15.8.19

LA VERGOGNA DEI GIORNALONI

                 

Tranne qualche eccezione nemmeno un piccolo titolo

ieri nelle prime pagine
per ricordare le 43 vittime del crollo di Ponte Morandi

di Roberto Buonasorte

Bella figura, avete fatto ieri, signori dell’editoria che conta, che per scelta nel primo anniversario del crollo del ponte Morandi - dove morirono 43 persone - non avete ritenuto opportuno fare neppure un piccolo titolo in prima pagina per ricordare quel tragico evento. 
Questo blog nasce - così come abbiamo detto il 26 luglio scorso nella bella serata di Fiumicino assieme a Sergio Pirozzi, e alla quale abbiamo invitato il consigliere regionale Righini e Federico Rocca - per contribuire, con umiltà, all’approfondimento
e al confronto sul dibattito concernente le tematiche politiche, culturali e sociali che investono questa epoca così complessa e piena di contraddizioni.
Ci ha molto colpito, dicevamo, ieri mattina, nello sfogliare le prime pagine dei quotidiani constatare come, giustamente, si dava notizia sulla crisi di Governo, sulla morte prematura che ha colpito la brava conduttrice de Le IeneNadia Toffa, addirittura sulla fantastica vincita da 206 milioni di euro al Superenalotto centrata con una schedina da due euro giocata a Lodi. Ma neppure una parola sul ponte Morandi. 
Colpisce soprattutto la “censura” dei cosiddetti giornaloni, e di quei giornali che notoriamente dovrebbero essere lontani dai soliti radical chic che si identificano dai Benetton in giù.
E invece no, in piena crisi di governo, quando si era arrivati ad un metro dalla revoca delle concessioni ad Autostrade, alla vigilia dell’anniversario, un fronte trasversale e probabilmente accomunato da un sottile filo di “interessi” decide di buttare la notizia all’interno, dove è più difficile trovarla.
Ma oggi, per fortuna, esiste la rete, e hai voglia esimi colleghi ad insabbiare, nascondere, sdebitarsi…
Ieri, dopo che le prime perizie hanno accertato le grandi responsabilità di chi doveva occuparsi di vigilare sulla manutenzione del ponte, i vertici della società concessionaria (tra l’altro sotto inchiesta con l’accusa di reati gravissimi) avevano avuto la faccia tosta di presentarsi alla commemorazione ma poi – dopo la giusta protesta dei familiari delle vittime – sono stati costretti a lasciare la cerimonia; alla chetichella, con la mascherina, e probabilmente rossi di vergogna, come dovrebbero esserlo chi non ha ritenuto degna di notizia da prima pagina quell’anniversario così tragico. 

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