6.8.19

SICUREZZA E TAV, IL FINTO SCONTRO FINALE


     

DOVEVANO ESSERE ORE DECISIVE PER LA TENUTA DEL GOVERNO
MA ALLA FINE I GRILLINI HANNO PREFERITO LA POLTRONA
DAL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO A QUELLO CHE CAMBIA...IDEA


di Roberto Buonasorte

Dovevano essere ore davvero decisive quelle appena trascorse per capire se questo Governo avevafinito la sua corsa o riusciva a sopravvivere.
In un agosto torrido, e con l’altro ramo del Parlamento già sotto l’ombrellone a godersi le vacanze, i Senatori era nochiamati a votare la mozione la conversione in legge del “Decreto sicurezza bis”.
Ma se tutti erano certi che sulla mozione si sarebbe trovata sicuramente una ampia maggioranza a favore, appariva
più insidioso l’esito sul Decreto sicurezza ove il Governo aveva posto la questione della fiducia.
Un passaggio dunque squisitamente politico.
Lega e pentastellati giuravano che la maggioranza sarebbe andata in Aula blindata e che avevano i numeri, in caso contrario il Presidente Conte sarebbe stato costretto a salire al Colle e comunicare al Presidente Mattarella di non avere più la fiducia, con tutte le conseguenze del caso.
Al Senato, come si sa, i numeri ballano e sulla carta, solo se leghisti e grillini sarebbero stati tutti presenti a votare tutti per il sì, ce l'avrebbero fatta, magari per due o tre voti, ma solo se anche dall’altra parte (da Forza Italia a Fratelli d’Italia al PD, da LEU a frattaglie varie) sarebbero stati tutti presenti in aula a votare no. Altrimenti, con assenze più o meno tecniche, più o meno concordate, il quorum si sarebbe abbassato e ogni tentativo da parte dei malpancisti grillini di azzoppare Di Maio e aprire la crisi di Governo, sarebbe saltato.
Le assenze tra i banchi dell'opposizione ci sono state e come, se è vero che su 319 Senatori in carica hanno votato solo in 238, ma la maggioranza, che conta su 165 Senatori, nonostante i cinque dissidenti grillini che sono usciti nel momento del voto, a incassato 160 sì. 
Maggioranza autonoma e salva e dunque urne più lontane.
A settembre, alla ripresa tra le novità più attese c'è la possibilità di arrivare alla votazione in terza lettura per il taglio del numero dei Deputati e Senatori che però, come dice giustamente Giorgia Meloni – riabbracciando una battaglia storica della destra politica italiana – non ha senso se non si affianca ad essa, finalmente, anche l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
I partiti sono quasi tutti nel caos, per via di lotte intestine mai sopite rischiano di sbriciolarsi; da Forza Italia al PD ai grillini se le stanno dando di santa ragione, ma se le urne si allontanano, quello che si avvicina è il tradizionale appuntamento autunnale di #ATREJU che anche quest’anno si svolgerà dal 20 al 22 settembre a Roma, nella suggestiva cornice dell’Isola Tiberina.
E chissà se la brava e coraggiosa presidente di Fratelli d’Italia non ci regalerà qualche altra piacevole sorpresa su quel suo contenitore che sta diventando sempre più plurale e attrattivo grazie ad una strategia inclusiva dove è stata cancellata la parola “veto”… 


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