Desta rabbia che in un
Paese civile per ottenere
una cosa di cui si ha
diritto
si debbano sempre battere
i pugni
Lo scandalo delle comunità colpite dal sisma
ancora al palo alla
vigilia del terzo anniversario
Ha sempre
battuto i pugni sul tavolo, per ottenere quello che spettava alla sua Amatrice.
All’indomani del terribile sisma che ha devastato la sua città, non ha esitato
ad alzare il telefono e a chiamare Matteo
Renzi per dirgli che di celebrare i funerali a Rieti non se ne parlava nemmeno. “Ad Amatrice, nella loro terra” gli
disse,
imponendo così la volontà di un Sindaco a quella del capo del Governo.
I funerali
di quelle 239 persone, uccise dal terremoto, furono celebrati nella loro Amatrice, come
era giusto che fosse.
“Cento per
cento di finanziamento anche per le seconde case”, aveva quindi detto al Commissario Vasco Errani, quando si trattava del
decreto sulla ricostruzione. E cento per cento anche per
le seconde case fu,
perché era il solo modo per far sì che quei territori devastati dal sisma
potessero sperare in una rinascita.
“La scuola,
subito. Ecco mezzo milione di euro, donato alle casse comunali dalla
solidarietà. E sei milioni e mezzo di euro donati da Sergio Marchionne. La scuola, subito”. E la scuola venne
realizzata: due anni dopo il terremoto gli studenti di Amatrice entravano nel
nuovo Campus; materna, elementare, media inferiore e liceo, con il suo
Convitto.
Sergio Pirozzi era partito, da solo, mesi prima per
il Canada e lì aveva incontrato Marchionne.
Insieme avevano studiato un modo per restituire ai giovani della sua città un
luogo dove formarsi. La scuola, il luogo pubblico più importante per una
comunità, è lì e accoglie generazioni di allievi di Amatrice e non solo.
Il Convitto
permette infatti anche a chi viene da fuori provincia e da fuori regione di
frequentare il liceo ad Amatrice. E un Liceo Scientifico Sportivo Turistico Internazionale
è ancora una volta una sua intuizione.
“Il primo
Sindaco d’Italia”: così era definito, Pirozzi un po’ da tutti, mentre
incontrava i grandi della Terra: da Papa
Francesco al Presidente Mattarella,
dalla Cancelliera Angela Merkel al
Primo ministro canadese Trudeau, al Principe Carlo d’Inghilterra. Non
dormiva, mangiava un panino in Comune e si rimetteva al lavoro, ogni sera
parlava alla popolazione sulle frequenze di una piccola radio, spesso senza voce
perché parlava dalla mattina alla sera, senza dormire, e fumava cento sigarette
al giorno, gli occhi incavati e la barba lunga, la felpa con su scritto “Amatrice”
sempre indosso.
Ha sempre
battuto i pugni sul tavolo, ottenendo, per tutta l’area del cratere quello che
spettava di diritto. L’ultima volta in cui ha alzato la voce per reclamare
quanto dovuto è stato qualche giorno fa: “Fondi per l’Alberghiero, altrimenti
vado in Procura”, ha tuonato dai banchi del Consiglio Regionale del Lazio.
La vicenda “Alberghiero”
Pirozzi la conosce bene: quando era ancora sindaco, fu lui a consegnare al
Commissario quasi un milione di euro (anche questi pervenuti al Comune grazie
alla solidarietà degli Italiani) per la ricostruzione dell’Istituto. Era
trascorso più di un anno da allora, era tempo di battere di nuovo i pugni. E
anche questa volta Pirozzi ce l’ha fatta. Il Commissario Farabollini nelle scorse
ore ha reso
noto che i fondi per l’Alberghiero di Amatrice sono a disposizione.
Sergio
Pirozzi non è più il Sindaco di Amatrice, oggi è Consigliere regionale del
Lazio e Presidente della Commissione regionale che si occupa dei grandi rischi,
stessa tematica di cui si occupa – per volontà di Giorgia Meloni – per Fratelli
d’Italia. È da quei banchi, in
Regione, che oggi difende il suo popolo e la sua terra. Quello che lascia però
sempre più allibiti è la lentezza con cui si sta affrontando questo periodo post-emergenziale,
e il fatto che per ottenere ciò che a una terra spetta di diritto, si debba
avere bisogno di qualcuno che alzi continuamente la voce.
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