierfurby appena 28;
il primo ne è uscito in malo modo da ormai sei anni e difficilmente vi
rimetterà piede, l’altro ci morirà…
Al suo esordio alla Camera, per inquadrarne l’epoca politica,
il Presidente della Repubblica era Sandro
Pertini ed i partiti erano la Democrazia
Cristiana, il Partito Comunista,
Il Movimento Sociale, il Partito Socialista, ed altri minori.
Nella sua lunga carriera è stato eletto, Casini, con
disinvoltura sotto molte bandiere:
dalla D.C.
al C.C.D., dall’U.D.C. all’ultima in quota P.D.
In gioventù fu stretto collaboratore del potente Arnaldo Forlani e nonostante non pochi siano stati pochi quelli spazzati via
perché coinvolti in diversi scandali e processi per corruzione, Casini – e di
questo bisogna dargliene atto – ha attraversato la “Prima Repubblica” – ma anche la “Seconda” e la “Terza” - senza
macchie.
Con “naturalezza” non comune e dunque senza alcun imbarazzo,
Pierfurby colleziona le più diverse alleanze; esse iniziano dal noto
pentapartito degli anni ottanta per cambiar cavallo abbracciando Berlusconi e
Fini negli anni novanta.
E’ sempre l’UDC ad essere determinante per portare alla
vittoria Renata Polverini nel 2010
nel Lazio, e sono stati sempre loro
a costringerla alle dimissioni tre anni dopo.
Nello stesso anno, insieme a Mario Monti e Gianfranco Fini, Casini dà vita a “Scelta Civica”, formazione centrista che sempre nel Lazio candida a
Presidente la finiana Giulia Bongiorno, sì proprio lei, la
stessa che ha fatto sia il Presidente della Commissione Giustizia della Camera
grazie a Fini, che oggi il Ministro in quota Lega – Salvini Premier…
Se provi a fargli notare le sue contraddizioni o le continue giravolte
(che comunque lo hanno fatto sempre cadere in piedi) Casini nell’immediato non
ti risponde, egli ha due reazioni: o aggrotta le ciglia o spalanca gli occhi a
più non posso e solo dopo, accentuando appositamente quel dialetto bolognese
che si porta dentro da sempre, inizia a sparare quei lunghi pistolotti che
sembrano una via di mezzo tra Fini e Prodi.
Alla fine ti prende per stanchezza e anche i più scettici
cedono dandogli ragione.
Belloccio e ben inserito nei salotti che contano, ha due
matrimoni alle spalle e quattro figli, due con la prima moglie e due con la seconda,
si è dimostrato molto democristiano ed equilibrato anche in questo…
Negli ultimi tempi, si dice, sia il vero mentore di Matteo Renzi, e lavora alacremente, all'esecutivo che dovrebbe nascere, dando così vita all’unica alleanza che gli mancava nella sua lunga collezione: quella cioè con il Movimento Cinque
Stelle.
Ed è sempre lui che da dietro le quinte (in tandem con
l’altro emiliano, Dario Franceschini)
tesse la lunga tela, non solo per far nascere questo Governo, ma anche per evitare nuove elezioni,
arrivare fino al 2022 affinché sia l’attuale Parlamento, ad eleggere
il prossimo Presidente della Repubblica.
Secondo voi chi potrà esserlo?
Secondo noi sarà uno che nella vita politica è riuscito a fare
alleanze con tutti, si è rivelato più un equilibrista che equilibrato ed ha un
soprannome che è tutto un programma.
Se vorrete potete conservare questo articolo, e quel giorno,
quando verrà eletto il nuovo Presidente, tiratelo fuori; siamo sicuri che
direte “aveva ragione Er Cavaliere nero…”.
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